A Otto e mezzo i punti di domanda sono per gioco
C’era il punto interrogativo nel titolo – Conte, il miglior comandante possibile? – ma poi appena qualcuno ha fatto balenare dei dubbi, apriti cielo. Gli ospiti erano Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano, il più filogovernativo del villaggio, Patrizia Laurenti, direttore dell’unità operativa complessa dell’ospedale Gemelli di Roma, Gianrico Carofiglio, scrittore, e Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington post. Il programma era Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber, e la puntata seguiva di poco l’ultima conferenza stampa nella quale il premier Giuseppe Conte ha in parte smentito che le norme restrittive dureranno fino al 31 luglio (La7, martedì, ore 20,40, share del 8,05%, 2,5 milioni di telespettatori). In realtà, la conferenza stampa era una novità da quando è esplosa l’epidemia, di sicuro la prima dopo le critiche per le comunicazioni istituzionali notturne tramite Facebook. Un cambio di rotta? Macché, ha assicurato il direttore del Fatto quotidiano. Le decisioni sono complesse perché bisogna mettere tutti d’accordo, sindacati, ministri e persino quei trogloditi dei governatori del nord. E poi non è stata concessa alcuna esclusiva a piattaforme private, tutti potevano collegarsi al sito del governo. Quindi, va tutto a gonfie vele, madama la marchesa. Il vicedirettore dell’Huffington post si permetteva di eccepire, osservando che si possono rappresentare critiche senza dover passare per sciacalli. Proprio a Otto e mezzo del 27 gennaio il premier aveva annunciato che il governo era «prontissimo» ad affrontare l’emergenza, salvo prendere i primi provvedimenti 25 giorni dopo e annunciare confusamente il lockdown solo l’8 marzo. Per consolidare il ragionamento, De Angelis ha proposto un parallelo con le accuse di sciacallaggio rivolte ad Anno zero con Michele Santoro e lo stesso Travaglio, per una puntata critica con il governo Berlusconi sul terremoto dell’Aquila. Smaniante, la conduttrice ha tagliato corto – «non voglio parlare di Berlusconi» – chiamando in causa Carofiglio. Il quale, già segnato dai recenti infortuni comunicativi, si è tenuto su una linea morbida, abbozzando appena – senza entrare nel merito, «ma se volete ci entro…» – un’esigenza di puntualità della comunicazione del premier, per evitare che una certa fiducia possa esserne inficiata. Ma anche questo accenno è bastato a esporlo agli sguardi di riprovazione della conduttrice e al sarcasmo di Travaglio, intollerante alla lesa maestà di Giuseppi. Domanda: il punto interrogativo del titolo della puntata era reale o messo lì per gioco?
La Verità, 26 marzo 2020