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È Luca Laurenti la vera superstar di Paolo Bonolis

A ogni ospite cambia il salottino. Due poltrone Chesterfield per Simon Le Bon, un tavolo da cucina per Francesco Renga, due sgabelli per John Travolta, i gradini per Fedez. Ad accoglierli c’è sempre Paolo Bonolis con tutta la sua verve, la sua parlantina, la sua facondia sempre un po’ sopra le righe, sopra i decibel e a rischio gaffe (a Simon Le Bon: «Te lo ricordi Pippo Baudo? È ancora vivo…»). Bonolis vuole gasare, contagiare, euforizzare, adrenalinizzare la platea. A Music, prima di tre serate evento farcite di star nazionali e internazionali (Canale 5, mercoledì ore 21.15, share del 21,2 per cento), si sceglie la «canzone della vita» e quindi bisogna puntare sulle passioni, sulle predilezioni, sui fan. Perciò, come direbbe Enzo Iannacci, l’importante è esagerare a costo di rivelare dei fondamentali musicali un po’ così: «Dopo i Beatles i Duran Duran sono stati il gruppo che ha fatto più impazzire le ragazze». Oppure: «Per i nostri nipoti e pronipoti Ezio Bosso sarà quello che sono stati Beethoven o Chopin per noi». Ovviamente, nel suo realismo, Bosso invita alla moderazione. Gli ospiti, tanti forse troppi, si susseguono a gran velocità anche se, appena entrato, Travolta riesce a promuovere l’hotel a otto stelle aperto da due amici italiani nel Belize. Si salta da Tony Manero della Febbre del sabato sera al rap spiegato da Fedez con breve quanto estemporaneo passaggio per Sacco e Vanzetti, un must bonolisiano. Tutto risulta un po’ forzato. Fedez, per esempio, dice che gli piacerebbe duettare «con il maestro Gaber… perché il suo Teatro canzone ha formato intere generazioni», ma subito dopo, accennando alla sua canzone prediletta, osserva che «tutti verranno qui a fare citazioni d’essai», senza che l’affermazione fosse autocritica. Più nella parte è il suo collega di giuria Manuel Agnelli, anche quando racconta un episodio di stage diving a luci rosse durante un concerto e ancor più nell’esecuzione di una sognante Long winding road dei Beatles.

Bonolis parla, intrattiene, raccorda, sbraita, accentra, spadroneggia, celentaneggia nelle interviste al tavolo, in poltrona, sugli scalini, nei monologhi e nelle chiamate degli ospiti fin troppo scritte da Gianmarco Mazzi, una vita nel Clan. Come detto, questo è l’anno della musica in tv, l’antiSanremo senza gara è un’idea (perché non coinvolgere il pubblico con qualche televoto?) e la galleria di grandi nomi e di superospiti è notevole. Anche se poi si scopre che, paradossalmente, uno dei momenti più spontanei e gioiosi è quello che vede protagonista Luca Laurenti, l’amico di sempre, il cantante della porta accanto, con un’esplosiva Can’t stop the feeling. Cosa vuol dire giocare in casa…

La Verità, 13 gennaio 2017