Gualtieri, la chitarra e i talk show imperturbabili
A un certo punto, ieri mattina ad Agorà, condotto da Luisella Costamagna, è comparso Roberto Gualtieri alla chitarra mentre strimpella Bella ciao. Una clip già vista centinaia di volte, che gli autori del programma di Rai 3 hanno pensato bene di riproporre per omaggiare il neosindaco di Roma. È un dettaglio, ma a volte certi dettagli illuminano ampi scenari. Succeda quel che succeda, i talk show proseguono imperterriti con i loro format, i politici di prima, seconda e ventesima fascia, visti e rivisti in tutte le salse e da tutte le angolazioni. Pazienza se l’audience vivacchia e la sfiducia generale della popolazione nei confronti della politica sta fagocitando la partecipazione al voto degli elettori che in queste amministrative ha toccato il punto più basso: 43,93% al ballottaggio di domenica e lunedì. Per inciso, va detto che la sfiducia verso la politica investe anche le istituzioni di vertice della Repubblica visto che, nei momenti più critici, si ricorre sistematicamente, ma con esiti alterni, a personalità non elette (Mario Monti, Giuseppe Conte, Mario Draghi). Tornando alla telepolitica e al suo lieve ma decisivo distanziamento dalla realtà, tutta la faccenda si potrebbe sintetizzare con la parafrasi di un noto slogan: talk show pieni, urne vuote. Anche i talk, però, registrano dei vuoti, soprattutto nelle platee del pubblico (Speciale Elezioni TgLa7, 675.000 telespettatori, 3,1% di share), stanco delle solite facce di giornalisti, abbonati dell’ospitata.
Il tema del giorno è la sconfitta del centrodestra con annessa resa dei conti tra i suoi leader e l’euforia che soffia tra i dem. I palinsesti ne traboccheranno a lungo, in attesa che, scongiurato il ritorno del fascismo, emerga un’altra tigre da cavalcare. Intanto, il manuale della narrazione unica consiglia di sottacere la sconfitta di Giuseppe Conte e del suo modello di comunicazione mutuato dal Grande fratello. Mentre, al contrario, non è nemmeno pervenuto il fatto che Mario Draghi abbia drasticamente ridotto il ruolo della televisione e cancellato quello dei social, rendendo necessario un ricalcolo del sistema. Si sa, la gran cassa mainstream si autoriproduce e rafforza con lo strabismo. Le voci dissonanti alla Massimo Cacciari e Alessandra Ghisleri sono marginalizzate. Per la cronaca, il primo ha detto che l’unico dato di queste elezioni amministrative su cui riflettere è l’astensionismo, e la seconda che nelle grandi città il centrodestra non ha mai sfondato essendo più radicato in provincia. Che però, stavolta, non era chiamata al voto.
La Verità, 20 ottobre 2021