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L’ex iena Mammucari è una belva senza autoironia

Su una cosa, a proposito di Teo Mammucari, Francesca Fagnani ha perfettamente ragione, ed è quando sottolinea una certa schizofrenia dello showman: «Lei è molto ironico, non è autoironico». È una patologia ricorrente tra le star dello spettacolo. Trovare tra i big della televisione, del cinema e della musica qualcuno che resti con i piedi per terra è piuttosto raro. Nel mio piccolo, me ne accorsi alcuni anni fa quando volli intervistare una iena, in qualche modo un collega del nostro caro Teo. Una iena spietata, cinica e irriverente con tutti, e mi furono poste una serie di condizioni. Rimasi stupito: ma come, voi tendete agguati per strada a chiunque per poi lavorare molto di montaggio, e adesso volete rileggere domande e risposte prima della pubblicazione? «Se uno attacca tutti e non sostiene un’intervista…», ha osservato ancora Fagnani durante l’attesa puntata di Belve, smascherando la doppia misura dell’ospite (Rai 2, ore 21,30, 10,6% di share, 1,8 milioni di telespettatori). Il suo stile potrà piacere o no, ma se si accetta di entrare in quello studio, a maggior ragione se ci si autopropone, si sa in anticipo che bisogna stare al gioco, accettare la graticola, qualche punzecchiatura, il ritorno alla luce di vicende rimosse, disporsi a rispondere in tempo reale sul filo dell’autoironia. Invece Teo ha mostrato di non essere a suo agio fin dall’inizio («Quando dici buonasera e benvenuto vuol dire “statte zitto”…»). Come i telespettatori hanno avuto modo di apprezzare in tutti i suoi programmi, non ultimo quel piccolo gioiello che è stato Lo spaesato, nel quale si vestiva da incantatore della brava gente di provincia, Mammucari è un’enciclopedia di sfumature dell’ironia, da quella bonaria a quella piaciona, da quella cinica a quella caustica. Al contrario, ospite di Belve, si è dimostrato un analfabeta dell’autoironia smarrendo subito il suo aplomb perché l’intervistatrice ha iniziato a dargli del lei, a differenza di quanto accadeva dietro le quinte e nei messaggi privati. Ci sta un cambio di registro di fronte a qualche milione di telespettatori. Teo doveva saperlo se, come le buone regole suggeriscono, avesse visto in precedenza il programma. Ma forse le buone regole valgono solo per gli altri.

Post scriptum L’intervista citata da Fagnani che il nostro caro Teo non ricorda è uscita sulla Verità il 21 ottobre 2018 e l’avevamo fatta un paio di giorni prima nel suo prestigioso appartamento all’undicesimo piano di un grattacielo in zona Porta Nuova a Milano, una casa arredata con eleganza e opere d’arte di valore. Ah, ho una testimone molto affidabile…

 

La Verità, 12 dicembre 2024

Le Belve da salotto sono virali, ma graffiano meno

Anche per essere Belve da salotto bisogna saper fare le domande. Tutto bene, quindi, con Francesca Fagnani e il format Fremantle al costo di 320.000 euro a puntata? Fino a un certo punto, nonostante il boom di ascolti: Rai 2, martedì, ore 21,35, share del 12,6%, 2,2 milioni di telespettatori. Perché in questa edizione più che nelle precedenti affiora il quesito se prevalga la ciccia o il contorno. Intanto, si comincia il giorno prima della messa in onda, con le famose anticipazioni. Strano scopo per una belva quello di andare sui giornali, averne il plauso, diventare virali. E non a caso, ieri, un secondo dopo i dati Auditel, gli account della claque erano già in estasi. Il riconoscimento mediatico è ricercato scientemente con le affettuosità e le frequenti citazioni delle testate giuste. Tale apparato captante, vera «bestia» promozionale, era già attivissimo nelle scorse stagioni. Nella nuova, però, il salotto si è espanso con gli innesti delle Eterobasiche, un duo comico femminile, e un ulteriore momento espressivo di «libera arte». Contorno, appunto. Che serve ad allungare il brodo e spingere all’inizio del giorno seguente il programma successivo. E chissà come esulta Alessandro Cattelan. È la bulimia del format. L’ambizione a trasformarsi in varietà, in rotocalco, in newsmagazine. Del resto, il modello conclamato è Vanity Fair, interviste con outing incorporato in confezione patinata, scintillante, più glamour che si può.
La lunghezza della premessa la dice su quanto ci sia da scartare prima di giungere al contenuto del pacco vero e proprio. Il regalo. Che, per chi ama le vite segrete(?) dei vip e il retrobottega dello showbiz, spesso c’è. Ordunque. Martedì sera l’intervista più attesa era quella a Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, la prima dopo la rottura con Chiara Ferragni. Minoleggiando, la conduttrice non gli ha risparmiato gli argomenti scomodi. «Posso chiederle quando è davvero finito il vostro amore?». «Si parla di tradimenti». L’esposizione dei figli sui social eccetera. Fedez ha risposto, cazzeggiato, pianto, spesso accusando il sistema mediatico. Lui che, insieme alla moglie, ha fatto della comunicazione il suo asset e la sua filosofia. In fondo, è questa la formula del successo: la curiosità di chi fa le domande sposa la bramosia di parlar di sé ed essere al centro degli ospiti. Fagnani non si è risparmiata, pur senza graffiare troppo ed evitando qualche territorio accidentato. Tipo la travagliata esperienza sanremese della coppia. Sarebbe stato carino conoscere la versione del 50% dei Ferragnez. Lampeggiando gli occhioni e le chilometriche ciglia, la belva da salotto gli avrebbe di sicuro carpito qualcosa.

 

La Verità, 11 aprile 2024

Caso Fedez: TeleMeloni? Macché, comanda Coletta

Altro che TeleMeloni, in Rai funziona ancora alla grande TeleColetta. Comandano sempre i soliti noti. Una squadra di derivazione dem, con intense sfumature arcobaleno. Eppure la narrazione è di tutt’altro tipo. Per capirlo serve riavvolgere il nastro. La faccenda della censura a Fedez è andata proprio come dice l’ultima nota della Rai e «non ha nulla a che vedere con la politica, che non si è minimamente interessata al caso se non per strumentalizzare la vicenda, dopo il post di Fagnani». Lo ha confermato anche l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio: «Il problema non è riferito alla presenza retribuita o gratuita. La decisione è legata a una valutazione di opportunità riferita alle ultime sue presenze in Rai, sia per il 1° maggio che per l’ultimo Sanremo». Ciò nonostante la colpa è finita sul conto della nuova dirigenza, leggi governo delle destre. Si sa, «la politica» fa il suo gioco. E imputare a TeleMeloni lo stop all’invito a Belve di Rai 2 del rapper Federico Leonardo Lucia, tuttora ricoverato in ospedale dove è stato operato due volte in pochi giorni per curare un’emorragia da ulcera, è manovra fin troppo facile. Non a caso i dichiaratori di professione, da Matteo Orfini a Francesco Verducci del Pd fino a Dario Carotenuto, grillino in commissione di Vigilanza, ci si sono buttati a peso morto. Ma le cose non stanno così e qui si prova a ricostruire come e perché sia avvenuto il dirottamento delle responsabilità.

Si deve sapere che la dirigenza che sovrintende all’Intrattenimento del primetime della Rai, da cui dipende il programma di Francesca Fagnani, è la stessa identica che lo governava ai tempi di Carlo Fuortes. È vero, è stato cambiato il direttore: ora Marcello Ciannamea è subentrato al sempre potente Stefano Coletta, già direttore di Rai 3, poi di Rai 1, poi appunto dell’Intrattenimento della prima serata fino al maggio scorso. Quando, nonostante la lunga serie di flop da lui firmati (Parlami d’amore, Da grande, Il cantante mascherato per citarne alcuni) è stato promosso direttore della Distribuzione, ovvero l’organizzazione dei palinsesti. Un uomo forte, professionalmente parlando. Una figura storica dell’azienda, ora titolato di un ruolo che, a seconda di come lo si interpreta, può essere di grande potere. Alla presentazione dei palinsesti a Napoli del 7 luglio scorso, Coletta ha recitato la parte del leone e tutto è stato subito chiaro. Fatto mai accaduto finora, qualche giorno dopo il suo successore Ciannamea ha confermato in blocco tutti i vicedirettori: Giovanni Anversa, Claudio Fasulo e Federica Lentini, quest’ultima protagonista di un’ascesa professionale che l’ha portata rapidamente fino alla supervisione dell’ultimo Festival di Sanremo. Durante il quale i Ferragnez hanno imperversato: Chiara, con la sua ospitata, la promozione del profilo Instagram e della serie di Amazon a loro intitolata, che ha procurato una multa dell’AgCom di 170.000 euro; Fedez, con le esibizioni tutte virate contro esponenti del governo, il sottosegretario Galeazzo Bignami e il ministro Eugenia Roccella e, nella serata finale, con la simulazione di un atto sessuale con Rosa Chemical. Come si ricorderà, Coletta prese le distanze e sottolineò l’autonomia creativa dell’artista. Ma il mancato controllo sui contenuti delle performance del rapper è rimasto come una brutta macchia sul curriculum.

A metà maggio, con l’arrivo della nuova dirigenza, Coletta è stato spostato alla Distribuzione. Ma è tutt’altro che neutralizzato, anzi. Continua a muoversi con disinvoltura sulla scacchiera aziendale grazie al fatto che i suoi uomini e le sue donne sono rimaste dov’erano. Blog e siti lo sponsorizzano. Qualche giorno fa, a proposito dell’esordio stagionale di Belve, Giuseppe Candela del Fatto quotidiano online e Dagospia ha postato su X: «Vola #Belve al 10%, vola #StaseraceCattelan 8,5%. Serata firmata Stefano Coletta, va detto». Infine, ed è ciò che più conta per il funzionamento della connection, egli è fedelissimo ai suoi. A Serena Bortone, per esempio, promossa da Agorà della sua Rai 3 a Oggi è un altro giorno della sua Rai 1 e ora sistemata a Chesarà nel weekend di Rai 3. Al suo protegé Paolo Conticini, piazzato nelle fiction e alla conduzione di game e rubriche varie. E, come detto, ai suoi ex vicedirettori, che pare incontri di mattina per un caffè molto operativo, nel quale si valutano ospitate, si promuovono volti amici, si stoppano passaggi sgraditi. Oltre al semaforo rosso per Fedez a Belve, per esempio, l’altro giorno è stato alzato anche quello per Memo Remigi che avrebbe dovuto tornare in Rai, ospite di Domenica in, dopo la radiazione decisa per le molestie ai danni di Jessica Morlacchi proprio in Oggi è un altro giorno, il programma condotto da Bortone. Niente da fare anche per lui, la vendetta ha la memoria lunga e non ammette eccezioni.

Federica Lentini è inflessibile e controlla anche i budget dei programmi di Intrattenimento. Ma questo non spiega la sottolineatura del comunicato Rai che quella di Fedez a Belve sarebbe stata una «partecipazione retribuita». Tutti gli ospiti, infatti, percepiscono un cachet, motivo per cui il programma è prodotto esternamente da Freemantle. Più pertinente, invece, la precisazione che si tratta di «un programma di intrattenimento e non di una trasmissione giornalistica». È per questo che ricade sotto la giurisdizione di Ciannamea e dei suoi vicedirettori. Quelli di TeleColetta.

 

La Verità, 3 ottobre 2023

In prima serata le Belve di Fagnani graffiano di meno

L’ambizione, probabilmente. E anche le strategie di palinsesto. Solo che, a volte, le promozioni non si concretizzano e si viene rimandati. E le promozioni, di altro tipo, martellanti e pervasive, non bastano. Le Belve di Francesca Fagnani spostate in prima serata su Rai 2 non graffiano. Hanno le unghie spuntate. Anche perché a quell’ora non si può essere troppo selvatici.

C’era molta attesa per lo sbarco nel palinsesto nobile del programma di interviste condotto dalla giornalista già collaboratrice di Giovanni Minoli e Michele Santoro. Il lancio si era avvalso della massiccia potenza di fuoco delle maggiori testate cartacee e online. Per dire, nel giorno di programmazione Dagospia sfornava tre diverse anticipazioni. Partendo da lontano, il piano ordito da Stefano Coletta, direttore dell’Intrattenimento prime time, prevedeva la partecipazione di Fagnani al Festival di Sanremo come trampolino per la nuova collocazione. Invece, tanto rumore ha partorito un esito poco belluino: 4,5% di share e 839.000 telespettatori. Già l’anno scorso la stessa operazione non aveva funzionato per Drusilla Foer, applaudita all’Ariston, ma finita in penombra una volta incasellata nelle rubriche di Rai 2.

Fagnani è solo alla prima puntata e, oltre a innestare Ubaldo Pantani, con le sue esilaranti imitazioni, verosimilmente apporterà delle correzioni. Tuttavia, Belve appare più adatto alla seconda serata, orario di confidenze e confessioni. Anche perché, ormai, le interviste sono un genere inflazionato. Per reggere oltre due ore di programma bisogna farne parecchie. Chi ne guarda quattro di seguito, soprattutto se non particolarmente articolate e per giunta ampiamente anticipate da giornali e siti? Le domande-marchio sono la firma dell’intervistatore, ma all’ennesima richiesta di «una belvata di cui si è pentito» o di «chi vorrebbe riportare in vita per due minuti» lo sbadiglio è in agguato. Strappare rivelazioni per andare sui giornali è bersaglio centrato anche con la compiacenza delle redazioni. La difficile Anna Oxa ha svicolato, Wanda Nara ha ammiccato tra gossip e seduttività, Ignazio La Russa ha deposto i panni istituzionali e indossato l’ironia per evitare – non sempre riuscendoci – le trappole, su Naike Rivelli stendiamo un velo coprente. Per il resto, più per il contrappunto post risposta che per il ritmo dei quesiti, si vede che Fagnani ha studiato Minoli, maestro riconosciuto del Faccia a faccia. Lo spostamento in prima serata, con la necessità di ospiti di maggior impatto e costi più elevati, ha comportato un aumento di budget, ulteriormente incrementato dalla coproduzione esterna di Fremantle.

 

La Verità, 23 febbraio 2023