«Milan, Inter, Juve? Invece vedo in cima la Roma»
Domanda secca, Ivan Zazzaroni: chi vince lo scudetto?
«La Roma. Lo dico per esclusione, perché sarà una stagione imprevedibile, con 50 giorni d’interruzione».
Però lei dice Roma, perché le piace Mourinho o perché ha fatto una buona campagna acquisti?
«Mi piace molto Mourinho. La Roma ha fatto una buona campagna, ma incompleta, prendendo un paio di ottime pedine. Se vincesse sarebbe miracoloso. Però, ripeto, questa è un’annata strana».
Ivan Zazzaroni, direttore responsabile del Corriere dello Sport-Stadio e del Guerin sportivo, storiche testate del Gruppo Amodei (anche Tuttosport, Autosprint, Motosprint, Auto e In Moto) va controcorrente e i quarant’anni di giornalismo sportivo sulle spalle vengono in aiuto. Se i suoi colleghi pronosticano Inter, Milan o Juventus, lui dice Roma e si vedrà. Conduttore dal 2004 con Fabio Caressa di Deejay Football Club su Radio Deejay, già commentatore di Tiki Taka e, da dopodomani, di Pressing del lunedì su Italia Uno, è apprezzato dal pubblico extrasportivo come giurato di Ballando con le stelle su Rai 1.
Sono settimane di griglie e podi, direttore: campionato anomalo con i Mondiali in mezzo?
«Molto anomalo, perché costringe le squadre a due ritiri diversi. Alcuni giocatori, purtroppo gli stranieri, torneranno dal Qatar carichi o scarichi in funzione del risultato. Chi avrà disputato semifinali e finale avrà pochi giorni per ripartire. Io sono stato da subito contrario a questo mondiale perché la Fifa si è svenduta, come spesso fa».
Giudizio pesante.
«Si interrompe una stagione per fare un mondiale per ragioni finanziarie, politiche ed elettorali. Come succede con la Coppa d’Africa».
Cioè?
«Si era arrivati alla decisione di giocarla a fine stagione come la Coppa America, ma poi la nuova società di marketing cinese ha imposto la competizione nella stagione migliore per la Cina, cioè in gennaio».
Ha ragione Aurelio De Laurentiis a dire che non prenderà più giocatori africani?
«Totalmente. Un club perde calciatori importanti per due mesi, al netto di possibili infortuni».
Anche per i Mondiali in Qatar hanno prevalso interessi economici e politici?
«Tutti sanno che non è giusto giocare un Mondiale che spezza la stagione. La Fifa per statuto dovrebbe tutelare il calcio e i suoi attori, e invece distrugge questo sport, minandone la regolarità. Falsandolo alla radice. Qatar 2022 si farà – è troppo tardi per fermarlo, troppi i miliardi e gli interessi, troppe
le vittime – non lasciamoci però ingannare dalle campagne moralizzatrici, o dai proclami populisti. Questi signori pensano al potere, “il bene del calcio” non è mai una priorità».
Cosa la fa pensare che l’Italia sia fuori per la seconda volta consecutiva?
«L’impresa è stata vincere gli Europei. È giusto che siamo fuori perché non facciamo nulla per migliorare. Il nostro calcio è alla deriva sia dal punto di vista finanziario che tecnico. Ma temo che continueremo a parlarci addosso».
Spietato.
«Prendiamo quelli che hanno vinto gli Europei un anno fa. Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi sono andati a Toronto, Giorgio Chiellini a Los Angeles, Leonardo Bonucci ha la sua età, Gigio Donnarumma è molto criticato, Domenico Berardi non ha avuto offerte, Ciro Immobile non si muove dalla Lazio».
Responsabilità dei club?
«Ognuno pensa ai cavoli propri, nessuno ha un senso generale del sistema. Chi tenta strade nuove prima o poi viene segato. Sono molto scettico».
Ripartiamo dall’ultimo campionato, contano più le idee dei soldi?
«No. Prima dell’ultimo campionato nessuno si era rinforzato, l’Inter aveva perso Hakimi e Lukaku, la Juventus Cristiano Ronaldo, il Napoli aveva trattenuto giocatori da vendere. Poi, certo, il Milan ha fatto meglio».
Lo scudetto l’ha perso l’Inter?
«Certo. E anche il Napoli con i 6 punti ceduti all’Empoli e la sconfitta in casa con la Fiorentina».
Il Milan ha vinto con i giovani, qualche giocatore carismatico e una politica di risparmi.
«Sicuramente è una strada. Però contestualizziamola in una stagione in cui le altre hanno avuto problemi. La Juventus ha perso i 30 gol di Ronaldo. La Roma non aveva fatto un vero mercato. Il Milan ha mostrato motivazione, spirito di gruppo e qualità in giocatori come Leao e Theo Hernandez».
Cosa vuol dire che l’Inter ha ripreso Lukaku e la Juventus Pogba?
«Lukaku è stata una grande opportunità, mai visto un giocatore venduto a 115 milioni e ripreso per 8 più bonus. La Juve può comprare solo se vende. Lo stesso la Roma che ha preso Dybala a parametro zero».
È il risultato delle politiche degli anni scorsi?
«Delle non politiche… Delle spese folli che hanno creato gravi problemi di bilancio, acuiti dalla pandemia».
La Juventus si è indebolita o rafforzata?
«Indebolita sia numericamente che qualitativamente. Per vincere lo scudetto bisogna fare 75-80 gol. Questa Juve può arrivare a 60, attribuendone 25 a Vlahovic. Dybala e Morata in un stagione grigia ne hanno fatti 19. I nuovi Kostic e Di Maria non so quanti ne garantiranno».
Tornerà Federico Chiesa e c’è Kean.
«Chiesa rientrerà a gennaio. Kean è sul mercato».
A centrocampo Locatelli e Zakaria sono stati aggiunti a McKennie, Rabiot, Arthur, poi ha preso Pogba, ma ora serve anche Paredes: il problema non sarà un altro?
«La Juve insegue il momento. Ha preso Vlahovic e Zakaria a gennaio, spendendo gran parte del budget. È vero che c’è stato l’aumento di capitale di 400 milioni, però se fai operazioni come queste non puoi più spendere a giugno. Infatti, ha preso a zero Pogba e Di Maria per innestare qualità, ma forse senza avere un progetto di lungo respiro».
Il Milan più che spendere investe?
«Sì, continua la politica dei giovani perché i suoi dirigenti sanno quello che vogliono in funzione di quello che hanno. Frederic Massara è uno dei migliori direttori sportivi in circolazione. Giovani ne hanno sbagliati pochi: Tonali, Leao, Theo, Kalulu, Tomori… E se non stai nei loro parametri ti mollano, come si è visto con Donnarumma e Kessie».
Kessie dovrebbe giocare nel Barcellona.
«Se supera i problemi di bilancio. Negli ultimi anni il Barcellona ha preso Coutinho, Dembélé, Griezman, Depay spendendo 500 milioni. Messi percepiva 53 milioni netti a stagione. Il Barcellona è tutelato perché si chiama Barcellona, se si chiamasse Real Saragozza sarebbe già fallito».
È giusto che questi club vogliano la Superlega?
«Il principio non è sbagliato, ma è stato presentato male».
Sarebbe una competizione poco democratica?
«Quando in Italia la Juventus vince 9 campionati di fila, in Spagna vincono sempre Real Madrid e Barcellona, in Portogallo Benfica e Porto, in Gran Bretagna Manchester City o Liverpool, in Francia il Paris Saint-Germain cosa c’è di democratico?».
Ai romantici piacciono storie come l’Atalanta.
«All’interno di campionati antidemocratici ci sono società come l’Atalanta, il Sassuolo, il Chievo di una volta. Ma anche la nuova Super-champions si mangerà i campionati. Gli unici furbi sono gli inglesi perché, con poche eccezioni, i loro soldi rimangono in casa».
Ma la Champions la vince il Real Madrid.
«Il Real ha scoperto dopo alcune partenze di avere grandi giocatori come il Benzema de-ronaldizzato e Vinicius. E ha ritrovato un allenatore come Ancelotti che sa gestire queste situazioni. L’anno scorso, dopo che Allegri si è accordato con la Juve invece di andare a Madrid, Carlo si è proposto a Florentino Pérez e ha vinto Liga, Champions e Supercoppa. A volte i progetti nascono in modo curioso».
Perché i tifosi interisti ce l’hanno con lei?
«Perché il mio giornale ha anticipato i problemi economici, puntualmente confermati, di Steven Zhang. Grazie al lavoro di Alessandro Giudice, il nostro analista finanziario, avevamo informazioni dalla Cina. Ma se sfiori una società subito qualcuno ti accusa di volerla destabilizzare. L’abbiamo talmente destabilizzata che poi l’Inter ha vinto il campionato».
Non la contestano per un modo diverso di sottolineare le sconfitte di Inter e Juve?
«Non mi pare di enfatizzare quelle dell’Inter e minimizzare quelle della Juve. Sono identificato come nemico, leggo certi striscioni… I miei giudizi non sono condizionati dall’ammirazione che nutro per alcune persone».
Chi sono?
«Mourinho, Massimiliano Allegri, Carlo Ancelotti, Sinisa Mihajlovic, Gian Piero Gasperini, Maurizio Sarri e naturalmente Roberto Mancini che è un vincente da 40 anni. Diciamo che ho buoni rapporti con parecchi allenatori. Ma se vincono vincono, se perdono perdono».
La favola del Monza?
«Intanto mi fa piacere perché risiedo a Monza. Galliani è sempre avanti, adesso si è inventato l’obbligo d’acquisto condizionato: se ci salviamo il giocatore resta, se no torna a casa. Dopo aver comprato l’impossibile negli anni Ottanta ha capito che i tempi sono cambiati. Difficile che un giocatore straniero accetti l’acquisto condizionato, perciò hanno preso soprattutto italiani».
Dove arriva?
«Galliani dice che l’obiettivo è il decimo posto, ma in cuor suo punta al sesto. Non è uno da traguardi piccoli».
Molti dicono che Mediaset sia filo-interista come la Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera mentre il gruppo Amodei sarebbe filo-juventino come Sky e che per questo il Milan sarebbe sottovalutato.
«Il Corriere dello Sport non è filo-juventino, ma guarda alle piazze di Roma, Lazio e Napoli. Poi essendoci Stadio siamo attenti anche a Bologna e Fiorentina. Tuttosport è il giornale di Torino. Non è vero che il Milan è poco considerato, il suo scudetto ha fatto la fortuna della Gazzetta. Le vittorie condizionano le vendite. Quando la Roma ha vinto la Conference League abbiamo venduto 40.000 copie solo nel Lazio».
Il più grande allenatore italiano?
«Ancelotti: per quello che ha vinto, per quello che è e per quello che è rimasto. Carletto è la semplificazione e l’aristocrazia del calcio. L’anno scorso ha battuto Psg, Chelsea, Liverpool e City. Dopo la finale di Parigi gli hanno chiesto come aveva vinto? E lui: “Il portiere ha parato, il centravanti ha segnato”. Un maestro».
Il più grande giocatore italiano?
«Sono baggista da sempre. In Dybala rivedo un po’ di Roberto».
La Verità, 13 agosto 2022