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Sette cose non vere scritte sulla Rai

Cresce il nervosismo dei politici che seguono i movimenti dentro la Rai. I nuovi dirigenti non soddisfano, sono ritenuti lenti, timidi. Si sbrighino, dopo le amministrative c’è il referendum. Sottosegretari e commissari vigilanti rumoreggiano, vogliono contare e influenzare le scelte. Basta seguire le audizioni della Commissione di Vigilanza per rendersene conto (http://bit.ly/1VmfGeI). L’altro giorno il sottosegretario alle Telecomunicazioni Antonello Giacomelli ha criticato la nuova dirigenza della tv pubblica, espressa non più tardi di nove mesi fa dal governo di cui è autorevole rappresentante. Il piano industriale di Campo Dall’Orto? Non c’è… “C’è solo un’indicazione di obiettivi”. Si sa, i politici non amano parlare di media company. Vogliono nomi e caselle. Chi dirigerà il Tg3 e chi condurrà Ballarò. Siamo tutti Ct della Nazionale e direttori di Raiuno. Stando invece al piano industriale gli obiettivi primari sono cambiare filosofia, migliorare contenuti, modernizzare l’informazione, aggiornare linguaggi. Teoricamente, se si riuscissero a quadrare i contenuti con questi direttori dei tg, potrebbero persino rimanere. L’obiettivo è creare un’azienda dell’immaginario in grado di stare al passo con la rivoluzione tecnologica.

Michele Anzaldi, commissario di vigilanza Rai

Michele Anzaldi, commissario di vigilanza Rai

Per fare il confronto tra questa mission e la realtà quotidiana, l’altro giorno la Rai di Firenze ha dovuto acquistare da un service esterno le immagini della voragine sul Lungarno. All’ora in cui si è verificato il disastro non c’erano troupe in servizio e le norme sindacali impediscono di usare un telefonino o un tablet per girare anche un video d’emergenza. Modernità… Altro esempio: in Rai esistono ben 250 siti che ne riportano il marchio (tutti ovviamente con un traffico modesto per non dire irrisorio), ma non esiste una divisione digitale che li gestisca. Tutto questo non preoccupa né Michele AnzaldiSalvatore Margiotta, per citare due vigilanti a caso in quota Pd. Margiotta è invece preoccupato che esista uno “scollamento” tra il governo e i vertici di Viale Mazzini. Magari. Non s’era detto che lo scopo della nuova governance e del dg trasformato in amministratore delegato doveva fungere da scudo contro le ingerenze dei partiti? Chiacchiere, loro vorrebbero tutto, come dire, più incollato. E se non lo è abbastanza, scalpitano. Vogliono le nomine giuste e i conduttori giusti. E bisogna farla pagare a Verdelli che, parlando dell’intervista a Riina, disse “non censuro per le dichiarazioni di cinque o dieci politici”. Nel frattempo, chissà come e chissà perché, continuano a uscire indiscrezioni molto ipotetiche e nomi improbabili.

Ecco una lista di notizie infondate.

Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, non ancora giubilato

Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, non ancora giubilato

  1. Fabrizio Ferragni, attuale vicedirettore del Tg1, nominato direttore di RaiParlamento al posto di Gianni Scipione Rossi.
  2. Carlo Verdelli pronto a mollare perché non tocca palla, inascoltato dagli altri dirigenti.
  3. I talk show che, escluso Porta a Porta, sono due (Ballarò e Virus), trasformati in programmi di infotainment.
  4. Massimo Giannini già fuori dalla Rai e in cerca di un altro posto.
  5. Pif conduttore di Ballarò.
  6. Francesco Merlo silurato come collaboratore di Verdelli (inizierà il primo giugno come consulente).
  7. La triade femminile di direttori dei telegiornali composta da Sarah Varetto, Lilli Gruber e Lucia Annunziata.

Basta americanate, Mediaset cambia strategia di comunicazione

Due indizi fanno una tendenza: Mediaset cambia strategia di comunicazione dei prodotti. Fine dei red carpet con raffiche di flash, degli americanismi e dei vip per le allodole… La nuova linea è puntare sulle community, blog, social network e riviste, ovviamente senza escludere la grande stampa. Venerdì scorso in una saletta dell’Odeon a Milano giornalisti e blogger addetti sono stati invitati alla visione di Bosch e Mr. Robot, due serie in palinsesto nella primavera di Premium. La prima è un poliziesco-procedurale ispirato ai romanzi di Michael Connelly, imperniato sul detective Harry Bosch (Titus Welliver). Prodotta da Amazon, la vedremo su Premium Crime dal 24 febbraio. La seconda è un cyber trhiller, già osannato dalla critica e premiato all’ultimo Golden Globe, che ha per protagonista un hacker in lotta contro multinazionali e banche. Dal 3 marzo su Premium Stories. Il secondo indizio è l’appuntamento mercoledì sera in un loft di Corso Garibaldi per parlare dell’Isola dei Famosi. Quattro chiacchiere per accendere i motori sulla seconda edizione su Canale 5 (Simona Ventura tra i concorrenti). Visioni in anteprima, cene con anticipazioni, in una dimensione privata, senza ufficialità nè obbligo di scrittura. Una scelta, si vedrà tra qualche tempo quanto indovinata.

Natalia vicedirettore di SkyTg24 Flavio Natalia è il nuovo vicedirettore di SkyTg24 con delega alla cultura e agli spettacoli, spazio che si sta progressivamente ampliando nella rete all news diretta da Sarah Varetto. La notizia non è ancora ufficiale, ma confermata da fonti sicure. Natalia lascia l’incarico di Direttore della Comunicazione di prodotto della tv satellitare che verrà assunto ad interim da Riccardo Pugnalin, Vicepresidente esecutivo della Comunicazione e degli Affari pubblici. Mentre rimarrà direttore editoriale del magazine Sky Life e della newsletter Sky Evening News.

Pubblicità: Cairo provoca, il governo risponde Al convegno Microfoni @perti organizzato la scorsa settimana in Senato da Maurizio Gasparri si è registrata una interessante apertura del sottosegretario per la Comunicazione Antonello Giacomelli sul tema dei tetti pubblicitari. L’editore di La7, Urbano Cairo, aveva detto che “in Inghilterra la BBC non ha neanche un centesimo di pubblicità, lo stesso vale per la tv pubblica spagnola, in Francia non ha pubblicità dopo le ore 20 e in Germania c’è dalle 17 alle 20. In Italia, di contro, si fa una riforma e si introduce il canone in bolletta (che porterà 250 milioni in più nelle casse della Rai) ma nulla si dice sulla pubblicità. Avrebbero potuto ridurla…”. Giacomelli ha subito raccolto l’appunto: “Quello dei tetti pubblicitari è un tema, se ne può parlare. Però era giusto contrastare l’evasione del canone. Il processo di eliminazione degli spot su alcune reti è stato già avviato su canali come Rai Yoyo e Rai Storia. Quello della pubblicità è un tema vero purché si riconosca che è giusto combattere l’evasione”.