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Perché il mutante psicotico di «Legion» è già cult

Eccoci di nuovo insieme, io e Alberto.

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Dopo averne assaggiate altre, senza che ci sembrassero meritevoli (Animal Kingdom su Infinity e Santa Clarita Diet su Netflix), ci siamo fermati su Legion, la nuova serie di Fox (canale 112 di Sky) che ha molte carte per diventare di culto. Già l’episodio pilota è un’esperienza visiva notevole, niente a che vedere con l’estetica classica dei supereroi da fumetto. Dimenticate Volverine e Magneto. E dimenticate il solito nerd che, indossando una tutina, si trasforma nel salvatore del genere umano. Sì, il protagonista è un mutante, David Charles Haller, figlio di Charles Xavier – il professor X -, dotato di personalità multiple. E sì, siamo nel mondo Marvel e nella fantascienza più astrusa e seducente, anche se, in realtà, sarebbe più corretto parlare di retrofuturo. Siamo talmente nel mondo Marvel che Legion è un prodotto Marvel Television per il network FX, creato da Noah Hawley (autore di Fargo, qui produttore esecutivo e showrunner), lasciato libero di esprimere tutta la sua robusta carica visionaria. Siamo, dunque, nell’universo supereroico che funziona e tira sempre, osserva Alberto. Ma tutto ciò che riempie non solo visivamente i primi 70 minuti di «Realtà e illusione» è un’arguta e clamorosa smentita della figura classica del supereroe.

David Haller (Dan Stevens) è stato internato in manicomio in seguito a un tentativo di suicidio per impiccagione. Dopo aver diagnosticato la schizofrenia, sottoponendolo a continue sedute, psichiatri e analisti vari si rendono conto di trovarsi di fronte a un paziente particolare. Un supereroe psicotico che, lungi dal coltivare l’ambizione di risolvere i problemi del mondo, deve prima risolvere i suoi. Cioè deve imparare a gestire le sue varie personalità che, probabilmente, corrispondono ad altrettanti poteri che lui stesso non sa di avere o non riconosce come tali. Qui si apre uno dei primi interrogativi: in che epoca ci troviamo? David Haller, cioè Legion, era così prima di diventare X-Men, dopo o mentre lo è? Da quello che si capisce, gli autori non si pongono nemmeno il problema, liberi d’inventare un andirivieni temporale che dà corpo a quella dimensione di retrofuturo…

David Haller è affetto da personalità multiple

David Haller è affetto da personalità multiple

La storia si sviluppa attraverso continui salti avanti e indietro, ma anche dentro e fuori la psiche e il subconscio di David. Per questo, osserva Alberto, la trama può risultare confusa e di difficile comprensione. A volte non capiamo se il dialogo con un analista sta avvenendo nel presente, se il passaggio repentino a un altro psichiatra è un salto indietro o avanti. In più ci sono i sogni, i ricordi, le allucinazioni. Una massa di sollecitazioni e contenuti anche un po’ appesantita da certi eccessi musicali, come l’inutile e forzato balletto di David e Sydney. Solo alla fine la nebbia inizia a diradarsi e si comincia a orientarsi.

Forse possono essere d’aiuto la confezione e l’estetica narrativa scelte dagli autori. Innanzitutto, l’ambientazione british, l’abbigliamento e il look di David, vicino all’epoca degli Who e ai moods di Quadrophenia, ma anche ai fratelli Gallagher degli Oasis. Poi ci sono i riferimenti alla psichedelia dei Pink Floyd: a cominciare da Sydney Barrett (Rachel Keller), fiamma del protagonista e citazione di Syd Barrett, geniale quanto folle fondatore della band britannica, lentamente abbandonato dagli altri componenti, per proseguire con le esplosioni incontrollate dei superpoteri del protagonista che mandano in frantumi l’ambiente circostante. La visionarietà della storia è accentuata da altri riferimenti cinematografici e letterari, mondi vagamente orwelliani e citazioni di Arancia meccanica.

Visto così, Legion potrebbe essere un prequel delle successive vicende supereroiche, una serie di formazione durante la quale David impara a riconoscere le proprie potenzialità prima di diventare altruista. Oppure, potrebbe trattarsi di un mondo parallelo nel quale Hawley ha scelto di raccontare semplicemente un’altra storia. Lo capiremo nei prossimi episodi. Ma comunque, già ora, nel suo essere cervellotica e imprevedibile, Legion è una storia affascinante, in grado d’incuriosire e di catalizzare l’interesse di un pubblico diverso da quello dei fan abituali dei mutanti. Anche perché c’è un altro elemento problematico: la presenza del «diavolo dagli occhi gialli», quell’essere piccolo e disgustoso che compare, defilato, in tutte le allucinazioni di David.

David Haller non controlla i suoi superpoteri

David Haller non controlla i suoi superpoteri

Questo potrebbe essere il punto centrale della storia. Con un’altra citazione dell’episodio riferito dai vangeli di Luca, Matteo e Marco dove raccontano di Gesù che libera l’indemoniato di Geresani dallo spirito immondo. Il quale si presenta così: «Il mio nome è Legione, perché siamo in tanti». Questo spiegherebbe le personalità multiple del protagonista e il suo esserne soggiogato.

Mentre intraprendiamo un viaggio nella sua mente, assistiamo in realtà alla decostruzione del mutante, quasi un esorcismo nel tentativo di liberarlo dai suoi dèmoni e insegnargli a gestire i superpoteri. In un momento in cui i supereroi invincibili che compensano l’impotenza dell’uomo contemporaneo si mostrano vecchi e prevedibili, con Alberto concordiamo sul fatto che Legion rovescia la prospettiva e alza parecchio l’asticella sia narrativa che estetica. Entrando nel profondo dell’essere, eroe o no che sia, per mostrarne vulnerabilità e fragilità strutturali.

i caverzan