«Siamo in missione contro il politicamente corretto»
Sono i Blues Brothers italiani. Provocatori. Sfrontati. Irriverenti. Pio D’Antini e Amedeo Grieco da Foggia, in arte Pio e Amedeo, coppia comica più dissacrante del bigoncio. Uno scafato e cicciottello, l’altro mimetico e allampanato, un po’ come il duo del leggendario film di John Landis. In quest’anemica primavera, la loro Felicissima sera, show con ospiti musicali e non, gag e monologhi travolgenti, si è rivelata felice anche per l’audience di Canale 5. Il momento sa di consacrazione perché questi trentacinquenni pugliesi mettono d’accordo grande pubblico e critica blasonata al punto che ci sarebbe quasi da insospettirsi…
Come siete diventati quello che vediamo in tv?
Pio: «È stata una bella cavalcata. Finalmente abbiamo il tempo giusto per esprimerci liberamente. Prima facevamo incursioni di pochi minuti, tranne in Emigratis, dov’eravamo tutti e due cattivi. Questo è un varietà diverso, antico ma futurista».
In che senso?
Pio: «Facciamo e diciamo cose che nessuno ha ancora fatto e detto».
Cosa vi davano da mangiare i vostri genitori?
Amedeo: «Quello che avevamo in casa, non c’era tanta scelta».
Pio: «Di solito, la sera quello che avanzava dal pranzo. Lo spaghetto diventava frittata di spaghetto».
La ricetta era la semplicità?
Amedeo: «La semplicità è il segreto di tutto, spettacolo compreso. Semplicità vuol dire proporre qualcosa di accessibile e comprensibile a tutti».
La semplicità deriva dalla povertà?
Amedeo: «Quella aiuta molto perché devi far funzionare l’immaginazione per ottenere quello che vuoi. Diciamo che in certe condizioni alleni bene la creatività».
Sempre parlando della gavetta, avete avuto qualche maestro nascosto?
Pio: «Foggia non ha una particolare tradizione comica. Siamo abbastanza genuini e originali».
Mai incrociato Checco Zalone da Bari?
Amedeo: «Abbiamo lo stesso produttore cinematografico. Non credo che Luca (Medici, vero nome di Checco Zalone ndr) sia incline a dividere la scena. Ci siamo professionalmente sfiorati, lui ha bisogno di un palco tutto suo».
Però la comicità è affine.
Pio: «Si fonda sulla scorrettezza e sulla verità. Il vero delle cose è la nostra madre ispiratrice. Checco ha sempre fatto cose finte, con un copione, al cinema e in tv. Noi vere fino in fondo: a Emigratis e Felicissima sera improvvisiamo situazioni non concordate con gli ospiti. Amiamo andare oltre il copione».
C’è stato qualche incontro di svolta nella vostra carriera, a parte quello recente con Maria De Filippi?
Amedeo: «Il primo. Eravamo ancora animatori turistici quando il direttore di Telefoggia, Attilio De Matteis, ci vide a una serata per festeggiare la promozione di una squadra di calcetto: “Perché non fate un programma in tv?”. Non ci avevamo mai pensato, il nostro sogno era il teatro. Quel primo spettacolo in tv ci ha portato fino alle Iene».
A scuola come andava?
Pio: «Io frequentavo ragioneria, Amedeo lo scientifico. Eravamo entrambi rappresentanti d’istituto. Organizzavamo finti scioperi per far incontrare ragazzi e ragazze».
I vostri professori erano esauriti?
Pio: «Abbastanza. Mi vanto di essermi candidato appositamente per sfinire il preside, che andò in pensione un anno prima. I professori erano esauriti da lui, un esaurimento a catena…».
I professori sono stati i suoi mandanti.
Pio: «In un certo senso. Ero un piccolo Che Guevara pugliese»
Da allora si è moderato.
Pio: «Ero una testa calda da ragazzino, ma ogni tanto l’indole riemerge».
Invece Amedeo?
Amedeo: «Mai stato rivoluzionario. Partecipavo agli scioperi per vedere le ragazze, era una rivoluzione opportunistica».
Parlando di scuola, per quanto tempo avete frequentato quella dei villaggi turistici?
Pio: «Sette-otto anni. I nostri amici ci andavano in vacanza, noi a lavorare. Abbiamo iniziato a 16 anni. Presto saremmo diventati una coppia. D’inverno mettevamo insieme le gag estive per gli spettacoli nei teatrini».
Dove nasce la sfrontatezza?
Amedeo: «Non abbiamo l’esigenza di piacere a più gente possibile, ma a noi stessi. Manteniamo questa onestà intellettuale anche sul palco, parlando come la gente comune perché siamo gente comune».
La vostra è la tecnica dell’altalena: il monello e il bravo ragazzo, uno accelera e l’altro frena?
Amedeo: «È un po’ un escamotage per poter dire tutto. In realtà, Pio fa finta di frenare».
E invece sottolinea ulteriormente?
Amedeo: «Pio fa il verso ai bravi presentatori. Siamo in missione contro il perbenismo. Il programma è come un film con una sceneggiatura, è uno show innovativo rispetto allo schema classico del comico e della spalla».
C’è una situazione o un momento della giornata che stimola maggiormente la vostra vena?
Pio: «Di notte ci vengono le gag più divertenti. Anche se, a volte, la mattina dopo ci chiediamo perché ci facevano ridere».
Il politicamente scorretto è un copione o ci credete davvero? Ci fate o ci siete?
Amedeo: «Ci siamo, perché ci piace dire le cose come stanno. C’è un conformismo che ha preso la strada del bavaglio: ormai non si può dire più niente. Come si può tenere a freno due come noi che hanno fondato tutta la carriera sulla scorrettezza?».
Il dubbio può venire perché passate dalla gag più insolente alla commozione, per esempio per la lettera a papà Federico nella quale si parlava della morte della mamma di Amedeo.
Pio: «Abbiamo scelto di spiazzare mettendoci a nudo davanti al pubblico con i nostri dolori personali raccontati da Maria. Così abbiamo iniziato la prima serata con la nostra storia. Per poi dedicarci solo a mettere in mezzo gli ospiti».
In una tv popolare c’è posto sia per la risata sgangherata che per la commozione?
Amedeo: «È un racconto sincero, si chiama varietà per questo. È un grande buffet nel quale ognuno prende quello che vuole, il dolce, l’amaro, il salato».
Anche davanti al video di Viva l’Italia vi siete commossi: siete così patriottici?
Pio: «Al di là di essere fieri italiani, quel video coglieva un sentimento particolare. Ognuno di noi ha vissuto una tragedia a causa del Covid. Il nostro era un pianto di rabbia perché non vediamo l’ora che si torni alla normalità. Noi italiani siamo giocherelloni, privarci della libertà è una sofferenza per tutti».
Nella prima serata una festa di matrimonio con balli, trenini e abbracci è stata un bell’assembramento: nessuno ha detto niente?
Amedeo: «Nessuno. Comunque, avevamo preso tutte le misure. È stata una scelta ponderata andare incontro a possibili critiche perché volevamo sottolineare il senso di normalità che manca».
Un varietà così ai tempi del Covid è un antidoto alle quarantene e alle facce cupe dei virologi e del ministro che smentisce il suo cognome?
Amedeo: «È una provocazione che vuole trasmettere un profumo di normalità. La gente è stanca di vedere queste facce e ascoltare previsioni che hanno perso credibilità perché ormai è chiaro che nessuno sa veramente come andrà a finire. Nel frattempo tutti abbiamo voglia di ricominciare a vivere».
Pio: «Noi siamo il bicchiere d’acqua durante una corsa affannosa e accaldata».
Dove vedete di più il politicamente corretto?
Amedeo: «In tv, ovunque».
Il record di correttismo?
Pio: «L’unico appuntamento fisso dello show è la parodia delle interviste di Fabio Fazio, una vera summa. L’ospite di ieri sera è stato Achille Lauro».
La prima cosa che gli avete chiesto?
Amedeo: «Pio gli ha fatto una domanda nel classico linguaggio faziano sul suo modo di vedere la sessualità tra le possibilità gender, fluid, trans… Al che io ho tagliato corto: a lei piace la figa sì o no?».
Pio: «Ovviamente io mi scandalizzo: questo non è il tipo di domande che di solito poniamo nel nostro programma, però ormai gliel’ha fatta, quindi risponda…».
E come se l’è cavata Lauro?
Amedeo: «È stato in difficoltà perché si è visto un triplo salto mortale sul concetto di trasgressione».
Concetto da revisionare?
Pio: «Assolutamente. La normalità è la cosa più trasgressiva. Abbiamo cancellato i tatuaggi di Lauro e cantato insieme una versione di Rolls Royce che si è intitolata Fiat Punto».
La vostra è una comicità qualunquista?
Amedeo: «Credo che sia l’ultima accusa possibile. Comunque, se qualunquismo vuol dire arrivare al grande pubblico lo considero un complimento».
Risparmiate i politici e vi concentrate sui vip.
Pio: «Ci adattiamo al momento. Non è più il tempo delle barche a vela a Gallipoli e delle nipoti di Mubarak. Adesso i politici fanno i simpatici, prima c’era una distanza che rendeva più accattivante la satira. Ora andiamo sui temi. Come il sistema fiscale italiano, l’appello per gli aiuti ai piccoli commercianti, il rapporto uomo-donna rivisitato da noi».
Dopo Tiziano Ferro e Gino Paoli chi saranno i prossimi bersagli?
Pio: «Ieri sera è toccato a Greta Thunberg e Celentano che si è esposto sull’ambiente. Poi c’è stato il processo di modernizzazione di Claudio Baglioni».
In vacanza su un’isola deserta con Michela Murgia, Lilli Gruber o Concita De Gregorio?
Amedeo: «Con Lilli Gruber perché voglio vedere com’è fatta dal mezzobusto in giù. Non sarà una figura mitologica come un centauro?».
Pio: «Anch’io con la Gruber, almeno mi dà qualche notizia. Nemmeno io l’ho mai vista in piedi…».
Come pensate di ripagare Maria De Filippi?
Amedeo: «Essendole riconoscenti a vita. È stata una mamma, una sorella, una compagna».
Chi è il comico che più vi ha fatto divertire?
Pio: «Massimo Troisi, ancora adesso».
Amedeo: «Dal vivo Gigi Proietti, gli bastava muovere un sopracciglio per far sbellicare. E Troisi, certo».
Prossimo progetto?
Pio: «Finire Belli ciao, il film che avevamo iniziato a girare prima dell’ultimo lockdown. L’abbiamo scritto con Gennaro Nunziante».
Il regista di tutti i film di Zalone, tranne l’ultimo.
Amedeo: «Gennaro è un maestro, andiamo molto d’accordo. Se tutto va bene uscirà il primo gennaio 2022, con Fremantle e Vision Distribution».
La storia?
Amedeo: «È una storia che anticipa quello che accadrà».
Pio: «Siamo due amici nati nello stesso paese, ma Amedeo è attaccato alle radici e rimane in Puglia, io sto a Milano per conquistare il mondo a ogni costo. Saremo uno contro l’altro».
La Verità, 24 aprile 2021