Jannik pensiona Nole, ma ora si erge Carlitos
Niente terra rossa tricolore. Niente Italia contro Italia, Lorenzo Musetti contro Jannik Sinner. Sarà ancora Italia Spagna, la finale del Roland Garros. Il numero 1 del mondo contro il numero 2 Carlos Alcaraz, originario della Murcia. Un dualismo che il talento di Carrara non è ancora riuscito a incrinare. Al termine di un match, giocato per due set alla pari con Alcaraz, Musetti ha dovuto ritirarsi per un infortunio alla coscia sinistra. Finché è stato bene, Lorenzo, ora sesto nel ranking, ha mostrato un tennis più qualitativo di quello dell’avversario. Dispiace che, come a Monte Carlo, anche ieri Musetti abbia dovuto arrendersi per un problema muscolare, conseguenza del gioco dispendioso cui l’aveva costretto Alcaraz. Per diventare un campione c’è ancora un po’ di «strada da fare». Ma il percorso è tracciato.
Sul Philippe Chatrier ci sono due italiani semifinalisti in uno Slam: non accadeva dal 1960, sempre a Parigi, con Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola. Si inizia con la sfida artistica, la terza in due mesi tra Musetti e Alcaraz, a Monte Carlo e Roma ha vinto lo spagnolo. Lorenzo inizia bene, senza patire l’emozione della posta in palio e si vedono più vincenti che errori. In tribuna anche Dustin Hoffman commenta con un wow un tracciante dell’italiano. Meglio non impostare il match sulla potenza, però. Alcaraz è meno baldanzoso del solito. Simone Tartarini, coach di Musetti, sollecita attenzione nei «colpi d’inizio gioco» per non lasciare l’iniziativa all’avversario. Quando entra la prima, Musetti vince facile il punto. Sul 5 a 4 per Lorenzo, le prime due palle break concesse da Alcaraz sono altrettanti set point: un errore di dritto dello spagnolo consegna il primo set all’italiano.
In questa primavera sul rosso Musetti è definitivamente sbocciato. Tartarini ha dato concretezza e ordine tattico all’enorme talento del suo giocatore, a volte tentato dai virtuosismi. La condizione atletica sembra sorreggerlo anche in difesa. Il tennis di Lorenzo ha una definizione superiore a quella di Carlos. Del quale, però, bisogna attendere la reazione. Che puntualmente arriva. Con un dritto sulla riga di fondo e una controsmorzata millimetrica lo spagnolo conquista il break. Ma Musetti gli strappa di nuovo il servizio e pareggia. Si va al tie break: Alcaraz deve vincerlo se non vuole trovarsi sotto di due set e allora sale di livello. Dopo un errore di Musetti, un nastro amico porta lo spagnolo sul 5 a 1. Siamo un set pari, ma il tie break è la svolta. Musetti accusa una lesione muscolare alla coscia sinistra. Il terzo set finisce in un battito di ciglia. Inevitabile il ritiro per non mettere a rischio il seguito della stagione.
All’ora dell’aperitivo va in scena la semifinale titanica, il maestro contro l’allievo che l’ha superato (tra i quali si è stesa un po’ di ruggine per le dichiarazioni dell’ex numero 1 sul caso Clostebol): il bilancio fra Sinner e Novak Djokovic è di 4 vittorie a testa. Sulla terra l’esperienza conta, ma i duellanti giocano un tennis a specchio, solo che Jannik fa tutto un filo meglio ed è più giovane di 15 anni. Il piano del serbo è evitare gli scambi lunghi, ricorrendo alla smorzata. Ma anche se il dritto è un po’ impreciso, al quinto gioco l’italiano ottiene il break. Perso il primo set, il diabolico Djoker inizia a colpire meglio. Per lui è obbligatorio vincere il secondo set, ma dopo un’altra smorzata inefficace, subisce il break al settimo gioco. Però la prima latitante di Sinner gli consente di rientrare sul 5 pari. Adesso i vincenti si susseguono e dopo due ace, uno con la seconda, Jannik si prende anche il secondo set. Davanti a Nole, che ha rinfoderato le palle corte, c’è l’Everest. Anche perché il servizio dell’italiano ora funziona. Il decimo gioco è un romanzo: Nole non trasforma tre set point, contesta una chiamata out dell’arbitro, vince con uno smash il punto successivo, ma il gioco se lo prende Jannik. Si arriva al tie break e Sinner che sa giocare al meglio i punti decisivi, se lo aggiudica. Grande onore allo sconfitto, «il migliore della storia del nostro sport», garantisce Jannik. Che è approdato alla finale senza aver perso un set.
Domani sul Philippe Chatrier, dopo il doppio femminile con Jasmine Paolini e Sara Errani, toccherà a lui vendicare Musetti. Sarà la prima volta che Sinner e Alcaraz si sfideranno in una finale slam. Lo spagnolo potrà difendere il successo del 2024 e rimarcare la sua supremazia sul rosso. Per Sinner sarà un match per continuare a puntare al Grande Slam.
La Verità, 7 giugno 2025