Senza Avetrana, la serie su Sarah Scazzi è sdoganata
Tutto risolto, abbiamo scherzato. La serie tv ispirata all’uccisione di Sarah Scazzi sarà visibile da oggi sulla piattaforma di Disney+. Niente censure, niente restrizioni. Il braccio di ferro che nei giorni scorsi aveva messo il sindaco di Avetrana Antonio Iazzi contro i potenti produttori della Disney e di Groenlandia, concluso con l’intervento censorio del Tribunale di Taranto che aveva bloccato la messa in onda della fiction, è improvvisamente evaporato. Ora non è più potenzialmente «diffamatoria» per la comunità cittadina, non la rappresenta più come «ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati». Cos’è successo? È stata modificata la sceneggiatura? Sono state sforbiciate le scene più scabrose e colpevolizzanti? Macché. Capito come vanno le cose nella nostra Italietta, i produttori hanno aggirato l’ostacolo: «In ottemperanza al provvedimento emesso dal Tribunale di Taranto e in attesa dell’udienza fissata per il 5 novembre, Groenlandia e Disney informano che il titolo della serie ora sarà Qui non è Hollywood». È bastato togliere il riferimento al paesino del Salento dove il 26 agosto del 2010 si consumò il crimine che portò alla condanna all’ergastolo della cugina e della zia della vittima – Sabrina Misseri e Cosima Serrano – per sbloccare la visione delle quattro puntate dirette dal regista pugliese Pippo Mezzapesa. Tutto appianato. Anche il giudice Antonio Attanasio ha evidentemente acconsentito di rientrare nell’alveo di competenze più plausibili, senza impuntarsi sull’attesa dell’udienza programmata. È immaginabile che una volta resa disponibile, la serie sarà difficilmente cancellabile.
Insomma, quella che in un primo momento era apparsa una piccola tragedia si sta riproponendo come farsa. Una curiosa presa in giro, soprattutto del pubblico. Come se, in assenza della citazione toponomastica nella titolazione, i telespettatori non sapessero che la storia è ispirata al delitto di Avetrana. Tanto più telespettatori di target medio alto come sono gli abbonati a Disney+. Tanto più dopo che quel delitto ebbe enorme risonanza mediatica, con le «scene del crimine» che divennero per mesi set affollato dalle troupe televisive di mezzo mondo. Tanto più sapendo che la fiction è tratta dal libro Sarah la ragazza di Avetrana (scritto per Fandango da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, che figurano tra gli sceneggiatori della serie). Tanto più ora, dopo le recenti polemiche che, all’atto pratico, funzioneranno da agente promozionale.
Dopo l’inusitato intervento del giudice, gli addetti ai lavori si sono interrogati sulle conseguenze giuridiche del precedente creato dal magistrato tarantino. La cronaca nera non poteva più essere fonte ispirativa della produzione cinematografica e televisiva perché quest’ultima poteva avere «portata diffamatoria» della comunità rappresentata? Interi filoni artistici sarebbero stati esposti alla vendetta postuma della cancel culture? E che cosa avrebbero dovuto dire i cittadini di Brembate di Sopra, dove sempre nel 2010 avvenne l’omicidio di Yara Gambirasio? O gli abitanti di Cogne, dove fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi? E i residenti del quartiere napoletano di Scampia, tratteggiato come capitale mondiale della criminalità organizzata? Tutti luoghi che compongono una triste geografia della malvagità, oggetto di altrettante serie televisive. Messo così Qui non è Hollywood è un titolo perfetto per il mondo intero, a eccezione di Los Angeles. Basta non vedere la serie in questione. Con la complicità del sindaco di Avetrana e del giudice di Taranto, l’ipocrisia ha vinto anche stavolta.
La Verità, 30 ottobre 2024