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Qual è il segreto di una buona pasta? Fiorello

In fondo Fiorello è come la pasta. Qual è il segreto per fare una buona pasta ? Ci puoi mettere tutti gli ingredienti più ricercati, se li hai. Altrimenti fa lo stesso. Fiorello potrebbe inventarsi uno show leggendo il vocabolario o l’elenco del telefono. Edicola Fiore è l’uovo di Colombo. L’idea era lì, talmente elementare che nessuno ci ha pensato. A cominciare dalla Rai per finire a Mediaset. Andava sul web da mesi, anni. Ha appena vinto il premio È giornalismo!, non la prima e l’unica volta che viene assegnato a un non giornalista professionista (con scorno dell’Ordine e dei sacerdoti dell’ortodossia). E dunque bastava provarci. Ci ha pensato Sky, la scia è partita, il fenomeno virale sui social, sui media, nelle conversazioni tra amici.

Lorenzo Jovanotti nella sigla di Edicola Fiore

Lorenzo Jovanotti nella sigla di Edicola Fiore

Fiorello ha arruolato Stefano Meloccaro, Jovanotti per la sigla, Fedez come corsivista in collegamento web, i Negramaro come guest star della prima puntata: “Noi siamo come le serie di Sky, nove episodi ma alla fine non si sa chi muore”. No, “siamo l’Unomattina di Sky e tu sei Franco Di Mare”. L’anteprima con Agonia cita le serie doc. Ci sarebbero anche le notizie da dare – 1,4 milioni di persone che devono restituire gli 80 euro, la spazzatura che sommerge le vie di Roma per lo sciopero dei netturbini – ma Fiore sommerge tutto con il “buonumore”, parola chiave, additivo imprescindibile della cura. Agonia, John Wayne, il Depresso, il Dottore, i Gemelli di Guidonia, stanno al gioco. All’autopresaingiro. E alla presa in giro della tv e del circo mediatico, la parodia di Gomorra, dei programmi scomodi che non fanno sconti a nessuno, di Sky che ti bombarda con la promozione e ti sommerge di repliche a tutte le ore e su tutte le reti. Il segreto di una buona pasta è Fiorello. In Italia la buona pasta piace a tutti. Tranne ai celiaci e ai vegani…

Fiorello con Stefano Meloccaro

Fiorello con Stefano Meloccaro

Post Scriptum Ieri sera, in vista del voto di domenica (mentre in Rai si frigna perché si parla troppo di referendum e poco delle amministrative) SkyTg24 ha rispolverato Il Confronto con i sindaci (stasera, davanti a Gianluca Semprini, per la prima volta si troveranno tutti i candidati di Roma). Su SkyUno, invece, ci sarà Gomorra e domani due nuovi episodi di Dov’è Mario: Sky punta a diventare il diario di giornata del ceto colto medio-alto.

Il futurista Top Gear reinventa Meda e Bastianich

È un programmino piccolo, un’ora scarsa, per la nicchia dei fan di motori e ciò che gli ruota attorno. Eppure, con quel caratterino già definito, ha le carte per essere la rivelazione della stagione. Anzi, già lo è. Il programmino in questione è Top Gear, factual di successo della Bbc che l’ha esportato in 212 Paesi facendone lo show delle due, quattro e più ruote, più trasmesso al mondo (350 milioni di spettatori). È a forte prevalenza maschile, ma virato in gioco di costume, grazie alla breve durata può trattenere anche qualche femminuccia. La versione italiana trasmessa su SkyUno (martedì, ore 21,10) accentua il carattere ironico del gioco, merito dei tre conduttori-concorrenti: Guido Meda, Joe Bastianich e Davide Valsecchi (cui si aggiunge l’impenetrabile Stig, pilota vero, celato dentro tuta e casco bianchi).  In ogni puntata c’è un ospite – Cristiana Capotondi, Max Gazzè – che racconta il proprio rapporto con le auto e la guida più o meno spericolata, e si cimenta in un giro di pista cronometrato. Dalle sfide più balzane si passa allo studio con il pubblico, dosando adrenalina, cazzeggio e info motoristiche (divertente la recensione dell’avveniristica BMW i8) in un mix che Meda gestisce con sagacia. Non bisogna fare i sofisti su testi e dialoghi, volutamente improntati al registro goliardicamente virile (Bastianich rispondendo ai clacson di protesta: “Vai a suonare tra le cosce di tua moglie, che c’è molto traffico…”) e alla provocazione più o meno bassa…

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L’altra sera i tre soci si sfidavano a Roma, tra buche e varchi attivi, in un percorso dalla Salaria al Colosseo, con mezzi scelti senza lesinare sulla fantasia: un’auto di lusso decapottabile per Bastianich, una superbike per Valsecchi, e un quad per Meda. Il quale, ad un certo punto, scartato un gregge è entrato nel Tevere e, rientrando le ruote nei parafanghi, ha trasformato il veicolo in una moto d’acqua. L’immagine del fiume placido, violato da un mezzo rombante e scabroso, aveva echi futuristi. Quarto e ultimo concorrente, nella sua mise da Formula Uno, Stig doveva utilizzare i mezzi pubblici. Invece di togliere mordente alla competizione, l’ironia funziona da additivo e l’eccentricità della situazione tiene lo spettatore incollato fino alla fine.

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Un altro dei punti di forza è la reinvenzione dei protagonisti. Soprattutto Meda, più personaggio che mai: dai tormentoni della MotoGp con Valentino Rossi a questo show sfrenato e gigione. Stesso discorso per Bastianich: il ristoratore di Masterchef si trasforma in un navigatore da rally (“È possibile che io vomito”) e si mette al volante di una McLaren da 330 km orari o di una Rolls. La televisione modifica il profilo dei suoi attori e cresce su se stessa. Qualcosa mi dice che presto o tardi Top Gear Italia lo vedremo sul Tv8 del digitale terrestre.