Tutti pazzi per la serie apocalittica in salsa woke

Presentato come l’evento televisivo dell’anno, come la serie dalla quale non avremmo potuto staccarci, alla fine The Last of Us è solo l’adattamento in salsa woke dell’omonimo videogioco creato dallo studio americano Naughty dog. Un videogioco tutto sommato elementare che, tuttavia o, in realtà proprio per questo, è riuscito a catalizzare l’interesse di milioni di adolescenti un po’ in tutto il mondo. Mentre già si lavora alla seconda stagione della serie, lunedì è stato rilasciato l’episodio finale della prima, prodotta dalla Hbo, diramata in Italia da Sky e disponibile su Now tv. A lavorarci l’emittente americana a chiamato Craig Mazin, già creatore di Chernobyl (oltre che di alcuni Scary movie), e Neil Druckman, regista israeliano naturalizzato statunitense e autore del videogioco da cui è tratta la serie stessa.

Siamo in un’America ridotta a macerie dopo che un potente virus ha infettato gran parte dell’umanità. La diffusione avviene per il diffondersi del Cordyceps, un fungo letale che attecchisce nei corpi e trasforma gli umani in esseri feroci, pronti a sbranare chi ancora non ne è stato intaccato. Secondo la scienziata più esperta non ci sono vaccini né farmaci, solo le bombe possono evitare il propagarsi del morbo. Mentre tra quarantene controllate dalle milizie i resti dell’umanità si dividono in bande, il capo delle «Luci« Marlene (Merle Dandridge) affida all’ombroso Joel (Pedro Pascal) il compito di trarre in salvo Ellie (Bella Ramsey), un’adolescente che, pur morsa dagli zombie, non sviluppa l’infezione. Inizia così la perigliosa transumanza della «nuova creatura» verso la terra promessa. Patria della scienza e della palingenesi? Laboratorio dove sarà creato il vaccino? Nel loro percorso, tra i frequenti assalti degli infetti, Joel ed Ellie superano i vari stadi che corrispondono ad altrettante opzioni variamente salvifiche. C’è quella dell’amore disinteressato, casualmente tra due teneri omosessuali che scelgono il suicidio di coppia. C’è quella della piccola comunità egualitaria, multietnica e multireligiosa, che sembra citare il Contratto sociale di rousseauiana memoria. E non può mancare quella della setta religiosa, fanatica e violenta forse ancor più degli zombie. Finalmente, arrivati alla meta, ecco il finale controverso ma aperto, utile ad alimentare l’attesa della prossima stagione.

Apocalittica e intrisa di citazioni, da Walking dead a La strada di Cormac McCarthy, The Last of Us è un prodotto elementare che sarebbe fuorviante paragonare con la pandemia reale e le sue caratteristiche ancora in parte inesplorate.

 

La Verità, 15 marzo 2023