Raul Gardini, docufiction che non spiega i lati oscuri
Non era facile raccontare uno degli imprenditori italiani più controversi e visionari della fine del secolo scorso. In Raul Gardini ci hanno provato Rai Fiction e Aurora tv con la regia di Francesco Micciché e l’interpretazione di Fabrizio Bentivoglio nel ruolo del protagonista. Il problema delle docufiction è quasi sempre l’equilibrio, la complementarietà dei linguaggi, il montaggio delle parti recitate e di quelle tratte dagli archivi. Quando poi si tratta di personalità complesse che hanno vissuto momenti storici pregnanti ne può derivare un racconto sbilanciato dalla parte dei documenti e delle testimonianze (Rai 1, lunedì, ore 21,25, share dell’11,6%, 1,5 milioni di telespettatori). Come contrappeso, si è puntato sulla somiglianza di Bentivoglio al capo del gruppo Ferruzzi-Montedison, rimarcata dall’inflessione e dalla mimica tipiche dell’imprenditore morto suicida il 23 luglio di trent’anni fa nella residenza Belgioioso di Milano, tre giorni dopo che Gabriele Cagliari, amministratore delegato Enimont, si era tolto la vita nel carcere di San Vittore. È il tragico epilogo di un’epopea che in tre anni aveva portato Gardini «da illustre sconosciuto a numero due del sistema capitalistico italiano», sintetizza Giovanni Minoli.
Sulla traccia di un’intervista autobiografica concessa a una giornalista (Pilar Fogliati) si innestano scene di vita famigliare, dal corteggiamento di Idina, figlia del potente Serafino Ferruzzi, ai dialoghi un tantino scolastici con i figli, alle testimonianze, cominciando da quella di Riccardo Muti, altro illustre ravennate. «Preferisce trovare l’accordo con l’Eni o vincere l’Americas cup?», lo interroga Raffaella Carrà il giorno del varo del Moro di Venezia: «Io voglio vincere, non voglio trovare accordi», è la risposta. In un’ora e mezza di racconto si concentrano molte frasi celebri e si ritrae l’uomo e l’imprenditore trascinatore di giornalisti, skipper, persone comuni come l’amico fidato Angelo Vianello e Paul Cayard, timoniere dell’imbarcazione. Mentre le competizioni del Moro tengono svegli gli italiani di notte, Gardini sogna di vincere l’America’s cup e di realizzare la chimica pulita, creando un gruppo industriale privato che trasformi l’energia con criteri ecologici e integri raffinerie, editoria e imprese sportive. Una visione probabilmente troppo precoce.
Di sicuro un’epopea breve e tutta ancora da illuminare nei suoi lati oscuri. Sulla quale si annuncia una nuova serie targata Fandango e Picomedia e si rimanda al volume Di vento e di terra di Andrea Pasqualetto e Lucio Trevisan, edizioni Solferino.
La Verità, 25 luglio 2023