Realiti, l’Italia dei mostri spopola su Instagram

Problema superato, televisivamente parlando. Nella prima puntata Realiti – Siamo tutti protagonisti era due programmi in uno. Il putiferio scatenato dal servizio sui neomelodici siciliani che cantano in napoletano era nato da questa ambiguità. Il programma condotto da Enrico Lucci era satira di costume o inchiesta tosta? Gestire il doppio linguaggio in diretta non è facile per nessuno. Ospite in studio, «un pischello» aveva pronunciato frasi orribili a proposito di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Al che il conduttore, abbigliato in total red, lo aveva esortato a studiare la storia della Sicilia per capire che «la mafia è merda» (testuale). Nel servizio, un altro neomelodico si rivolgeva con parole di elogio contenute nel suo cd allo zio, boss mafioso all’ergastolo in regime 41 bis. L’intento di Realiti è mostrare le nuove forme di successo e di eccesso consentite dai social media, Instagram in particolare, regno del mainstream più effimero. In studio, Lucci amministra la parodia del vuoto: cinque «concorrenti inconsapevoli» (non più sette) partecipano a una gara di popolarità decisa da una giuria composta dai «saggi», la solita Asia Argento, lo scrittore carico di background Aurelio Picca e il rapper pensoso Luchè, e da una giuria popolare. Tra i concorrenti si mischiano personaggi folcloristici come la sorella del fantomatico Mark Caltagirone, e altri reali come Matteo Salvini, chiamato familiarmente Matteo, visti sempre da una prospettiva trash. La caricatura di un intero filone televisivo raggiunge il vertice nell’intervista al confessionale, satira di rubriche e conduttori facilmente riconoscibili. Dove stava il problema? Nei servizi d’inchiesta drammatici che intervallavano il clima cialtrone dello studio. Nella prima puntata, oltre ai neomelodici finiti nel mirino della magistratura, ce n’era uno sul racket della mafia nigeriana ai supermercati che evidenziava numerosi reati sui quali le toghe non han battuto ciglio. Dopo la parte «riparatoria» con il procuratore antimafia Alfonso Sabella che ha parlato della vigliaccheria degli esponenti mafiosi, nella seconda puntata, registrata e trasmessa in seconda serata, le inchieste hanno ceduto il passo a servizi più leggeri e coerenti con il resto del programma (Rai2, mercoledì, ore 23,10, share del 3.7%). Esemplari quello sulla «vita da influencer» di Asia Valente, e quello sui «gioielli del latte», confezionati con il latte materno post-gravidanza solidificato in piedini, ampolline, farfalline. Problema superato: l’Italia dei mostri che comincia in tv, passa dai social e ritorna in tv, è servita.

 

La Verità, 14 giugno 2019