Tag Archivio per: telecronache

Concediamo il rodaggio… A Dazn e anche al pubblico

Il contraccolpo sulle abitudini dei telespettatori è stato forte, niente da dire. Anni di telecronache di Maurizio Compagnoni e Luca Marchegiani non si archiviano con un click. Ci vorrà tempo, quello del rodaggio delle nuove voci, dei nuovi commentatori, dei nuovi volti di Dazn che da questa stagione, e per le prossime due, ha l’esclusiva delle partite della Serie A, «il campionato dei campioni d’Europa», com’è stato prestamente rinominato. Il contraccolpo è stato forte a cominciare da alcuni disguidi tecnici (il buffering frequente e la scarsa definizione dell’immagine), ma già da domenica e lunedì la qualità del servizio è visibilmente migliorata. Ci vorrà qualche settimana, invece, perché il pubblico si abitui alle nuove coppie di telecronisti e ai nuovi modi di commentare le partite. Rispetto a Sky, l’approccio della piattaforma streaming appare complessivamente più agile e smart, una formula che ha inevitabilmente alcuni lati positivi e altri negativi. Tra i primi va ricordato l’approccio più diretto all’evento agonistico, con i collegamenti dallo stadio, una maggior velocità della comunicazione, un minor grado di retorica e autocompiacimento delle firme del giornalismo che affollavano e affollano lo studio di Sky. Sostituito su Dazn dalla Square, uno spazio minimalista nel quale si muovono i conduttori del pre e postpartita, accompagnati da un paio di commentatori. Una situazione forse troppo spoglia e da perfezionare, ma nella quale può spiccare l’empatia di conduttori come Marco Cattaneo, Giorgia Rossi e Diletta Leotta. Un miglioramento si auspica anche nelle telecronache, piuttosto anonime e poco incisive salvo quelle di Pierluigi Pardo, Ricky Buscaglia e Stefano Borghi, e nei commenti tecnici che risultano generalmente incolori, con l’eccezione di quelli di Francesco Guidolin, sempre preciso e originale, e di Massimo Ambrosini, già ben rodato. Per gran parte della squadra si tratta di un’esperienza inedita e non ci s’inventa «seconda voce» dalla mattina alla sera. Manca, per ora, anche la possibilità della visione simultanea di più partite nello stesso canale, che arriverà dopo la sosta per la Nazionale. Diamo tempo a Dazn di crescere in esperienza e autorevolezza, consapevoli che, come in tutti i settori, anche nel telecalcio la concorrenza può sortire effetti virtuosi. Qualche segnale già s’intravede nei toni più pacati e controllati di alcuni volti degli altri canali sportivi. Per i pochi telespettatori che possono permettersela, invece, la pluralità dell’offerta si traduce in possibilità di confronti e in maggior qualità.

 

La Verità, 24 agosto 2021

Si sarà pentito Sconcerti di essere andato in Rai?

Chissà a che cosa penserà Mario Sconcerti, appollaiato su quello sgabello, solingo al centro dello studio, tra una concione e l’altra di Franco Lauro, il giornalista di Raisport che, passando la linea ai telecronisti della partita in programma è solito invitare ad «allacciare le cinture». Benvenuti, si fa per dire, alla Coppa Italia ribattezzata Tim Cup, manifestazione esclusiva Rai (Rai 1, ore 20.30, share del 20,8 per Napoli-Fiorentina). Abituati alle esclusive della Serie A e della Champions League, appannaggio delle tv a pagamento, la sintonizzazione sui canali della televisione pubblica in occasione della seconda, per importanza, competizione calcistica nazionale è un tuffo all’indietro di qualche decennio, diciamo nella Germania est pre caduta Muro. Non che a Berlino ovest la situazione sia rosea, anzi. Il tifo bianconero pervade ormai ogni anfratto del palinsesto di Sky Sport, dalle telecronache ai commenti passando per i notiziari, e a un milanista come il sottoscritto può capitare di sentire l’ex capitano rossonero Massimo Ambrosini sostenere che il Napoli di Sarri è superiore al Milan di Sacchi senza poter scaraventare il telecomando contro il teleschermo. Quanto a Premium di Mediaset, le telecronache ci portano di volta in volta in un vecchio film di cappa e spada a colpi di sciabolate tese e morbide o, a scelta, in un western popolato di mucchi selvaggi. Ordunque, si approda ai canali della Rai radiotelevisione italiana speranzosi di una boccata di calcio ben raccontato e ben commentato. In fondo la scuola che parte da Nicolò Carosio e passa per Nando Martellini e Bruno Pizzul dovrebbe essere garanzia. Purtroppo bastano pochi minuti per constatare che certi nomi è meglio dimenticarli per non affliggersi nel confronto. Non che manchi l’impegno, encomiabile sia in Gianni Cerqueti che in Stefano Bizzotto, accompagnati dai commentatori Alberto Zaccheroni, Mauro Somma o Roberto Rambaudi. Quello che manca è la qualità, il giusto mix di competenza tecnica, linguaggio, modernità. Invece, forzature e affanni diffondono una patina di tristezza. Per chi lo ama, il calcio è passione, malattia, qualcosa che sfiora la disciplina scientifica. Anche la sigla della Tim, il brano All Night di Parov Stelar ballato dalla star di YouTube Just Some Motion (Sven Otten) che trasmette energia allegra mentre una voce conferma che «è bello amare il calcio», alimenta le aspettative. Poi arrivano la laconicità dello studio, le cravatte di Lauro e l’enfasi forzata di Cerqueti. Chissà a cosa penserà Sconcerti? Forse a chi o a che cosa gli ha fatto lasciare la pay tv per trasferirsi nella Germania est pre caduta Muro…

La Verità, 26 gennaio 2017