Mammucari spaesato ci mostra un’Italia rimossa
Accontentiamoci, non si può avere tutto dall’invenzione e dall’artigianato televisivo. Perciò, se Lo spaesato, il nuovo programma di Teo Mammucari in onda il lunedì su Rai 2, non è un’idea originale, pazienza: non formalizziamoci sul format danese Comedy on the edge, adattato da Stand by me. Prendiamo il buono che, per una volta, c’è (5,2%, 900.000 telespettatori). Tanto per cominciare, si tratta di un comedy people, come dicono quelli che la sanno lunga, esemplare unico nelle italiche televisioni. C’è la provincia profonda e abitualmente ignorata dai media. E poi c’è lui, Teo, tornato in gran forma nel ruolo di mattatore incontrastato dello show. Mammucari ha una sintassi tutta personale, basata sul continuo fare e disfare, sul trasgredire e riallinearsi, senza dover mediare con altre presenze che gli contendono la scena. Qui fa l’imbonitore di platee, l’incantatore della brava gente di paese. Dopo Agropoli, Ostra e Sonnino eccoci ad Acerenza, borgo a 800 metri della provincia di Potenza, luogo natio della madre e della nonna. Ma lungi dall’insistere sulle sue proprie origini, con la barba di quattro giorni Teo erra tra il pastore di capre di montagna, il «cassamortaro», il custode di leggende locali (la figlia di Dracula sarebbe sepolta in un sarcofago della cattedrale), l’allevatore di pregiatissimi alpaca, la ballerina stagionata e logorroica che lo introduce nella palestra dove si ritrova mezza Acerenza per la gara all’ultimo valzer. Gli approcci in strada, le gag, le improvvisate e qualche carrambata nostrana vengono riproposte nel teatrino e chiosate dalla mimica del mattatore e dalla chiamata sul palco dei paesani, protagonisti inaspettati e autoironici. Da ritagliare il duetto con il pensionato dell’Italgas sulla neolingua digitale: cos’è lo smart working, cosa vuol dire «taggare»? Si ride sano, senza irridere o deridere. Mammucari diluisce piccole dosi di cinismo in un preparato di partecipazione e benevolenza. Alla fine, pur senza intenti programmatici e ridondanze ideologiche, non si può non pensare quanto questa «altra Italia» sia distante dai panel dei sondaggi e dalle analisi dei grandi opinionisti su cui ci documentiamo quotidianamente.
Post scriptum Lunedì Flavio Insinna ha debuttato su La7 con il nuovo game Famiglie d’Italia, tratto da Family Feud, un format americano inaugurato nel lontano 1976 e rivisitato per l’Italia da Fremantle. Il quiz basato su sondaggi d’opinione, che dovrebbe fare da «traino» al tg, ha interessato 378.000 telespettatori con il 2,6% di share.
La Verità, 9 ottobre 2024