La docuserie delle Iene sulla lotta anti-Covid
C’è Alessandro, un ragazzo che ha scritto alle Iene perché non sapeva come fare a mandare un messaggio a suo padre di 77 anni, sedato in terapia intensiva. C’è Mario, un paziente anziano e paraplegico, da due settimane tra i sub intensivi. C’è Angela, un’ex farmacista già dializzata, prima ricoverata tra gli infettivi, poi entrata in terapia intensiva e ora finalmente riportata nella sezione infettivi. «Siamo tornati all’ospedale di Padova per raccontarvi come stiamo affrontando la seconda ondata», dice Alessandro Politi infilandosi camice, mascherina e visiera prima di imboccare il corridoio del Monoblocco, avamposto di 150 posti letto. È la quarta settimana che, come in una docuserie, Le Iene raccontano «La prima linea della lotta al coronavirus» a contatto con medici, infermieri e malati, con servizi arricchiti da brevi tutorial sulle parti più tecniche (Italia 1, martedì ore 21,20, share dell’8,7%, 1,6 milioni di spettatori). Si capisce cos’è la nutrizione parenterale per i pazienti che non possono mangiare. Si imparano i diversi modi di somministrare l’ossigeno in base alla gravità della malattia. Dottori e infermieri spiegano senza retorica le loro azioni. Politi e Marco Fubini aggiornano sullo stato di salute dei «nostri amici». Dopo aver parlato con Alessandro, il primario della terapia intensiva si presta a mostrare al padre il suo videomessaggio: non potrà vederlo, ma sentirlo sì… La distanza dagli affetti è la sofferenza maggiore. Lo dice anche Mario, sorridente sotto la barba lunga perché i suoi indicatori stanno migliorando. Passa la giornata «pensando». A cosa? «Alla famiglia, alle mie cose. Ventiquattro ore sempre in questa posizione, mi muovo solo per evitare le piaghe. La mente non si ferma mai. È durissima». Mostra la foto delle nipotine e dei compagni delle bocce, anche loro in carrozzella. Arriva il giorno del ritorno a casa: «Per me è come rinascere la terza volta». Camilla, la figlia di Angela, è incinta e, dopo un periodo già difficile – trapianto di rene, rigetto, depressione, nuova dialisi – è arrivato il Covid. Ma nell’attesa della nipotina ora la «quasi nonna» sta ritrovando il sorriso: «Voglio sperare positivo, si fa la stessa fatica che a pensare negativo. Quindi…». Politi torna da Alessandro con un filmato che mostra lo stato del papà: «Fa male vederlo così, ma l’ho rivisto e questo mi fa sperare, perché davanti alle difficoltà è un leone».
Volti, rughe, letti, speranze… Si capisce cento volte di più che cos’è il coronavirus da un servizio così che in dieci dibattiti tra virologi.
La Verità, 19 novembre 2020