La tv di Celentano si è fermata al Novecento

Salviamo il salvabile, ma cerchiamo di farlo bene. È questo il senso del tentativo attuato da Canale 5 con l’Adrian bis, il rimpasto televisivo della prima stagione del controverso cartoon by Adriano Celentano. Pubblico e critica non avevano apprezzato l’operazione primigenia, il cartone apocalittico grandi firme (Nicola Piovani, Milo Manara, Vincenzo Cerami) ideato dal Molleggiato e realizzato dopo lunghi e travagliatissimi anni di gestazione (compresa una causa con Sky Italia, primo destinatario della serie animata). È un’operazione riuscita questo rimpasto tv? Insomma.

Reclamato dal pubblico e dai dirigenti Mediaset, Celentano si è piegato, accettando di essere lui, in carne e ossa, protagonista della serata, posticipando la visione della graphic novel fantascientifica. Quale sia l’esito del cambio di priorità lo dicono inequivocabilmente gli ascolti: 15.4% di share (3,9 milioni di telespettatori) Adrian Live e 10.4% (1,9 milioni) il cartoon. Purtroppo, anche la dignitosa audience della prima parte non consola.

L’idea riabilitativa era tematizzare la qualità della proposta tv attuale discutendone con Gerry Scotti, Paolo Bonolis e Piero Chiambretti di Mediaset, Carlo Conti della Rai e Massimo Giletti di La7. Una specie di check up trasversale della tv con Celentano nel ruolo di medico, analista e consigliere saggio a dispensare pagelle e critiche ai suoi interlocutori. Gli eccessi di voyeurismo trash dei varietà di Bonolis, i soldi regalati dai quiz di Scotti e Conti, la corruzione e la pornografia delle disordinate arene di Giletti. Critiche che han fatto da preambolo alla finta autocritica del critico: «Non so perché ho scritto Adrian… forse perché il tempo sta per scadere… Adrian è un urlo, un grido d’amore… ma non avete capito niente», ha detto rivolto al pubblico. «Allora vi do io un pretesto per cambiare canale… Me ne vado». Il senso di malinconia che avvolgeva i cinque conduttori intenti a rianimare il flop ha raggiunto il picco quando Chiambretti è giunto a dire che Adriano «è l’antenato di Greta Thunberg». E non era lenito nemmeno dalla presenza statuaria ma silente di Ilenia Pastorelli. Dopo il monologo, le canzoni e un duetto con Ligabue, è andato in onda il cartoon nel quale il salvatore «della terra che si può arrabbiare» è un orologiaio ambientalista, protagonista di un nuovo Sessantotto, un secolo dopo.

Si può raddrizzare un flop, tornando in onda sei mesi dopo? L’impresa è al limite dell’impossibile anche per un artista carismatico come Celentano. Ma forse, la domanda capitale, nascosta dietro quella contingente, è un’altra: Celentano è ancora un artista capace di interpretare lo spirito del tempo? O la sua televisione, priva di qualsiasi interattività, è rimasta nel Novecento?

 

La Verità, 9 novembre 2019