I problemi di linguaggio dello show di Cattelan
Non è solo ciò che accadeva contemporaneamente sulle altre reti, generaliste e streaming, a far risultare il nuovo programma di Alessandro Cattelan su Rai 1 uno show autoreferenziale. Su Rai 3 c’era la finale europea di pallavolo, con la nazionale in lizza per l’ennesimo trofeo di questa lunga estate azzurra. Su Dazn, quando non spuntava la famigerata rotellina, c’era Juventus-Milan, con buona pace di Massimiliano Allegri decisiva più per la Signora che per il Diavolo. Eventi reali, seppur in ambito sportivo. Al confronto dei quali Da grande appariva ancor più ombelicale, com’è uno show costruito sull’arrivo del conduttore nella nuova azienda televisiva. Annunciato da un lungo blob di Nicoletta Orsomando, tanto per collegarsi alla storia Rai, ecco Cattelan davanti al cavallo morente con il vestito delle grandi occasioni, ma con le scarpe da basket ai piedi. Ricordati che sei ancora una giovane promessa, lo ammonisce Carlo Conti infarcendo la lezioncina di umiltà con il consiglio utile per sfondare nella rete ammiraglia. In effetti, da Sky a Rai 1 il passo non è brevissimo. Come vincere lo spaesamento? Comincia con un quiz, suggerisce Antonella Clerici, altra testimonial della casa. Così, in vena di citazioni, ecco Marco Mengoni giocare con l’amico a «I soliti pacchi», mix dei Soliti ignoti e Affari tuoi. Per premio, chi vince può scrivere quello che vuole sui social dell’altro. A quel punto metà del pubblico di Rai 1 rischia di perdersi.
Con Il Volo si rivisitano le boy band, dai Beatles ai Take That agli One Direction… Una pagina bella lunga («Ma quante sono le boy band?»). La lungaggine di certe situazioni è un’altra debolezza della serata, tanto da costringere a tagliare il gioco con Paolo Bonolis, soprattutto perché confligge con lo slang fulmineo del conduttore che dà il meglio quando salta da un media all’altro. Se l’idea dello show è contaminare il generalismo della rete con la cultura xennials di Cattelan, quarantenne ma ancora post-teenager, c’è ancora da lavorare. Portare Radio DeeJay e X-Factor dentro Rai 1 non è operazione semplice. Forse la strada giusta potrebbero essere le interviste nello stile di E poi c’è Cattelan: al tavolo, con tazza di conforto… Ma a quel punto parleremmo di un programma di seconda serata. Insomma, Da grande, che non è e non vuole essere un format musicale né generazionale, serve più al suo protagonista che al pubblico.
P.s. Per gli ascolti (share del 12,7%, 2,3 milioni di telespettatori) non è bastato piazzare il medley-omaggio a Raffaella Carrà di Elodie quando il match di Serie A era terminato. La finale di pallavolo era ancora incerta…
La Verità, 21 settembre 2021