«Nella casa del Grande fratello ho imparato tanto»
Caro Giampiero Mughini, è un’altra vita iniziare la giornata con la lettura dei suoi cinque quotidiani?
«Tutt’altra, indispensabile vita».
Che sensazione è ritrovare le proprie abitudini?
«La sensazione di essere restituito alla vita che è mia da parecchi anni, solo interrotta da una sfida che sono felice di aver accettato».
Dentro la casa del Grande fratello le sono mancati di più i giornali, i suoi due cani, la stanza dei libri, sua moglie?
«L’orologio al polso, il mio complesso stereo… embè, tantissime cose. Pur tuttavia era una prova che andava affrontata».
Un mese di reclusione senza giornali e cellulare è un piccolo reset?
«Un grande reset. Negli ultimi giorni la mia mente era come disabitata».
All’uscita ha trovato la solita Italia?
«Eh… l’Italia si è fatta nei millenni, non cambia in un mese».
Lei ha la prospettiva dell’eternità.
«Chi vivrà vedrà. Tra tutti i Paesi europei il nostro è quello che sta più vicino al burrone».
È sempre un’Italia noiosa o qualcosa l’ha colpita?
«In 48 ore non mi faccio un’idea definitiva, sto ancora rimuginando l’esperienza del ritrovamento della vita di cui dicevamo».
È uscito in tempo per godersi Jannik Sinner?
«Sono uscito in tempo per vedere la finale. Novak Djokovic rimane sopra di due se non tre gradini, ma a 22 anni Jannik ha il diritto di aspettarsi tutto».
Sinner come Alex Schwazer: possiamo identificarci in questi eroi altoatesini? Lo chiedo all’uomo di lettere catanese.
«Gustav Thoeni si diceva fierissimo di gareggiare per l’Italia. Sinner sembra che all’inizio a stento parlasse l’italiano, ma le cose sono andate così».
Niente fisime a riconoscerci in loro.
«È giusto così, sono nati all’interno della Repubblica italiana e per loro avviene ciò che avvenne per Italo Svevo ai tempi in cui Trieste apparteneva all’impero austroungarico».
Sono atleti che incarnano valori di talento e regolatezza unici.
«Alex non ha mai avuto alcun dubbio a indossare la divisa azzurra. Ogni mattina lo vedevo allenarsi sul tapis roulant in uno spettacolo di eleganza, potenza e dedizione. Se gareggiasse domani mattina in qualsiasi competizione internazionale sarebbe sempre tra i primi tre».
Un fatto che ha scioccato l’Italia in questi giorni è il crimine di Filippo Turetta.
«Non gradisco che qualcuno mi indichi, in quanto uomo, il bisogno di essere educato a non usare la violenza nei confronti delle donne».
Si riferisce al ministro Antonio Tajani?
«Sono rimasto di stucco nell’apprendere che, da uomo, si ritiene corresponsabile di quel delinquente da quattro soldi che non è un uomo ma, appunto, un delinquente».
Concorda con chi dice che la colpa di questo atroce atto è del patriarcato e della cultura dello stupro?
«Stupidaggini. I responsabili di questi fatti sono le decine e decine di assassini di donne, i quali sono persone non degne di essere al mondo».
Altri fatti. Cosa pensa di Elly Schlein che evita il confronto con l’avversario politico ad Atreju?
«Penso malissimo. L’avversario è parola grossa, preferirei parlare del diverso da sé. Avversario è colui che in guerra ti spara addosso. Tutte le altre situazioni si risolvono nella stretta di mano».
Fausto Bertinotti era più coraggioso?
«Tra il mio amico Fausto e la Schlein corrono molte miglia di distanza».
Ha visto il successo di C’è ancora domani di Paola Cortellesi?
«Me ne hanno parlato tutti e non vedo l’ora di andare a vederlo».
Il governo…
«C’era un governo in Italia, sì è vero, purtroppo me ne accorgo raramente. Solo che quando guardo l’opposizione resto delusissimo».
Dicevo, il governo che supera a sorpresa gli esami delle agenzie di rating la colpisce?
«Ai miei occhi, non tanto a sorpresa».
Perché?
«Mi sembra che il nostro capo, e sottolineo capo, queste parole indicano la funzione ricoperta dalla persona, abbia dimostrato di essere una donna in gambissima».
Riprendiamo da dove ha lasciato il suo ritratto Pierluigi Battista sul Foglio…
«Il più bell’articolo mai scritto su di me».
L’ho molto invidiato. Come le è stato possibile resistere tanto a lungo nella «prigione trasparente del Grande fratello»?
«L’espressione prigione è inesatta. Si trattava di resistere a una sfida professionale che si è mostrata in effetti impervia. E che, pur tuttavia, sono felicissimo di aver affrontato e dalla quale ho imparato tanto».
La cosa più importante?
«Che nel retrobottega di questa trasmissione si annida e opera uno stuolo di autori fra i migliori d’Italia».
Un apprendimento professionale?
«Ho fatto molta televisione. Ma ho imparato che questa trasmissione, che non aveva in me uno spettatore assiduo, è nelle mani di un gruppo di autori di primissimo livello, non inferiore a nessunissima blasonata trasmissione della tv privata e pubblica».
Leggo ancora Battista: «Segregato dentro un arredamento dozzinale, privato dei libri e dei giornali che gli sono nutrimento quotidiano, con coinquilini che a stento sembrano usciti dalla scuola dell’obbligo»?
«Dunque, i miei coinquilini erano delizianti come persone perché, scuola dell’obbligo a parte, erano attentissimi e generosi nei confronti di quel che io sono».
Una fenditura, un salto acrobatico, dal loro punto di vista?
«Crede che quando partecipo a trasmissioni blasonate il livello di chi mi sta attorno sia molto superiore? Qualche volta sì, non sempre».
Mughini al Grande fratello che esperienza è stata? In percentuale: un confronto generazionale, un modo per mettersi alla prova, una prestazione a fronte di un robusto introito?
«Quando hai pagato le tasse e i contributi rimane giusto di che vivere decentemente. Quindi l’introito conta per lo 0% perché il tempo passato in casa lo potevo impiegare a fare lavori ai quali ho rinunciato per stare lì. Quello che è decisivo è che potrò scrivere nel mio curriculum di esser stato al Grande fratello e, se mi permette, di aver fatto un figurone. Ed è un po’ più difficile che non partecipare a certe trasmissioni di Rai 3 dove la noia si taglia a fette».
La Rai 3 di sempre o quella della cosiddetta TeleMeloni?
«Quella storica. Non so cosa sia la Rai 3 di TeleMeloni, guardo poco la tv. Una cosa le posso dire: neppure sotto tortura scriverei un articolo sul suo compagno pur di andare contro la Meloni».
Mughini al Grande fratello è stato un confronto generazionale o altro?
«Ci sono tutte le componenti. Avere di fronte ragazzi e ragazze di 23 o 24 anni, nell’età in cui stanno per irrompere nella vita vera, è un fatto straordinario, ma io ho sempre le antenne tese nel rapporto con gli altri. Un rapporto che si divide in un 5% nel dire qualcosa che mi riguarda e in un 95% nell’ascoltare qualcosa che li riguarda».
Il suo alto e profondo snobismo dov’era finito?
«Premesso che quello snobismo in parte è verità e in parte leggenda, lo conservavo tutto. Se qualcuno trovasse una parola da me usata per fare il piacione son pronto a dargli 100.000 euro».
Allo scadere del mese, tanti saluti: durata prestabilita?
«Assolutamente prestabilita».
È durato come un gatto in tangenziale?
«Sono durato quello che dovevo durare. Oltre sarebbe stato innaturale».
Subito dopo l’ingresso la scivolata su Matteo Salvini stava per interrompere precocemente l’esperimento.
«Non ricordo».
In occasione di un dialogo con Samira Lui, che non si è ben capito come mai sia stata eliminata…
«Anch’io sono rimasto di stucco. Mi sembrava che in ogni senso doveva restare, non ho capito il pubblico cosa volesse nell’eliminarla. È lo stesso pubblico che ora non sente il dovere di liberare Ciro Petrone, quel giovane concorrente napoletano che non ce la fa più».
A Samira chiese se una ragazza di colore ha problemi in Italia e le scappò un epiteto su Matteo Salvini.
«Riferendosi a Paolo Egonu Salvini aveva detto che non ha “fattezze italiane”, un’espressione che non ha più senso nel terzo millennio. Quanto a Paola Egonu, il rimbombo delle sue schiacciate lo sento da casa mia».
Cosa intendeva dicendo che usciva «per vigliaccheria»?
«È così. Anche i miei compagni di avventura sono premuti da un gioco feroce. Ma loro, che sono ragazzi, se lo possono permettere, mentre io a fine dicembre devo consegnare un libro al mio editore».
Di cui ci può anticipare qualcosa?
«Sino al giorno in cui vengono pubblicati dei miei libri non parlo con nessuno, forse neppure con la mia compagna».
Pier Silvio Berlusconi ha fatto bene a volere un Grande fratello con le storie al posto del trash?
«Ha fatto benissimo ed è stato premiato perché la trasmissione sta andando non certo meno bene delle scorse edizioni. E non c’è dubbio che i ragazzi scelti quest’anno siano atti ai salotti buoni dell’ascolto televisivo. Ammesso che, in fatto di ascolto televisivo, esistano salotti buoni e meno buoni».
I reality esistono senza eccessi e volgarità?
«È una domanda impegnativa. A partire dalla mia esperienza mi sembra che questa diciassettesima edizione stia percorrendo il suo cammino senza volgarità. Tanto che, a quanto mi risulta, Pier Silvio Berlusconi, al quale rivolgo il mio saluto, ne è contentissimo».
Dalla lettera di commiato che gli ha dedicato su Dagospia sembra che tra i concorrenti Alex Schwazer sia quello che le mancherà di più.
«Non facciamo una graduatoria, mi mancherà enormemente lo spettacolo del suo allenamento al mattino. Che un tale atleta non possa presentarsi nelle piste olimpiche del 2024 è un crimine contro l’umanità».
Uno dei pochi che aveva una storia sulle spalle, anzi nelle gambe?
«Certo, per motivi di età era tra i pochi ad avere una storia sulle spalle, insieme con Beatrice Luzzi che ha compiuto gli anni nella casa e che pronostico come possibile vincitrice».
Mughini al Grande fratello: «Scandalo nella Repubblica delle lettere»?
«Forse meno di quanto dica Pigi Battista. È passato il tempo nel quale era di moda insultarmi».
Lo scandalo è causato dalla rottura dei recinti di cultura alta e bassa?
«Con quei recinti mi ci pulisco le ciabatte».
Dopo Ballando con le stelle e Grande fratello non c’è due senza tre: andrà all’Isola dei famosi?
«No, quel cimento è al di sopra delle mie forze perché vi si disputa una lotta contro la natura che non saprei vincere. Me l’hanno già proposto tre volte, ma ho declinato».
Qualcos’altro arriverà?
«Il mondo è ricco di sorprese».
La Verità, 21 novembre 2023