La barca di Sopravvissuti salpa con troppe falle
Per metabolizzare la morte della figlia Arianna, l’armatore Armando Leone decide di regalarsi una traversata oceanica sulla barca a vela più bella, oltre che una nuova compagna più giovane di lui di una trentina d’anni. La barca porta il nome della ragazza scomparsa e il lupo di mare ha la pelata, la barba e il giaccone d’ordinanza. È così che vanno le cose nei cantieri nautici di Genova e a Rai Fiction, anche se, come in questo caso, Sopravvissuti è una coproduzione europea che si avvale, insieme con la regia di Carmine Elia, anche della scrittura di un gruppo di allievi del Master della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia (Rai 1, ore 21,40, share del 19,6%, 3,6 milioni di telespettatori). A bordo dell’Arianna salgono il capocantiere (Lino Guanciale) che ha organizzato la spedizione, un medico con la sua compagna, un operaio anche lui fresco di perdita del giovane figlio, una giornalista e un ex detenuto. Per animare le stories di bordo e far lievitare visualizzazioni e like di beneficenza non possono mancare l’attrice (Barbora Bobulova), il suo compagno e il loro problematicissimo figlio (ma al primo selfie si scoprirà che i problemi risiedono altrove).
Bando ai preamboli, finalmente si parte. Ma qualcosa va subito storto e l’imbarcazione viene sorpresa da una tempesta poco dopo essere salpata. Per un anno non se ne hanno più notizie, fino a quando, altra clamorosa sorpresa, il relitto dell’Arianna ricompare al largo delle acque del Venezuela con soli sei superstiti a bordo. Inizia così il riavvicinamento tra i sopravvissuti di mare e i sopravvissuti di terra, sia questi che quelli custodi di segreti poco confessabili. Se chi è rimasto a casa sembra aver elaborato il (presunto) lutto piuttosto rapidamente, il vero mistero è che cosa sia davvero accaduto a bordo del relitto una volta placata la furia delle acque. E se i superstiti della barca appaiono concordi nel descrivere l’apocalisse, la mascolina ispettrice Anita, madre del medico non sopravvissuto, vuol vederci chiaro. Partono così le indagini sul campo, cioè la psiche più o meno scossa di chi è tornato dalla spedizione. Ma tra i marosi del Mediterraneo, i violini che ne esaltano l’omerica tragicità e un Lino Guanciale che sembra Tom Hanks di Cast Away, anche a causa di qualche falla nella sceneggiatura il thriller psicologico non decolla. Ora che si consulta il meteo per una biciclettata in campagna, gli esperti lupi di mare di Genova non potevano controllare gli strumenti nautici prima di farsi sorprendere dallo tsunami fuori dal porto di casa?
La Verità, 5 ottobre 2022