Gli 883 e la noia di provincia che genera sogni

Tutta un’altra storia: leggera e scanzonata, priva di cupezze e lati oscuri. È Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883 e l’aggettivo «leggendaria» squaderna l’ampia gamma di autoironia del racconto. Serie spiazzante fin dal prologo ambientato a fine Ottocento, con citazione del «pavese» Albert Einstein, bocciato a scuola e fonte di delusione massima del severo padre, ma poi Premio Nobel e benefattore dell’umanità intera per i noti motivi. Un secolo dopo si riparte sulle ali del gioco e, soprattutto, della resilienza. Max Pezzali e Mauro Repetto si conoscono sui banchi di scuola di un liceo di Pavia – città rimossa dalle narrazioni ufficiali per quanto è sovrastata dalla metropoli incombente – e, per una fortunata convergenza astrale, assurgono a sognante e travolgente popolarità. Dalla mancata ammissione alla maturità e dalla conseguente estate costellata di sfighe del figlio del fiorista, per punizione gravato dei servizi ai funerali e delle consegne del mattino, compresa quella a una cliente promettente, scaturisce una serie di fatti che lo porteranno a svoltare. Se non fosse successo questo non sarebbe accaduto quest’altro e quest’altro ancora. Unendo i puntini s’intravedono le tracce del destino. A cominciare dall’inaspettato incontro con la più bella e ambita ragazza del villaggio mentre tutti gli amici sono già partiti per il mare. Per proseguire con il compagno di scuola altrettanto impallinato di musica, ma più sfrontato e intraprendente di lui. È l’altra metà del binomio: Max, saputello di punk e rock inglese perfettamente reso nella timidezza e l’impaccio nerd da Elia Nuzzolo, e Mauro, chioma da animatore di villaggio impersonato nella cialtroneria visionaria da Matteo Oscar Giuggioli. Non c’è ancora internet, non ci sono ancora i cellulari, si passa dal pub al palco di quartiere, tra bigiate scolastiche e prove «in tavernetta». Non c’è da combattere l’ansia della Generazione Z, ma la noia della provincia nella coda degli Ottanta, quando i sogni da inseguire non sono qualcosa di programmato a tavolino, ma la conseguenza di una passione coltivata con la semplicità e la spensieratezza degli underdog, degli antidivi, dei provinciali.
La regia è di Sydney Sibilia, la produzione di Groenlandia per Sky Studios, la rete di programmazione Sky Atlantic, (in streaming su Now).

Post scriptum Domenica mattina, la finale del torneo di Shangai tra Jannik Sinner e Novak Djokovic ha interessato 851.000 telespettatori con il 10,21% di share, proiettando Sky Sport Uno al terzo posto assoluto tra le reti più viste, dietro solo a Rai 1 e Canale 5.

 

La Verità, 15 ottobre 2024