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Quantico, la serie che somiglia a un reality

Il nemico è tra noi. Infiltrato, inospettabile, inafferrabile. Ha debuttato nei giorni scorsi su Fox, dopo gran battage promozionale, la nuova serie thriller ambientata a Quantico, sede dell’accademia dell’FBI. Un gruppo molto variegato di reclute viene selezionato per il training che, sotto la guida del vicedirettore (Josh Hopkins) con macchia nel passato da cancellare, le trasformerà in agenti dell’antiterrorismo. L’eterogeneità dei profili è studiata alla perfezione come nei casting dei reality, al preciso scopo di favorire l’intreccio della trama e soddisfare tutte le tendenze e le etnie. C’è la recluta musulmana, arruolata con la gemella, nell’intento di sperimentare una nuova tecnica d’indagine. C’è la bionda benestante, che conserva un reperto dell’aereo esploso l’11 settembre 2001 nel quale hanno perso la vita i suoi genitori. C’è l’agente sotto copertura (Jake McLaughlin), che deve spiare il comportamento della dirigente dell’accademia (Aunjanue L. Ellis). C’è il gay ebreo, con occhiale nerd ma senza piagnistei vittimisti, che marca stretto la collega islamica. C’è il biondino strafottente, deciso a farsi strada per continuare la tradizione di famiglia, ma subito declassato ad analista (chi sa fa, chi non sa insegna). C’è, infine, la recluta asiatica (l’indiana Priyanka Chopra, già Miss Mondo) che odia gli uomini e vuole scoprire chi era davvero suo padre, immediatamente finita al centro dei sospetti.
In un continuo gioco di flashback e flash forward la trama si sviluppa nell’andirivieni tra la formazione in accademia e l’attentato alla Stazione centrale di New York, dalle cui macerie la bella agente si rialza, con l’aiuto degli investigatori veri che la trarranno rapidamente in arresto. Altro trucco narrativo è l’indagine interna tra le reclute, primo test a cui vengono sottoposte, ognuna delle quali deve scoprire un segreto nascosto nella vita di un compagno. L’escamotage è perfetto per tracciare i profili dei singoli e catalizzare il telespettatore.
Creata da Joshua Safran per la ABC, “Quantico” ha nel ritmo e nella precisione dei tempi e della scrittura i suoi punti di forza. Non fosse così sarebbe impossibile stare al passo dei repentini salti temporali nella vertiginosa alternanza di situazioni che mixa action, thriller e storie private. Meno efficaci, invece, il linguaggio e l’ambientazione, forse troppo patinati per rendere l’inquietudine della sindrome post 11 settembre del nemico nascosto in casa.