Augias e il suo cerchio magico anestetizzano La7
Ha ragione Fiorello, come ti sintonizzi su La7 ti danno subito una laurea, senza saper né leggere né scrivere. Figuratevi quanta curiosità e voglia di nuovo sapere si addensavano davanti al debutto di Corrado Augias, l’ottantottenne conduttore, transfuga da Mamma Rai dopo 63 anni di duro lavoro, che in un colpo solo ha convocato nella sua Torre di Babele (6,5% di share, 1,3 milioni di telespettatori) un cerchio magico composto dagli storici Alessandro Barbero (in studio), Luciano Canfora, Marco Mondini, dall’economista Lucrezia Reichlin (con dotti contributi) e da Maurizio Molinari (pure lui in studio), direttore di Repubblica, il quotidiano del quale Augias è prestigiosa firma. Ne è scaturita un’ora e mezza di lezione, perfetta per la seconda serata, sulla pax americana iniziata al termine della Seconda guerra mondiale e tramontata ancora non si sa bene quando. Con l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, ha proposto Augias. Per averne conferma da Barbero, il conduttore «non trattenuto» dalla Rai (ma ossequiosamente richiamato, pur da esterno), ha iniziato un vagabondaggio nei millenni, dall’epoca romana al Congresso di Vienna, di cui obiettivamente sfuggiva il nesso. Canfora si è seduto davanti all’Ara Pacis, simbolo della pax romana imposta dall’imperatore Augusto dopo le sue vittorie e così dovrebbe fare anche un imperatore moderno. Senonché, osservava Barbero, non tutti gli imperatori possiedono questa lungimiranza. Quanto alla fine della pax americana, per lui è avvenuta con la caduta del Muro di Berlino, lapide sulla Guerra fredda e la relativa convivenza tra i due blocchi. Ancor più dell’insediamento dell’ayatollah Khomeini nel 1979 e dell’ultimo ammaina bandiera sul Cremlino del Natale 1991, eventi che invece avevano colpito Augias. Al quale pure, smentito anche riguardo all’interpretazione delle guerre in Ucraina e in Israele, sfuggiva il nesso di tutto quel girovagare nei secoli, fino alla resa all’evidenza che l’approdo prestabilito (chissà quale, ma un’idea ce l’abbiamo) era saltato. Succede, quando si convoca uno storico, ha ironizzato Barbero, forse deve chiamare qualcun altro. Detto fatto, è arrivato Molinari a suffragare l’idea della pax americana crollata per opera della jihad, la guerra santa islamica. La stessa che, mappe alla mano, il 7 ottobre ha colpito ferocemente Israele ed è nemica del mondo cristiano e dell’Occidente progredito. E che minaccia il Mediterraneo conteso, «cuore del mondo», come s’intitola il libro del direttore di Repubblica. Così, bocciato in storia, Augias ha guadagnato la promozione in geografia. Buonanotte.
La Verità, 6 dicembre 2023