Mina-Celentano, le immagini rock sono in bianco e nero
In fondo, non c’è molto da stupirsi. Lo si era capito fin dalla presentazione dei palinsesti che qualcosa non tornava nell’annuncio di un programma targato Mina e Celentano. Certo è che con Dedicato a MinaCelentano (scritto così, mantenendo l’ambiguità della serata tributo) la Rai ci ha giocato fin dall’inizio. Bluffando più che millantando. E dunque, la meraviglia riguarda solo il ridimensionamento dello sbandierato progetto, un’ora appena di tv nel cosiddetto access primetime, al posto di Affari tuoi o, se si vuole, di Techetechetè, dal quale, pure, ha mutuato ampi stralci del magico archivio della casa (Rai 1, lunedì, ore 20.35, share del 19,07 per cento). Un lungo omaggio ai grandi assenti, lei desaparecida da quel dì e lui vincolato a un contratto di esclusiva con Mediaset. E che però fa capolino nella clip in cui, in una Galleria Vittorio Emanuele deserta, Roberto Bolle balla Prisencolinesinanciusol con un gruppo di ragazzi. Omaggio firmato, per carità. Da Mika, che canta Ancora, ancora, ancora; da Carlo Verdone, regista e interprete del video per Se mi ami davvero; da Ferzan Özpetek, che dirige la storia filmata di È l’amore; da Paolo Conte, che ricorda come creò Azzurro per Adriano. Omaggio confezionato con la classe dell’artigianato artistico italiano e con le citazioni giuste. Come quella, affidata al fumetto, del celebre spogliarello di Sophia Loren davanti a un Mastroianni ululante in Ieri, oggi e domani.
Le canzoni e le passeggiate delle quattro donne, inquadrate di spalle, della copertina di Le migliori, il disco promosso, si alternano alle immagini di repertorio dei due monumenti nel loro momento migliore, cioè prima che lo diventassero. E, paradossalmente, son proprio quelle immagini in bianco e nero le più rock di una serata che, in sé, sfiora l’inelegante operazione pubblicitaria. Oltre a Mika anche la coppia Fedez e J-Ax stenta a reggere il livello della celebrazione, e sarà un fatto di autorevolezza che paga pegno all’anagrafe. Loro due, invece, restano mostri sacri, vecchie volpi che giocano con la loro stessa immagine: nascosta, disegnata, tratteggiata, fotografata, evocata, rifratta, intravista. Solo udita. In un omaggio che è come un piatto senza proteine, senza carne, un programma vegetariano, vegano. Cosicchè i celebranti celebrati possono prendersi gioco anche della Rai, come nell’anteprima. Lui: «Sarebbe bello avere una trasmissione televisiva», Lei: «Non ce la vogliono dare né a me né a te, purtroppo», «Una trasmissione pirata», «Noi telefoniamo sempre, loro ci dicono di no», «Sì, è vero, dicono: non potete». Se doveva essere un antipasto di qualcosa che si vedrà nel 2017 c’è d’augurarsi che il bluff sia finito e che il pasto sia a base di proteine vere, non liofilizzate.
La Verità, 14 dicembre 2016