«Nessuno può influenzare Giorgia sulle nomine»
Tostissima e abbottonata, la sorella d’Italia. Dopo mesi di inseguimento, di sì, no, forse, sebbene non ami le interviste e prediliga il lavoro dietro le quinte, rispondendo alla Verità, Arianna Meloni respinge seccamente le critiche di cui è stata fatta oggetto. Ma, soprattutto, rilancia la responsabilità nella maggioranza di Fratelli d’Italia, il partito di cui è capo della segreteria politica.
Qual è il bilancio dopo due anni di governo Meloni che cadranno il 22 ottobre?
«Ritengo che il bilancio sia positivo e a certificarlo sono i dati dell’Istat sull’aumento dell’occupazione e sul Pil. Soprattutto, è un bilancio che confermano gli italiani: il consenso in crescita dopo due anni di governo dimostra che stiamo lavorando bene, nonostante qualcuno cerchi di raccontare il contrario».
Perché l’operato del governo non è riconosciuto come vorreste?
«Scorgo una certa scorrettezza intellettuale che vuole narrare di un’Italia in difficoltà da quando è governata dalla destra. Poi, per carità, si può sempre fare meglio e la nostra asticella è molto alta: vogliamo attuare tutti i punti del programma che gli italiani hanno promosso nelle urne, e vogliamo farlo con un governo coeso, compatto e che lavora bene e con serietà».
Breve flashback, come nei film: è definitivamente alle spalle l’estate bollente del caso Sangiuliano-Boccia? «Pietà. Direi proprio di sì. È una vicenda personale delicata, ma soprattutto è una vicenda di gossip. Sangiuliano è stato un ministro bravo, capace e onesto».
Gaffe a parte.
«Può succedere a tutti di sbagliare una citazione. Ma che se ne parli per settimane, francamente mi sembra ridicolo. Parliamo di cose serie: ciò che interessa agli italiani è avere un governo serio che lavora in modo concreto. Ad esempio, Sangiuliano ha tagliato gli sprechi di denaro pubblico con cui prima si finanziavano film di dubbio interesse e visti al cinema da pochissime persone, con il suo lavoro ha incentivato il riavvicinamento dei cittadini alla cultura. Il resto sono bazzecole».
Le hanno attribuito influenza su alcune nomine, dalla Rai alle Ferrovie dello Stato fino ad Ales, la società di servizi del Mic: è la burattinaia occulta del governo?
«Decisamente no e questa definizione è alquanto offensiva. Fratelli d’Italia vanta una struttura solida composta da militanti, quadri, dirigenti ed esponenti delle Istituzioni ben radicati su tutto il territorio nazionale. Io personalmente faccio politica da oltre trent’anni e mi occupo del partito notte e giorno. In ogni caso, né mia sorella né il governo si fanno influenzare da nessuno, me compresa».
Sulla scelta di Alessandro Giuli ministro della Cultura però il suo zampino c’è.
«Lo nego nella maniera più limpida e assoluta. Ho un ottimo rapporto con Alessandro, ma è evidente a tutti che sia stato nominato per la sua capacità e le sue competenze».
Dall’estate bollente all’autunno caldo: dove troverete i soldi per la nuova finanziaria?
«Sicuramente non ci sarà la valanga di tasse della quale qualcuno favoleggia in modo strumentale e allarmista. Sarà una finanziaria che guarda ai bisogni dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese».
Lei è in tour per le elezioni in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria: dove potranno spuntarla i candidati espressi dalla coalizione di governo?
«Prima di tutto mi auguro che i cittadini vadano a votare in massa e che si restringa il divario che c’è tra gli italiani e la politica. Quanto al resto, non mi pongo particolari domande, sono abituata a lavorare sodo e chi sarà premiato lo diranno come sempre gli elettori. Sono convinta che anche la nostra visione sia funzionale a questo scopo. Siamo un partito coerente, abituato a dire quel che pensa e a fare quel che dice, in totale trasparenza».
In base a quello che ha visto sul territorio, vi sentite favoriti più in Liguria che nelle altre due regioni?
«E chi l’ha detto? Non faccio particolari pronostici, ma sono ottimista su tutte e tre le regioni. I cittadini devono sapere che sono loro a fare la differenza».
Dossieraggi, spioni, talpe nelle chat: vi sentite un po’ accerchiati?
«No, non mi sento accerchiata, ma sono perfettamente consapevole del periodo che stiamo affrontando e quali siano le sfide che abbiamo di fronte. Abbiamo alle spalle decenni di politica e un lunghissimo percorso di militanza. Ora siamo giunti a questa stagione di governo e dobbiamo dimostrare agli italiani, con fatti concreti, che la fiducia che ci hanno accordato è stata ben riposta e non verrà mai tradita. Quel che ricordo sempre a me stessa e agli altri, è che governare la nazione non è un punto di arrivo, ma si tratta di una nuova partenza. È importante rimanere quelli che si è e continuare a lavorare. Le altre forze politiche, evidentemente, non avevano idea del fatto che saremmo stati all’altezza molto più di quanto siano stati coloro che ci hanno preceduti nel tempo e che inevitabilmente hanno tradito più volte il mandato degli elettori».
Per esempio, quando?
«Beh, basti pensare a tutti i governi nati attraverso manovre di palazzo. Se si perdono le elezioni e poi si forma un governo con i partiti che in campagna elettorale si sono sfidati a colpi di programmi diametralmente opposti, forse qualche problema di coerenza c’è».
L’avversario più agguerrito del governo sono i partiti dell’opposizione o la narrazione dei media?
«Diciamo che sarebbe bello che ogni tanto si riconoscesse con oggettività che questa Italia è ripartita sebbene si sia trovata in una situazione disastrata e nel pieno di due guerre che complicano parecchio lo scenario mondiale. Pur in questa situazione, l’Italia ha ritrovato centralità nello scacchiere internazionale. Questo è un dato di fatto che chi si sente italiano non può non riconoscere e raccontare».
Ci sono responsabilità del governo nei rapporti travagliati con parte dell’informazione?
«Partiamo dal presupposto che in una democrazia avanzata e compiuta, quale l’Italia è, è salutare e opportuno che ci sia un confronto e una dialettica, anche aspri, tra chi amministra e governa e chi racconta il lavoro di amministratori e governanti. Purché questo avvenga con reciproco rispetto e con onestà. Il presidente del consiglio ha dedicato alla stampa diversi incontri durante i quali ha risposto alle domande per diverse ore, senza mai sottrarsi. Pensare che possa farlo quotidianamente, significa essere scollegati da una realtà la cui urgenza impone al premier di dedicarsi ai compiti prioritari di governo».
Soffrite di un certo vittimismo o nei talk show e tra le grandi firme dei giornali non si è ancora elaborato il nuovo scenario con una destra che vince e governa?
«Credo che non si sia elaborato il nuovo scenario di una destra che vince e governa. E che soprattutto governa bene».
Cosa vuol dire esattamente che i conservatori sono i veri rivoluzionari, come ha detto qualche tempo fa il premier?
«Penso che voglia dire che in un mondo immerso in una deriva nichilista, un certo senso di appartenenza spirituale, di identità, di storia e radici costituisca una vera alternativa. Un gruppo di persone che lavora ed è proiettato nel futuro con questa consapevolezza, è oggettivamente una realtà di avanguardia».
Rischiate di perdere consapevolezza che questo governo è un’anomalia rispetto all’establishment e ha un’occasione storica per incidere sulla struttura dei poteri forti?
«L’unica consapevolezza impossibile da dimenticare è quella di dover e voler lavorare per il bene dell’Italia e degli italiani, il resto sono chiacchiere».
Può spiegare meglio?
«Siamo arrivati a questa nuova fase dopo un percorso lungo, e siamo concentrati su ciò che riteniamo giusto. Vogliamo dimostrare che si può portare l’anello, se vogliamo ricorrere a questa simbologia, senza però diventare vittime del potere».
I dissidi fra Forza Italia e Lega sullo ius scholae, le tasse sugli extraprofitti e le nomine Rai sono scricchiolii fisiologici o crepe nella tenuta del governo?
«Non c’è alcuna crepa nella tenuta del governo. Poi, certo, esiste una dialettica tra le diverse forze politiche, altrimenti saremmo un partito unico. Ma la consapevolezza di tutto il governo è portare avanti i punti del programma».
L’iniziativa della famiglia Berlusconi verso Forza Italia è un elemento di disturbo per la navigazione del governo?
«Non avvertiamo nessun disturbo, ci mancherebbe. Mi sembra che si vogliano ingigantire le cose. Marina Berlusconi ha smentito qualsiasi disagio nei confronti del governo. Poi, ciascuno è, ovviamente, libero di proporre le proprie riflessioni. E, soprattutto, io mi occupo di Fratelli d’Italia, non di Forza Italia».
Secondo lei c’è una rete di interessi favorevole al ritorno di Mario Draghi?
«Non mi appassionano né i retroscena né i complottismi. Non li seguo proprio».
Alcuni osservatori ritengono che dopo due anni servirebbe l’approvazione di qualche provvedimento che caratterizzi la legislatura. Quali possono essere questi provvedimenti?
«Le ricordo che all’esame del Parlamento ci sono provvedimenti come il premierato e la riforma fiscale, che l’Italia aspettava da oltre 50 anni. Si sta lavorando sulla riforma della giustizia ed è stata approvata l’autonomia differenziata. Direi che abbiamo avviato una bella stagione di riforme».
Avete trasformato la Rai in TeleMeloni?
«Evidentemente, o mi hanno staccato l’antenna dal televisore oppure fatico a rintracciare i canali cui si fa riferimento (ride)».
Visto che le elezioni in Europa sono andate benino ma non benissimo, adesso sperate di trovare una sponda efficace nell’elezione di Donald Trump?
«A noi interessa innanzitutto che la nostra nazione abbia ritrovato centralità nel sistema internazionale. Continueremo a lavorare in questa direzione. Non mi azzardo a intervenire su dinamiche interne ad altre nazioni».
Mi tolga una curiosità: quando siete in casa, nella vostra sorellanza comanda il premier o la primogenita?
«Quando eravamo bambine io ero più prepotente e rubavo spesso i giocattoli di Giorgia che, alla fine, me li lasciava. Ora, da adulte, abbiamo trovato un giusto equilibrio».
La Verità, 13 ottobre 2024