Raccontare la disabilità senza pietismi si può

Raccontare la disabilità senza buonismi e ipocrisie si può. Lo dimostra tutte le domeniche mattina O anche no, rubrica di poco più di mezz’ora, condotta da Paola Severini Melograni (Rai2, domenica, orario variabile tra le 8 e le 9, share attorno al 2%). Autenticità, leggerezza, immediatezza, anche allegria: la sorpresa è proprio che i protagonisti, in gran parte portatori di handicap, sono ragazzi sorridenti, espressivi della loro età, ben disposti verso la vita. Il programma scorre veloce grazie alle canzoni dei Ladri di carrozzelle, band romana di musicisti disabili con trent’anni di storia, una quindicina di cd all’attivo e partecipazioni a concertoni del Primo maggio e al Festival di Sanremo del 2017, ai racconti del personale dell’Albergo Etico che dà lavoro a giovani portatori di handicap, ai contributi di Radioimmaginaria, alle provocazioni del «troll» Gianmarco Saolini, al racconto di una ragazza non vedente dell’esperienza della cena al buio.

Il tema di domenica era il rapporto tra disabili e animali. Così Alessandra Santandrea, rimasta in sedia a rotelle in seguito a un incidente stradale nel 2002, ha raccontato la sua vita con un cane meticcio che la assiste e le ha ridato il sorriso: «Si può soccombere sotto il peso di quel che accade o accettare la sfida. Io l’ho anche vinta». Ora Lulù è diventata anche insegnante di altri cani che si occupano di persone disabili. Oppure Sara Morganti, campionessa di equitazione, alla quale a 19 anni è stata diagnosticata la sclerosi multipla, ha spiegato come ha affrontato la situazione continuando a gareggiare nel salto a ostacoli tra gli atleti con handicap.

Severini Melograni dialoga con gli ospiti che riesce a coinvolgere dal mondo dello spettacolo. Nelle scorse puntate Flavio Insinna, Carlo Verdone, l’altro giorno Renzo Arbore che si è commosso ricordando un suo nipote settantenne, «fermo perché in sedia a rotelle, ma anche perché mentalmente rimasto all’età di sei anni», morto da poco. L’inventore di Indietro tutta, testimonial della Lega del Filo d’oro, trova nella musica, «grande consolatrice», l’aiuto a dialogare con chi è meno fortunato, perché, attraverso quelli che nel gergo della disabilità si chiamano i residui, le parti ancora attive dei sensi, s’instaura una comunicazione nella quale «la vita vince sempre». Ecco, da un programma sulla disabilità non ci si aspetterebbe una sferzata di positività. Invece… Bisogna ringraziare Carlo Freccero per lo spazio trovato in palinsesto: il capolavoro finale sarebbe trovargliene uno più strategico.

 

La Verità, 22 ottobre 2019