La morte di Willy Monteiro Una storia di corpi
Il territorio è un corpo. Una realtà fisica. Tangibile. Un’entità dinamica, che evolve, si modifica. È l’idea di fondo di Preghiera per Willy Monteiro, il viaggio-documentario scritto, diretto e raccontato da Aurelio Picca, proposto qualche sera fa da Rai 3, e tuttora fruibile su Raiplay.
Tre anni fa, la notte tra il 6 e il 7 settembre 2020, Willy Monteiro Duarte, ventunenne di origini capoverdiane, fu brutalmente pestato e ucciso a Colleferro, paese al confine tra le province di Roma, Frosinone e Latina, da un gruppo di ragazzi intervenuti in seguito a una rissa scoppiata per dei banali complimenti a una ragazza. Sebbene le risse post-movida comincino a essere tragicamente frequenti, la morte tanto violenta e gratuita di un ragazzo ben voluto dall’intera comunità non solo giovanile, è qualcosa a cui, per fortuna, a tre anni di distanza si continua a non abituarsi. Nei giorni successivi si svolse una commovente fiaccolata e al funerale al campo sportivo la presenza di 1.300 persone sorprese anche i sacerdoti celebranti. Willy era un ragazzo sorridente, comunicativo, pronto a coinvolgersi, puntuale nel lavoro, sarebbe diventato un uomo serio, affidabile, consapevole come già in parte era, assicura la dirigente dell’hotel presso cui lavorava come aiuto cuoco. Il suo ritratto è arricchito dai racconti delle amiche, dei colleghi, di altri conoscenti. Gli eventi della notte che portarono al brutale pestaggio sono invece ricostruiti attraverso le riprese di Un giorno in pretura, dove sfilano i testimoni e i colpevoli, Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Raffaelle Belleggia.
Paliano, Lariano, Artena, Colleferro sono i paesi del quadrilatero dove si consuma la tragedia. «Io, che fin da ragazzino conosco questa zona, l’ho vista nei mutamenti degli anni. È come se fosse un corpo tutta questa zona», racconta Picca, scrittore irregolarissimo che vive a Velletri. E che in questo lavoro butta dentro il suo, di corpo. Eccolo percorrere le strade della collina, portarci davanti alla vecchia fabbrica della Snia, nei locali di quella notte maledetta, a Colleferro in Piazza Italia, «a 30 metri da dove è morto Willy», un ragazzo «alto, dal fisico atletico, ma esile», ucciso dai fratelli Bianchi che «hanno i muscoli delle palestre di Mma, non quelli dei lavori dei loro padri e nonni contadini, boscaioli». È una storia di corpi, Preghiera per Willy Monteiro, agli antipodi delle storie virtuali dei social. Una storia di posti diversi dai licei e quartieri romani, perennemente al centro della narrazione mainstream. È la storia di un vuoto cui non ci si abitua.
La Verità, 12 settembre 2023