Il giornalismo di Lerner alla scoperta dei tanti islam

Niente da dire, Gad Lerner le inchieste e i reportage li sa fare. È noto fin dai tempi dell’Espresso, ancor prima dello sbarco in tv a Profondo nord e Milano, Italia al quale il titolo del nuovo programma fa riferimento (Rai 3, domenica ore 22.50, share del 7,56 per cento). A differenza del format storico, Islam, Italia si svolge tutto in esterni, per intervistare giovani convertiti alla religione salafita, imprenditori del Qatar, la consigliera comunale musulmana a Milano, il professor Stefano Allievi, esperto di Islam. Di confessione ebraica, le domande di Lerner hanno una preoccupazione critica, che si aggiunge alla diffidenza diffusa verso una religione sospettata di essere una teocrazia con eccessi violenti e tendenze dominatrici.

A un ragazzo che, ventenne, è andato a studiare a Medina tornandone salafita chiede perché si proclama continuamente Allah è il più grande: «Non c’è una dimensione competitiva, un’aspirazione dell’Islam a sottomettere le altre confessioni?». Anche la questione del trattamento della donna è un tema caldo. Alla Fiera del Levante dove la comunità si trova nella ricorrenza del sacrificio di Abramo e si prega in stanze separate per sesso, la troupe viene allontanata da quella riservata alle donne. Nello stesso giorno «i tagliagole dello Stato islamico sgozzano alcuni prigionieri come pecore» e Lerner si chiede quanti Islam esistano: l’Islam dei bisognosi, l’Islam deturpato dell’Isis, l’Islam capitalista ma integralista di Al Wahabi. A Doha (Qatar), in uno sfarzoso centro commerciale che imita la galleria di Milano, convivono alta moda e castigatissimi abiti neri. Ma per lo sceicco non c’è contraddizione perché «quando gli affari girano ne beneficiano tutti». Nel quartiere cristiano non si può esporre la croce, le campane sono vietate e l’evangelizzazione è sanzionata con il carcere. Tornati a Milano, il professor Allievi sostiene che l’Islam dei fratelli musulmani e dei salafiti sia più un ostacolo che un veicolo del jihadismo. Ma Sumaya Abdel Qader, giovane consigliera comunale con tre lauree, è stata accusata di apostasia (che in alcuni Paesi arabi comporta la pena di morte) dalle frange integraliste perché, entrando in politica, ha aderito alle leggi italiane.

Insomma, Lerner mostra che l’Islam moderato esiste ed è maggioritario. Ma esiste anche quello ipocrita degli affari e quello pronto agli anatemi e alle rappresaglie. Il viaggio si chiude a Piacenza, dove un gruppo di facchini e magazzinieri prega inginocchiato sulle bandiere sindacali dopo la morte di un confratello, investito da un camion. Sono lavoratori in nero, sfruttati. Esiste anche l’Islam della classe operaia. Lerner le inchieste le sa fare: peccato siano orientate sempre nella stessa direzione.

La Verità, 22 novembre 2016