Faletti, l’eclettico non schierato (e sottovalutato)
Un grande sottovalutato. Forse non un dimenticato, ma di certo uno al quale non sono stati riconosciuti i meriti che gli spettavano. È Giorgio Faletti, morto 11 anni fa, il 4 luglio 2014. Comico, cabarettista, autore e cantautore, scrittore, attore. «Aveva il talento di avere tanti talenti», parola di Antonio Ricci che lo consacrò nel mitico Drive In regalando visibilità alle sue maschere, la guardia giurata Vito Catozzo la più popolare. Un grande sottovalutato. Quando uscì, a sorpresa, Io uccido (Baldini & Castoldi), il suo primo romanzo salutato da Antonio D’Orrico su Sette del Corriere della Sera come l’opera del più grande scrittore italiano, 5 milioni di copie vendute nel nostro Paese, si cominciò a dire che non era farina sua, ma di Jeffrey Deaver. Altre malignità circolarono anche sui romanzi successivi, sempre, per altro, di grande successo.
Un discreto tentativo di colmare il debito verso di lui è Signor Faletti prodotto da Verve Media Company in collaborazione con Rai Documentari (Rai 3, giovedì, ore 21,20, share del 5,6%, 840.000 telespettatori e ora visibile su RaiPlay). Un omaggio al suo eclettismo, alla versatilità artistica, alla curiosità a 360 gradi manifestata da quegli «occhi sempre spalancati su tutto», come ha ricordato Gigliola Cinquetti, una delle interpreti per le quali ha composto i testi. Nato ad Asti, laureato in giurisprudenza, con una marcia in più fin dalle elementari perché sapeva bene l’italiano, oltre che dalla moglie Roberta Bellesini, le mille vite e la larghezza della creatività sono testimoniate dal ventaglio infinito di amici e colleghi che hanno lavorato con lui (da Nino Frassica in un raro momento di serietà al compianto Massimo Cotto). Non tutti ricorderanno le collaborazioni con Milva e Angelo Branduardi, mentre il grande pubblico della tv non dimentica lo spiazzamento provocato da Signor tenente, seconda al Festival di Sanremo del 1994. E quello del cinema ha ancora negli occhi il professor Martinelli, soprannominato «La Carogna», in Notte prima degli esami di Fausto Brizzi.
Fuori dai set e dagli studi tv, Faletti era una persona sensibile, che faticava a tenere a distanza le cattiverie di cui a volte era oggetto, forse perché artista non schierato e per questo, a un certo punto, messo da parte. Fu allora che si reinventò scrittore. Storie come la sua, oggi non se ne sentono. Con una dose infinitesima del suo talento, ma con quote di militanza ben esibita nei programmi giusti, monologhisti e cabarettisti conquistano direzioni artistiche di teatri e di scuole per comici. Grazie, signor Faletti.
La Verità, 5 luglio 2025