Cattelan a tutta velocità e la cura del giovanilismo

Mezz’ora a tutta velocità. Mezz’ora di adrenalina, al limite dell’euforia. Una raffica di parole e idee, ospiti scelti e pronti a giocare e a prendersi gioco di se stessi. È tutto questo E poi c’è Cattelan, #Epcc nel gergo social che poi è la sua lingua madre, il late show condotto da Alessandro Cattelan, divenuto striscia serale com’era destino (Sky Uno, dal lunedì al venerdì, dopo le 23). La formula è quella classica, importata dai network americani che, negli anni, ha visto cimentarsi fior di comedians e di giornalisti dalla spiccata verve comica. Consiste in un breve monologo sull’attualità, di interviste agli ospiti di giornata, il tutto accompagnato da una band (qui sono gli Street Clerks). L’altra sera gli ospiti erano Bebe Vio e Birthh, vero nome Alice Bisi, giovanissima scoperta della scena pop per la quale si parla già di «luminoso futuro». La protagonista della serata però era Bebe Vio e quando hai lei, «ragazza magica», hai vinto in partenza. Tanto più se l’atleta paralimpica è appena diventata bersaglio di minacce e insulti su Facebook. Siccome però qui le interviste non sono mai domanda e risposta ma situazioni e performance, ecco Cattelann e Bebe inscenare la campagna «Aiuta un hater, dona un neurone… se doni un neurone hai già raddoppiato la sua dotazione». Da una gag a un gioco, eccoli cimentarsi in una manche di Pictionary con Daniele Adani e Francesca Baraghini. Si chiude con l’esibizione di Birthh, «segnatevi questo nome perché è brava e perché una parola con due acca è perfetta per vincere allo Scarabeo». Ed è il secondo gioco citato nella serata. In realtà, tutto #Epcc è un un game scanzonato. Se non proprio esplicitamente, nell’atmosfera e nel mood complessivo (una nuova rubrica è il Parking karaoke, bisogna parcheggiare l’auto cantando). Proprio questa è la forza del programma. Ma forse è anche la sua debolezza. Il giovanilismo è dietro l’angolo anche se, per l’occasione, il conduttore indossa il doppiopetto. Cattelan è certamente la novità più rilevante nella conduzione degli ultimi anni: agile, eclettico, velocissimo. Ma forse gli manca ancora un filo di spessore, come si avverte nel monologo iniziale, fatto più di freddure che di satira («La situazione in Brasile è così nera che ci sarà l’austerità anche a carnevale e Porto Alegre ha cambiato il nome in Porto sfiga»). Adrenalina, euforia e parlantina possono gasare giovani e giovanissimi, un po’ meno il pubblico stagionato che a quell’ora si prepara alla notte. Un po’ eccessivi, poi, i ripetuti promo delle esclusive della casa (David di Donatello, Europa League).

 

La Verità, 24 febbraio 2017