Si sarà pentito Sconcerti di essere andato in Rai?

Chissà a che cosa penserà Mario Sconcerti, appollaiato su quello sgabello, solingo al centro dello studio, tra una concione e l’altra di Franco Lauro, il giornalista di Raisport che, passando la linea ai telecronisti della partita in programma è solito invitare ad «allacciare le cinture». Benvenuti, si fa per dire, alla Coppa Italia ribattezzata Tim Cup, manifestazione esclusiva Rai (Rai 1, ore 20.30, share del 20,8 per Napoli-Fiorentina). Abituati alle esclusive della Serie A e della Champions League, appannaggio delle tv a pagamento, la sintonizzazione sui canali della televisione pubblica in occasione della seconda, per importanza, competizione calcistica nazionale è un tuffo all’indietro di qualche decennio, diciamo nella Germania est pre caduta Muro. Non che a Berlino ovest la situazione sia rosea, anzi. Il tifo bianconero pervade ormai ogni anfratto del palinsesto di Sky Sport, dalle telecronache ai commenti passando per i notiziari, e a un milanista come il sottoscritto può capitare di sentire l’ex capitano rossonero Massimo Ambrosini sostenere che il Napoli di Sarri è superiore al Milan di Sacchi senza poter scaraventare il telecomando contro il teleschermo. Quanto a Premium di Mediaset, le telecronache ci portano di volta in volta in un vecchio film di cappa e spada a colpi di sciabolate tese e morbide o, a scelta, in un western popolato di mucchi selvaggi. Ordunque, si approda ai canali della Rai radiotelevisione italiana speranzosi di una boccata di calcio ben raccontato e ben commentato. In fondo la scuola che parte da Nicolò Carosio e passa per Nando Martellini e Bruno Pizzul dovrebbe essere garanzia. Purtroppo bastano pochi minuti per constatare che certi nomi è meglio dimenticarli per non affliggersi nel confronto. Non che manchi l’impegno, encomiabile sia in Gianni Cerqueti che in Stefano Bizzotto, accompagnati dai commentatori Alberto Zaccheroni, Mauro Somma o Roberto Rambaudi. Quello che manca è la qualità, il giusto mix di competenza tecnica, linguaggio, modernità. Invece, forzature e affanni diffondono una patina di tristezza. Per chi lo ama, il calcio è passione, malattia, qualcosa che sfiora la disciplina scientifica. Anche la sigla della Tim, il brano All Night di Parov Stelar ballato dalla star di YouTube Just Some Motion (Sven Otten) che trasmette energia allegra mentre una voce conferma che «è bello amare il calcio», alimenta le aspettative. Poi arrivano la laconicità dello studio, le cravatte di Lauro e l’enfasi forzata di Cerqueti. Chissà a cosa penserà Sconcerti? Forse a chi o a che cosa gli ha fatto lasciare la pay tv per trasferirsi nella Germania est pre caduta Muro…

La Verità, 26 gennaio 2017