Quei Diavoli che stanno in cima alla globalizzazione
La forza di Diavoli, la nuova serie in onda su Sky Atlantic, è nell’equilibrio. Nell’ampiezza della prospettiva e nella contemporanea capacità di tessere e mantenere tesi i fili del racconto. Tratta da I diavoli (Rizzoli) di Guido Maria Brera, un passato nel trading della finanza, un presente da scrittore e fondatore di La nave di Teseo, ben recitata da Patrick Dempsey, Alessandro Borghi, Kasia Smutniak, Lars Mikkelsen e il resto del cast, prodotta da Sky Italia e Lux Vide, in collaborazione con Orange studios e Ocs, diretta da Nick Hurran e Jan Maria Michelini (cinque episodi a testa), Diavoli ha l’ambizione di riscrivere l’estetica e il linguaggio della serialità, non solo di Sky, degli ultimi anni. Non una storia locale, seppur potente, un microcosmo emblematico che approda alla ribalta internazionale come abbiamo visto da Gomorra in poi, passando per Suburra per la produzione italiana, oppure da The Bridge a Fortitude per quella nordica, fino alla stessa Casa di carta per quella latina. Ma una vicenda che nasce proprio nel cuore della globalizzazione. Vuole rappresentarla e interpretarla. Dipanandosi tra Londra, New York e le capitali dell’alta finanza, con precise contestualizzazioni nella storia vera, l’arresto di Dominique Strauss-Kahn, la guerra libica e l’uccisione di Gheddafi, lo sprofondo della Grecia.
Siamo a Londra nel 2011 e al comando della New York London Investment Bank c’è l’ambiguo Dominic Morgan (Dempsey) che sta per scegliere il suo vice. Il candidato più accreditato è Massimo Ruggero (Borghi), talentuoso broker che ha anticipato l’evoluzione della crisi greca. Quando il suo rivale muore, apparentemente suicida, precipitando dall’ultimo piano nella hall della Nyl e i sospetti ricadono su di lui, la stella di Ruggero si offusca e l’intreccio narrativo decolla. Tutti i diavoli sono guerrieri o monaci votati al successo, con un lato oscuro. La novità della serie sta nel respiro del racconto che non perde mai compattezza tra i suoi fulcri narrativi. Il primo è il focus logistico: l’ammaliante sede della Nyl, il posto del potere, il quartier generale finanziario da dove si controlla il mondo, che ha nell’organizzazione anarchica Subterranea il suo antagonista. Il secondo è il thriller legato alle indagini sulla morte del rivale di Ruggero. Il terzo focus è quello sentimentale: le storie del cuore, che comprendono l’origine umile e il bisogno di riscatto di alcuni dei protagonisti. Tutto narrato con linguaggio internazionale, nella luce abbagliante della city. L’unico snodo che non si scioglie sono i complicati meccanismi delle borse. Ma qui siamo dalle parti dell’impossibile.
La Verità, 24 aprile 2020