Angela svela Milano con lo stile della tv generalista

Accompagnato da Giancarlo Giannini nei panni di Alessandro Manzoni, la sera di Natale Alberto Angela ci ha guidato nei segreti di Milano. Non è facile riuscire a catalizzare contemporaneamente il pubblico di coloro che già li conoscono, perché magari ci vivono o ci hanno vissuto, e di quanti, invece, li ignorano. Mescolare conoscenze popolari con il gusto di informazioni nuove o quasi, ma proposte in una luce originale, è la scommessa dei grandi divulgatori. E, a ben vedere, anche della televisione generalista, quella che sta progressivamente sparendo grazie alla cura dell’attuale dirigenza. In controtendenza, Angela è uno dei pochi che incarna ancora lo stile di Rai 1, grazie all’ottima padronanza della materia e delle frequenze linguistiche (se si eccettua qualche ridondanza nell’aggettivazione). Dunque, non era facile, ma la formula adottata dal conduttore cicerone è risultata vincente (Stanotte a Milano, Rai 1, domenica ore 21,40, share del 23,8%, 3,4 milioni di telespettatori). La capitale morale del Paese è conosciuta più per le potenzialità in campo economico, meno per la profondità della sua cultura e della sua arte. Angela ha messo in luce entrambe le risorse cittadine, mixando narrazione alta e bassa, i segreti della cripta della chiesa di San Sepolcro, frequentata da Sant’Agostino e dall’imperatore Teodosio, e le suggestioni della Via Gluck di Adriano Celentano. Così Giannini-Manzoni ci ha portato tra le navate del Duomo, nel cuore della Pinacoteca di Brera, nel magnifico atrio della Basilica di Sant’Ambrogio. E Angela ci ha illustrato L’Ultima cena di Leonardo, le colonne di San Lorenzo, la chiesa a lui intitolata dietro al statua dell’imperatore Costantino, quello del famoso editto che per primo stabilì libertà di confessione religiosa. Una delle novità di Stanotte a Milano – con i Navigli, piazza della Scala o piazza dei Mercanti effettivamente deserti – è stato il ricorso alle testimonianze di alcune eccellenze. A Zlatan Ibrahimovic, intervistato a San Siro, e a Dolce e Gabbana, nel loro studio foderato di stoffe animalier, il conduttore ha chiesto quale consiglio darebbe a un giovane che arriva oggi a Milano. Inseguire il proprio sogno di felicità senza farsi distrarre dal divertimento o frenare dai sacrifici necessari, è stata la risposta quasi identica, mentre in sottofondo si sentivano Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Per concludere che «Milan l’è un gran Milan»: è comprensibile che chi ce l’ha fatta, imponendosi nel mondo, abbia una visione piuttosto idilliaca della città, e la decanti come un posto dove «la raccomandazione è sconosciuta».

 

La Verità, 27 dicembre 2022