Se il sonoro dello stadio narra più del «racconto»

Era tutta da vedere la partita dell’altra sera su Rai 1. Un derby tra Juventus e Torino quarto di finale di Coppa Italia, con inevitabile coda polemica (ed esonero di Sinisa Mihajlovic) per le decisioni arbitrali non salVARguardate dal Var. Era tutta da vedere ma soprattutto da ascoltare. «La partita va in onda senza telecronaca a causa dello sciopero dei giornalisti di Raisport», avvertiva gentilmente in sovrimpressione la regia. Lo sciopero era stato indetto dall’Usigrai e dal Cdr dei giornalisti sportivi (in silenzio anche la diretta dello slalom di Coppa del mondo di sci) per protestare per la scarsa competitività con cui l’azienda ha partecipato alla gara per l’assegnazione dei diritti dei Mondiali di calcio che si disputeranno in Russia tra sei mesi e che saranno visibili sui canali Mediaset. La domanda è la seguente: l’eliminazione degli Azzurri giustifica anche l’assenza del servizio pubblico? O trattasi ugualmente di evento d’interesse nazionale per il quale è tollerabile un esborso di 80 milioni (la cifra di 78 milioni offerti dalla tv commerciale non è stata smentita, la Rai si sarebbe fermata a 65)? Probabilmente, i risparmi di denaro pubblico andrebbero cercati in ben altri interstizi dei palinsesti della Tv di Stato.

Ma torniamo alla partita da ascoltare. Che lo sciopero della voce sia strumento di protesta adeguato resta un fatto da dimostrare. Anzi, l’autogol è in agguato, come dimostra lo share del 23% (6 milioni di spettatori), superiore a quello del match del giorno prima tra Napoli e Atalanta (21.1%, 5,5 milioni) completo di commento. Certo, la Juventus ha una tifoseria più numerosa e forse con le voci dei giornalisti l’audience avrebbe potuto essere ancora maggiore. Tuttavia, per quello che contano i commenti sui social, non pare si sia avvertita la mancanza delle locuzioni di Gianni Cerqueti o di Alberto Rimedio. Tutt’altro. Per una volta anche dal divano di casa ci si è immersi nel clima dello stadio, potendo ascoltare le formazioni dallo speaker, i cori dei tifosi, le urla di giocatori e allenatori (soprattutto quelle del povero Mihajlovic), le proteste per le decisioni arbitrali. Per una volta la disintermediazione si è fatta apprezzare anche nello sport, consentendo il contatto diretto con la materia prima: l’evento agonistico. L’intermediazione funziona quando è competente, autorevole, originale. E non sempre, non solo tra i giornalisti sportivi Rai, lo è.