La7 è come un’edicola. E vince le telelezioni

Martedì sera Giovanni Floris ha stabilito il record assoluto del programma per numero di telespettatori (2,17 milioni, con il 9.1% di share). Per quasi un’ora, tra le 22 e le 23, La7 è stata la seconda rete più vista, dietro solo a Rai 1 che trasmetteva la replica di un episodio del Commissario Montalbano. Il programma concorrente, #CartaBianca di Rai 3, si è fermato al 5,6% di share con circa la metà dei telespettatori. L’exploit di DiMartedì conferma e consolida l’ottimo stato di salute della rete di proprietà di Urbano Cairo in questi giorni di svolta politica e istituzionale. Prima di Floris Otto e mezzo di Lilli Gruber era arrivato all’8.2%; addirittura al 9.6% nella serata di lunedì. Appartengono alla favolistica, invece, le prestazioni del maratoneta Enrico Mentana (13.2% nella notte tra il 4 e 5 marzo), tanto che si può sorridere con il tweet di @Dio: «L’autostima degli uomini italiani crolla davanti a Mentana, che dimostra ancora una volta di poter durare tutta la notte».

Enrico Mentana, direttore del Tg La7, dura tutta la notte

Enrico Mentana, direttore del Tg La7, dura tutta la notte

Al di là della battuta, proprio la MaratonaMentana suggerisce il primo dei due motivi principali del successo di La7, ovvero la presenza. Mentana c’è sempre, non molla uno spicchio di palinsesto. E così gli altri. La presenza fidelizza e rende familiari conduttori e osservatori. Ci sono le elezioni e su La7 sai per certo che c’è qualcuno che ne parla con cognizione di causa. Se poi accade, come domenica sera, che gli exit poll e le prime proiezioni arrivano in anticipo rispetto anche alla Rai, alla quantità si aggiunge la qualità. E qui siamo al secondo motivo che rende vincente la rete. La7 è come un’edicola dove sai di trovare il giornale che cerchi: l’edicola dell’informazione e della politica. Ogni programma è come una testata, ognuna con il suo direttore, i suoi commentatori e le sue grandi firme, perfino la sua foliazione. Floris ha arruolato Eugenio Scalfari in versione santone smemorato, come lui stesso ha ammesso (ora invaghitosi di Luigi Di Maio), mentre Nando Pagnoncelli e l’ex ministro Elsa Fornero rappresentano la quota scientifica, alla quale si aggiungono gli opinionisti fissi Massimo Giannini, Marco Travaglio, Maurizio Belpietro, Alessandro Sallusti. Lo stesso si può dire per Otto e mezzo: la qualità del dibattito con le analisi di Massimo Cacciari e Paolo Mieli in versione guru è difficilmente riproducibile altrove. Peraltro, il programma di Gruber ha anche il pregio della brevità di una newsletter. Tutt’altra metrica quella di Mentana, anche lui con i suoi partner e aficionados (Marco Damilano, Franco Bechis, Marcello Sorgi, da consolidare Makkox), ma senza venerati maestri.

 

La Verità, 8 marzo 2018