Fazio trasforma Rai 1 nella Tv della nazione

Con il trasloco in blocco di Che tempo che fa da Rai 3, Rai 1 è diventata la nuova Tv della nazione. Cambiamenti zero, nemmeno nella mobilia. Anzi, per essere precisi, giusto qualche ritocco negli arredi, più ambiziosi e moderni: studio più grande e colorato, scrivania a scomparsa con acquario incorporato, pedane e palco semoventi. Per il resto, format invariato: prima le interviste poi il tavolo con gli ospiti a cazzeggiare. Fabio Fazio era atteso al varco della stagione con promozione editoriale ed economica incorporata. Un’attesa spasmodica come per l’innesto di un top player nella squadra più vincente: quando un nuovo calciatore viene strapagato lievitano pure le aspettative e le responsabilità. La prova era impegnativa per il confronto con L’Isola di Pietro, la fiction di Canale 5 con Gianni Morandi. Per ora FF se l’è cavata: 22.1% di share nell’anteprima, 20.8% nel programma d’interviste e 17.6% nel tavolo finale. La media è di 18.5, poco al di sotto del 20.2% di Morandi. Ma si sa, i debutti sono sempre particolari e tocca seguire gli sviluppi della stagione. Se, per esempio, alla lunga il media condizionerà troppo il messaggio e Rai 1 finirà per inibire Luciana Littizzetto (presentatasi vestita da suora) e influenzare la scelta degli ospiti.

Ormai Fazio è perfettamente mainstream e non c’è nessuno più adatto di lui per incarnare la Tv della nazione. È nato prima il renzismo o il fazismo? Sfumare il veltronismo orginario del conduttore nel verbo del politicamente corretto è una semplice operazione di «maquiting», maquillage a fini di marketing. Al centro ci sono sempre i famosi «ceti medi riflessivi» (Edmondo Berselli dixit). Solo che nella rete più nazionalpop bisogna smussare qualche spigolo, tenere a freno gli eccessi radical chic, dosare il turpiloquio di LL. La Tv della nazione è un’epifania materna, consolatoria, buonista. Una manifestazione di ecumenismo che accoglie tutti: il mostro sacro Ennio Morricone e la sua riconosciuta genialità, il fuoriclasse Rosario Fiorello che in dieci minuti di telefonata regala il meglio della serata («Come si sta su Rai 1? Si guadagna bene lì?»), la promozione del film prodotto dalla casa con annesso tentativo aziendalista di convincimento di Beppe Fiorello per Sanremo, il monologo al peperoncino di «Lucianina» che ricicla contenuti stantii sullo spot delle merendine. Anche il tavolo finale è puro maquiting: Nino Frassica è ovunque su Rai 1, Gigi Marzullo ne è un volto storico, Orietta Berti è un totem nazionalpop. E il promo di In arte Nino (il film su Manfredi in onda ieri, prima di Che fuori tempo che fa con la copertina di Maurizio Crozza, scuderia Beppe Caschetto) è un servizio alla rete oltre che a sé stesso.

Signore e signori, la Tv della nazione è servita. Peccato che, nel frattempo, non ci sia più il partito.

La Verità, 26 settembre 2016