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Michele Santoro carta giusta post Cartabianca?

Innesti, «ritornanze» e alcuni vuoti da riempire. È la sintesi della «nuova Rai meloniana», formula che l’amministratore delegato Roberto Sergio disapprova, presentata ieri al Centro di produzione di Napoli. Ma tra le tante «ritornanze», nel linguaggio di Stefano Coletta, è rimasta coperta quella che potrebbe scuotere davvero l’annata televisiva. Comunicarla ieri avrebbe catalizzato l’intera giornata e non solo. E di certo restano ancora parecchi dettagli da definire fra le parti, come avviene per il trasferimento di un importante calciatore. Ma tra le ipotesi che in Rai si stanno considerando per la sostituzione di Bianca Berlinguer potrebbe prendere corpo proprio la ritornanza di Michele Santoro. Siamo ancora a uno stadio embrionale, la notizia delle dimissioni dell’ex conduttrice di Cartabianca è appena di lunedì. Perciò, «ci stiamo prendendo ancora un momento di riflessione per confrontarci con l’ufficio marketing e fare la scelta giusta», ha detto Coletta. Giustificazione fragile dopo una settimana in cui l’addio di Berlinguer ha tenuto banco.

Più sul pezzo era parso il governatore Vincenzo De Luca nel suo benvenuto ai vertici aziendali quando, dopo gli elogi di rito, aveva strappato le risate della platea con la doglianza «per non poter più vedere quel Neanderthal, quel troglodita vestito da capraio afghano, da pastore yemenita» che di solito accompagna Berlinguer, «questa sòla che avete rifilato a Mediaset».

Esauriti il momento cabaret e il capitolo attenuanti, ovvero il breve tempo a disposizione della nuova governance per preparare i palinsesti, «appena 53 giorni nei quali si è dovuto fare i conti con alcuni dolorosi addii», si è passati a snocciolare titoli e volti dell’autunno-inverno 2023-2024. Alla faccia dell’occupazione meloniana, il compito è stato curiosamente affidato a Coletta, l’autore seriale di flop da direttore dell’Intrattenimento nella Rai del centrosinistra che ora dirige la Distribuzione, cioè i palinsesti.

La vera novità della prossima stagione dovrebbe essere «la narrazione», il vocabolo più gettonato della giornata. Quella che andrà in onda dall’autunno è finalmente la Rai ristrutturata per generi, «ideata nel 2019 dall’allora amministratore delegato Fabrizio Salini. È questo il modo migliore per dare centralità al prodotto», ha assicurato il direttore generale Giampaolo Rossi. E se si teme di veder annacquate le identità che un tempo animavano le reti generaliste «è perché il disegno non è ancora completato. Le tre reti non si diversificheranno più per impostazione ideologica, ma per linguaggi e marchi: Rai 1 sarà la rete del racconto e dell’autorevolezza, Rai 2 la rete dell’innovazione, Rai 3 la rete dell’approfondimento. Il nuovo claim <Rai di tutto, di tutti> sta a indicare che, in fondo, la Rai non è di nessuno perché vuol essere di tutti».

Vedremo meglio fra qualche mese cosa vorrà dire. Intanto, andando sul concreto, Roberto Inciocchi, proveniente da Sky, avrà la conduzione di Agorà su Rai 3 mentre Filippo Facci guiderà I Facci vostri, una striscia quotidiana prima del Tg2 delle 13. La strategia dei nuovi vertici è «aggiungere per essere più pluralisti di come la Rai è stata in passato: un obiettivo che siamo riusciti a raggiungere e che è anche un investimento per il futuro», ha sottolineato l’ad Sergio. Ma, alla fine, i veri innesti si esauriscono qui. Per il resto, si tratta di recuperi e «ritornanze», appunto. Con La volta buona Caterina Balivo prenderà il posto di Serena Bortone nel pomeriggio di Rai 1, Nunzia De Girolamo condurrà Botta e risposta in prima serata su Rai 3, dove, in seconda serata, tornerà Luca Barbareschi con In barba a tutto. Sempre in seconda serata, il lunedì su Rai 1 ricomparirà Francesco Giorgino con un approfondimento intitolato XXI secolo, quando il presente diventa futuro, mentre in dicembre Enrico Ruggeri condurrà Gli occhi del musicista su Rai 2. Un chiacchierato ritorno con Il mercante in fiera su Rai 2 è quello di Pino Insegno, visto alle convention di Fratelli d’Italia. «Fatte salve le nostre policy aziendali, se dovessi escludere tutti gli artisti e i giornalisti che partecipano a eventi politici ogni estate, temo che dovrei allungare la lista», ha replicato Sergio.

Ancora incerta, invece, la sorte di Viva Rai 2 di Fiorello, evento televisivo dell’anno, «uno show da prima serata che va in onda al mattino e ha avuto grande successo su tutte le piattaforme. In Via Asiago ci sono dei palazzi e abitano delle persone», ha proseguito Sergio. «Con il mio staff e i condomini speriamo di trovare una sintesi che consenta a Rosario, che considera fondamentale quella location, di riprendere il programma. Ma in questo momento non sono in grado di dire se accadrà».

A proposito dei «dolorosi addi», tre su quattro sono stati curati con risorse interne (Report la domenica sera al posto di Che tempo che fa, Monica Maggioni a In mezz’ora abbandonata da Lucia Annunziata e Serena Bortone nello spazio di Massimo Gramellini), mentre non regge la scusa di una ricerca di marketing per il talk di Rai 3 che ha già un pubblico super consolidato. I nomi filtrati di Monica Giandotti, Luisella Costamagna e Peter Gomez del Fatto quotidiano erano una boutade? «Sfido qualunque azienda a sostituire in due giorni un programma che faceva ascolti importanti», ha premesso Sergio. «Alcuni di questi nomi possono essere stati fatti per autopromozione. Infine, ancora non è sicuro che Bianca Berlinguer continui ad andare in onda al martedì. Vedremo, magari ai primi di agosto avremo una notizia da darvi». Insomma, la trattativa potrebbe essere in corso. Difficile però che riguardi Giandotti e Costamagna, già previste con Poster, la prima, e Tango, la seconda, su Rai 2. Quanto a Gomez è appena stato nominato condirettore da Marco Travaglio.

Lo spazio spetta all’opposizione e, fuori dalla Rai, Michele Santoro metterebbe d’accordo sia il Pd di Elly Schlein che ha voluto in segreteria il suo ex collaboratore Sandro Ruotolo, sia Giuseppe Conte, leader del M5s, nel quale Marco Travaglio è molto ascoltato. Qualcuno di ben informato parla di una telefonata ricevuta da Michele e partita dai vertici Rai, ma lui nega.

 

La Verità, 8 luglio 2023

«Con questa campagna elettorale, meglio ballare»

Cara Luisella Costamagna, ci presenta il suo curriculum da ballerina?
«Ho fatto danza classica da bambina, come tanti».
Tanti?
«A sei anni mi piaceva avere il tutù e le scarpette a punta. Non coltivavo particolari ambizioni. Adesso ballo quando mi capita».
Per esempio?
«In vacanza, a una festa, corsi veri non ne ho mai fatti. Appena un paio di lezioni di tango, qualcun’altra di danza afro, quando andava di moda».
In gioventù?
«Mi piacevano i musical, il tip tap, Ballando sotto la pioggia, Gene Kelly più di Fred Astaire. Anche Blues brothers».
Un ricordo di lei ballerina?
«Ero in vacanza con i miei genitori e il villaggio organizzò una serata di rock acrobatico, ma a me capitò un partner mingherlino. Così mi toccò fare l’uomo e reggere le sue capriole. Ridevano tutti».
Balere, sagre paesane, discoteche o night?
«Vivevo in un paesino della provincia torinese di 1.300 anime e al sabato sera o la domenica pomeriggio si andava in discoteca. Adesso, a una festa di amici o in un hotel se c’è musica mi viene spontaneo ballare».
È la prima volta che Milly Carlucci le chiede di partecipare a Ballando con le stelle su Rai 1?
«Me lo chiese già qualche anno fa, ma dissi di no perché i tempi non mi sembravano maturi».
Perché ora lo sono?
«Ci siamo risentite in primavera e considerando che il ballo mi diverte, non ho trovato un solo motivo per non partecipare. Peraltro, dopo Agorà, non avevo impegni…».
Suo marito cos’ha detto?
«All’inizio era perplesso, ma poi si è convinto».
Giornalista televisiva e della carta stampata, autrice di libri-inchiesta sul sesso visto dagli uomini, Luisella Costamagna si è affermata nei programmi di Michele Santoro a partire da Moby Dick su Italia 1, anno 1996. Dopo la collaborazione con Maurizio Costanzo, ha firmato come autrice Annozero e Servizio pubblico, sempre di Santoro, per poi approdare alla conduzione in proprio su Sky e La7, fino alle ultime due edizioni di Agorà su Rai 3. Mentre parliamo la si sente svapare.
Sta fumando?
«Sì, fumo le sigarette elettroniche, recuperare il fiato sarà faticoso. Due anni di Agorà fiaccano fisicamente, prima andavo a nuotare, ora ho smesso. Sono sempre stata sportiva, ho giocato a calcio da centravanti. Da diversi anni ho scoperto le immersioni e ho preso il brevetto».
Un maschiaccio.
«Avevo due fratelli maschi, ma ho sempre rivendicato la mia femminilità».
Parliamo di Ballando, cosa pensa delle polemiche per l’arruolamento di Enrico Montesano?
«Penso che abbia ragione Milly Carlucci, Montesano è un grande uomo di spettacolo. Non condivido una sola parola di quello che dice sul Covid, ma non se ne parlerà perché Ballando è un varietà e non un programma d’informazione».
Lorenzo Biagiarelli è fidanzato della giurata Selvaggia Lucarelli: conflitto d’interessi?
«Confesso la mia ignoranza sia su di lui che sulle polemiche collegate».
Alex Di Giorgio per la prima volta ballerà con un partner gay.
(Sospira) «E che problema c’è?».
Discorso lungo. L’Espresso ha scritto che, partecipando a Ballando, corrompe la missione del giornalismo duro e puro.
(Ride) «Ho scoperto di avere dei nuovi tutori. Se ballo, come se faccio le immersioni, sono meno credibile come giornalista? Penso che quelli che mi attaccano cerchino visibilità attraverso di me. L’Espresso ha scritto che sono “una giornalista di razza” che è stata “salutata con imbarazzante leggerezza” dopo due stagioni di Agorà. Mi domando perché non l’hanno scritto quando è successo e lo fanno solo adesso, attaccandomi in nome di una categoria che non difendo».
Il ballo corrompe il giornalismo?
«Appunto, no. Sono due mondi diversi. Faccio la giornalista da trent’anni, penso di aver già dimostrato se sono capace di farlo o no».
Non trova curioso che chi critica la sua partecipazione a Ballando difenda a spada tratta la premier finlandese?
«È un problema loro. Una donna premier è libera di ballare a una festa come io lo sono di partecipare a un talent in cui si balla».
Ma lei è in quota riciclati con Gabriel Garko, in quota giornalisti con Giampiero Mughini o nella rivincita delle bionde con Paola Barale e Marta Flavi?
«Nei cast di Ballando c’è sempre stata la quota giornalisti. È un programma nel quale si fa del ballo sportivo con dei maestri e mi fido della credibilità che Milly gli ha dato negli anni. Nel cast ci sono concorrenti noti e popolari come Iva Zanicchi e Gabriel Garko che è un attore, non un riciclato. Altri sono più smarcati come Ema Stokholma e Paola Barale. Quello che mi compete è come provare a fare bella figura».
E la rivincita delle bionde?
«Anche delle brune, degli uomini e delle donne… Il ballo è interprofessionale, intergenerazionale, internazionale…».
Adesso è chiaro perché, giubilata da Agorà, non ha posato da martire: aveva voglia di far tardi la sera per andare a ballare.
«Su Agorà non voglio fare polemica. Dopo due anni di sveglia alle 4 del mattino, di non vita, di 2 ore di diretta al giorno e risultati eccellenti, mi sarei aspettata qualcosa di più e di meglio di un gelido “si accomodi”. Non fare una terza stagione ci stava pure, ma il nulla mi è sembrato un po’ ingeneroso».
Non le hanno detto niente?
«Non mi hanno proposto un’alternativa. Sono in contatto con Antonio Di Bella, (nuovo responsabile del genere Approfondimenti ndr): fino a dicembre c’è Ballando, vediamo se poi maturerà qualcosa».
Come gliel’hanno spiegato?
«Mario Orfeo mi ha comunicato che non avrei più fatto Agorà poco prima di essere rimosso anche lui dalla direzione degli Approfondimenti. Che abbia fatto bene il mio lavoro è nei fatti».
Non sarà perché è considerata in quota 5 stelle?
«Sono in tv dal 1996, quando i 5 stelle nemmeno erano nell’anticamera del pensiero di Beppe Grillo. In quante quote dovrei essere stata da allora?».
Cartabianca Carlo Calenda l’ha accusata di essere aggressiva.
«Ho fatto solo delle domande. Visto che parlava dell’incoerenza di altri politici ho citato una sua frase in cui si esprimeva in termini non entusiastici su Matteo Renzi. Poi gli ho chiesto se Mario Draghi è d’accordo sull’idea del Terzo polo di mantenerlo a Palazzo Chigi oppure se è un’iniziativa a sua insaputa. Forse alcuni politici non sono più abituati a ricevere delle domande».
I giornalisti potrebbero fare qualcosa di più per elevare questa campagna elettorale?
«Secondo me, sì. Per esempio, fare le domande ai politici. Proprio quello di Calenda è un caso emblematico, anche di un giornalismo acquiescente. Un altro problema di questo Paese è la memoria. Certe dichiarazioni o certe posizioni assunte non vengono tenute a mente quanto dovrebbero».
Per esempio, bisognerebbe chiedere più conto della gestione della pandemia?
«Infatti, il Covid sembra debellato. È un errore non parlarne soprattutto in prospettiva, perché purtroppo non è finito e bisogna continuare con la campagna vaccinale. Ho un figlio che tra pochi giorni tornerà a scuola e vorrei sapere perché certi interventi sui trasporti o sui sistemi di areazione non sono stati fatti».
Sarebbero interessanti anche risposte sulla mancata adozione degli antinfiammatori di cui l’Istituto Mario Negri ha documentato l’efficacia?
«Di fronte a un virus sconosciuto si è proceduto politicamente e scientificamente per approssimazione. Inevitabile siano stati commessi errori perché si facevano i conti con un virus nuovo. Ciò che preoccupa è che non se ne parli».
Come giudica che non si parli delle scelte economiche del governo Draghi e dell’invio di armi all’Ucraina?
«Negli ultimi mesi della mia conduzione di Agorà era un tema cruciale, mentre in campagna elettorale è scomparso. Un altro tema rimosso che riguarda milioni di italiani è quello delle pensioni, a fine anno scadrà quota 102: come la sostituiamo? Con una campagna elettorale così, meglio ballare…».
È proprio convinta.
«C’è solo lo scontro tra rosso e nero. Non si parla dei temi cruciali, ma dell’allarme per la democrazia».
Lei non lo vede?
«Non vedo derive autoritarie alle porte. Penso che il vero pericolo per la democrazia siano i troppi governi non scelti dagli elettori. E questo a causa del fatto che da anni, prima il Porcellum ora il Rosatellum, abbiamo leggi fatte per non far vincere gli avversari più che per garantire una maggiore e migliore rappresentanza degli italiani».
Le piacciono di più i manifesti rossoneri di Letta o le barzellette su TikTok di Berlusconi?
«Né gli uni né le altre. Sono radicalizzazioni inevitabili nelle campagne elettorali. Preferirei che i giornalisti facessero le domande e si parlasse di temi concreti».
Anche a lei sembra che Giorgia Meloni abbia un problema con le donne?
«No, anzi».
Sono le donne che hanno un problema con lei?
«No, domanderei ai suoi colleghi perché lei sia l’unica donna leader di partito e candidata premier. Perché gli altri sono così in ritardo? Rinfacciare a lei un problema con le donne lo trovo surreale».
Elly Schlein ha detto che non se ne fa niente di una donna premier non femminista.
«Condivido quello che ha detto Hillary Clinton: “La prima donna premier è sempre una rottura col passato, ma sicuramente è una buona cosa. Dopodiché sarà giudicata per quello che fa”. Nel frattempo registro che nel Regno unito siamo alla terza premier donna».
Andrà a votare?
«Sono sempre andata, votare è un diritto-dovere. Mi preoccupa lo scollamento che percepiscono gli italiani, il 40% tra indecisi e astenuti è un campanello d’allarme su cui riflettere».
La causa è un difetto di rappresentanza o la nascita di troppi governi creativi?
«Vedo varie motivazioni di questa distanza. Siamo usciti da una fase di grave preoccupazione sanitaria e siamo piombati in un’emergenza economica ed energetica. Il costo delle bollette è un problema serio e stringente e gli italiani vorrebbero delle risposte sul gas, sulle pensioni e sulla pandemia, invece si parla di TikTok».
Tornerà a scrivere sui giornali, magari sul nascente Nuovo mondo di Michele Santoro?
«Anche se prenderò sul serio Ballando con le stelle, continuerò a fare la giornalista, partecipando ai talk show e scrivendo. Conducendo Agorà in Rai avevo interrotto le collaborazioni perché tenevo a presentarmi in modo imparziale. Ora le riprenderò. Santoro non lo sento da tanto; nelle posizioni che ha espresso ultimamente, dopo un periodo di smarrimento, ho ritrovato il Michele che conosco».

 

 La Verità, 10 settembre 2022