Tag Archivio per: Palmaroli

«L’ideologia fa vomitare anche più della Senna»

Insieme a Federico Palmaroli, in arte @lefrasidiosho, firma del Tempo e di Porta a Porta, proviamo a impaginare l’album fotografico dell’estate.
Il primo scatto è l’intervista al Corriere della Sera di Marina Berlusconi che sui diritti civili si confessa vicina alla sinistra di buon senso. Un fulmine a ciel sereno?
«Credo che Marina Berlusconi raccolga un lascito degli ultimi anni del padre. Ricordiamo la sua vicinanza con Francesca Pascale e gli incontri con Vladimir Luxuria. La Pascale l’ha sensibilizzato e lui forse si è fatto trascinare. La figlia ne raccoglie l’eredità. Berlusconi è stato criticato per i suoi comportamenti verso le donne e oggi la sensibilità dei figli su questi temi può sorprendere. Ma forse ce lo racconta meglio di come lo ricordiamo».
Da qui alla cena di Marina e Pier Silvio con Antonio Tajani il passo è breve?
«Tra lo spostamento a destra o a sinistra di Forza Italia vedo più il secondo. Non mi stupirei di trovarla vicino al Pd, anche perché tutti si affollano in un unico campo largo, larghissimo. Certo, il partito fondato da Silvio Berlusconi in una coalizione di centrosinistra stride parecchio, ma il riposizionamento di Matteo Renzi su quell’asse fa riflettere».
Altro tassello: il dramma estivo è la separazione tra Paola Turci e Francesca Pascale?
«Davero. Fa impallidire le vicende dell’Ucraina e di Israele».
Ora che ha più tempo libero, Pascale sogna l’alleanza tra Forza Italia e Pd.
«Lo dicevamo, è da sempre focalizzata sui diritti civili, presente ai pride. Il povero Silvio era terrorizzato che svelasse pure la sua fede interista. Ricordando cosa dicevano nel Pd delle donne che circondavano il Berlusca dei tempi d’oro, non sarebbe male vederla candidata con la Schlein».
Che Massimo Cacciari invita a tenersi pronta perché Giorgia Meloni sarebbe agli sgoccioli.
«Su questo Cacciari ha l’attendibilità della veggente di Civitavecchia. O di Piero Fassino quando profetizzò: “Se Grillo vuol far politica fondi un partito, vediamo quanti voti prende”. Ecco, s’è visto…».
Anche Cacciari scambia un suo desiderio per realtà?
«Può darsi. Ma non credo riescano a mettere insieme tutte le anime della sinistra, compresa quella renziana, considerando che stanno raccogliendo le firme per abrogare il jobs act. Mi sembra un bel miraggio».
Però alla Partita del cuore Elly e Matteo stavano avvinghiati.
«Sicuramente hanno dimostrato di avere buona intesa in campo, estromettendo Giuseppe Conte, che per altro si defila di suo, dal tridente d’attacco. Quando Elly è andata a segno su assist di Matteo, il gol è stato annullato per fuorigioco. Diciamo che l’alleanza nasce viziata all’origine».
Sapevi che Renzi rimbalzava Obama al telefono?
«No, l’ho appreso dai giornali. Ricordo quella cena alla Casa Bianca, c’erano pure Bob Benigni e Bebe Vio. Si vedeva Michelle che illustrava le meraviglie dell’orto alla moglie di Renzi, magari le avrà proposto di portarsi ’na cassa de pomodori. Comunque, sembravano amiconi e Renzi aveva sottolineato più volte il legame fortissimo con Obama. Se vede che la realtà era n’antra».
Cosa ti ha destato Ilaria Salis che debutta al Parlamento europeo con Mimmo Lucano e Carola Rackete?
«Associarla all’estate me la fa andare di traverso, la assocerei di più all’inverno. Per carità, sono contento che Ilaria Salis non sia più in catene in Ungheria. Ma mi chiedo cosa sarebbe accaduto se il centrodestra avesse candidato un già condannato come lo era lei. Così come, vedendo l’inchiesta di Fanpage sui giovani di Fratelli d’Italia, mi chiedo cosa si scoprirebbe se si approfondissero le frequentazioni di Ilaria Salis».
In quella foto mancava Aboubakar Soumahoro?
«Dev’essere molto risentito con Nicola Fratoianni perché avrebbe dovuto candidare sua moglie o sua suocera. Le quali, per altro, non sono ancora state condannate».
Un altro neo-europarlamentare, il generale Roberto Vannacci, pensa di fondare un suo partito a destra della Lega.
«Sospendo il giudizio, ma se potessi dargli un consiglio, gli suggerirei di evitare certe esternazioni, tipo il video con la x della Decima Mas, che possono essere strumentalizzate dalla sinistra. Vannacci è una persona strutturata, si capisce da come replica alle tante obiezioni, e io stesso amo la beffa, ma la provocazione è già stata candidarlo e farlo eleggere. Continuando su questa linea si rischia di trasformarsi in macchiette».
A Piero Fassino concederesti il patteggiamento del furto del profumo con 500 euro?
«Certamente, perché qui non si parla della bravata di un ragazzotto, ma di un problema serio. Non posso pensare che Fassino, un parlamentare, faccia un furto per risparmiare qualche centinaio di euro. Non voglio parlare di cleptomania perché non sono un medico, ma fossi stato il titolare del duty free avrei evitato la denuncia. Il cazzeggio ovviamente è lecito, ma le conclusioni sul caso sono altre».
Altra foto storica: l’attentato a Donald Trump, vivo per una questione di millimetri.
«È un fatto che crea molti dubbi, visto che i cecchini appostati sul tetto erano stati avvertiti. Poteva essere il colpo definitivo su Joe Biden. Per me la sua uscita di scena è una botta micidiale pari a quella di Gigino DI Maio».
Perdi un filone fecondo?
«Eccome. Non che Trump non offra spunti, anzi. Ma com’è che l’America non riesce a produrre due candidati migliori di questi?».
Il ritiro di Biden ha oscurato l’attentato a Trump.
«Subito dopo l’endorsement di Elon Musk che ha promesso 45 milioni di dollari al mese a Trump, Biden ha cominciato a cercare qualcuno che gli sparasse a un orecchio. Adesso non è facile per The Donald rimodulare la campagna su Kamala Harris».
Qual è il segreto di Temptation islands, evento tv dell’estate?
«Premesso che non l’ho mai visto…».
Manco io.
«Nessuno sfugge ai confronti fra innamorati, gelosie, tradimenti, sospetti… A tutti i livelli di censo e istruzione le problematiche sentimentali sono quanto di più democratico ci sia al mondo».
Parlando ancora di tv cosa pensi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni che litigano sui vertici Rai?
«Le bizze nel centrodestra ci sono sempre state. Salvini lo conosciamo, quando è al governo fa un po’ l’uomo delle istituzioni e un po’ il leader d’opposizione. Lo si vede anche sull’Ucraina. Però credo che alla fine prevalga il buon senso delle scelte condivise che è uno dei punti di forza del centrodestra».
L’evento globale invece sono le Olimpiadi. Per quale foto verranno ricordate? Sergio Mattarella e gli altri capi di Stato lasciati sotto l’acqua?
«Quella è stata una disattenzione grave».
L’avesse fatto Orbán?
«Sarebbe stata una mancanza di rispetto voluta, invece si è stemperato tutto con un sorriso. Forse il Trattato del Quirinale dev’essere perfezionato perché troppo al ribasso per l’Italia, al posto dell’ombrello prevedeva ’a pellicola pe conservà ’a lasagna».
La parodia dell’Ultima cena?
«Non mi sono scandalizzato tanto perché anch’io sono un iconoclasta cui piace giocare con le immagini sacre. Piuttosto, mi faceva rabbia che negassero fosse la rappresentazione dell’opera leonardesca. Ricordo anni fa quando una freccia accese il braciere a Barcellona e la grandezza di altre inaugurazioni delle Olimpiadi. Mi vien da dire Olimpiadi, ma forse il Papa parlerebbe di frociadi…».
E se la parodia fosse stata di un soggetto islamico?
«Memori di Charlie Hebdo hanno evitato d’incorrere in altri problemi».
Gli atleti che vomitano dopo aver nuotato nella Senna?
«È l’ideologia che provoca il vomito. Al di là della sindaco che ci ha fatto il bagno e adesso si starà cagando sotto in tutti i sensi, e dello stesso Macron che aveva promesso di farlo ma se n’è guardato bene, è evidente che la Senna non era adatta. Il mio Macron si rammarica: “Se Parigi avesse lu mere gli atleti non li avremmo fatti ammalere”. Per quanto scenografica basta guardare il colore dell’acqua per dire che la Senna non è bandiera blu».
La partecipazione al torneo di boxe femminile dell’atleta intersessuale algerina Imane Khelif?
«Altra questione delicata. Certo, il fatto che siano andate in finale due atlete dal sesso controverso come lei e Li Yu Ting forse fa capire che c’è un problema da affrontare».
Un problema enfatizzato dalla destra italiana e dalla guerra ibrida di Putin contro Macron?
«Anche da sinistra si è ricordato che Khelif era stata esclusa ai Mondiali 2023 e poi ammessa alle Olimpiadi. Poi, sarà pure nata donna, ma se i cromosomi ti danno una spinta in più… L’ha detto anche Anna Paola Concia che è una competizione non equa. Parliamo solo del fatto agonistico, non è un discorso sociale o di costume. Riconoscere che c’è qualcosa di strano non vuol dire essere omofobici, transfobici o intersessuofobici. È solo la difesa dell’equità nello sport».
Un altro momento topico è stato il pianto di Novak Djokovic dopo la conquista della medaglia d’oro?
«È un’immagine su cui non ho ironizzato perché vedere un campione che ha vinto tutto emozionarsi in quel modo ha commosso anche me. Dà il segno di ciò che rappresentano le Olimpiadi per un atleta. Djokovic è stato oggetto di tante critiche, perciò sono contento per lui».
Thomas Ceccon che dorme sul prato del parco?
«Indica la grande disorganizzazione di questo evento. Coloro che si sono lamentati del Villaggio olimpico, per l’assenza dell’aria condizionata, per i letti di cartone e il cibo scadente, persino dei vermi nel pesce, non sono camerati influenzati dalla fasciosfera, come si è letto. Sbandierano l’ecosostenibilità e la scelta green e poi fanno fare le gare di nuoto nel fiume inquinato?».
Quest’estate abbiamo imparato intersessuale e fasciosfera, qualche mese fa avevamo imparato eco-ansia, poi prima del voto che poteva premiare Marine Le Pen tra gli intellò francesi è spuntata la demo-ansia. Il vocabolario si arricchisce?
«Ormai ogni questione viene ideologizzata e si cerca di mettere un’etichetta a tutto, al punto da coniare un lessico militante. Aridatece petaloso».

 

La Verità, 10 agosto 2024

«L’Expo lo fanno in Arabia, qui c’è il patriarcato»

Il quarto libro di Federico Palmaroli, in arte #lepiubellefrasidiosho, s’intitola «Er pugno se fa co la destra o co la sinistra?» (Rizzoli). A chiederlo in copertina è un’amletica Elly Schlein, segretaria del Partito democratico. Sottotitolo: splendori (e miserie) di un anno italiano.

Insomma, lei proprio non lo vuole capire.

«Che cosa?».

Che in Italia c’è il patriarcato.

«Ero convinto di no, ma pian piano ci sto arrivando».

Alla buon’ora.

«Ero rimasto alla resilienza».

Non avrà qualcosa contro la resilienza?

«Io ho qualche problema solo con l’alcol» (ride).

Dopo quello con Giorgia Meloni, questo con la Schelin è il secondo libro consecutivo con una donna in copertina: è ora di finirla.

«Mi rendo conto. Ma questo dovrebbe dimostrare che non c’è il patriarcato. Oppure è la conferma che c’è? Ditemelo voi quello che devo fa’».

Si vede anche dalla pubblicità che in Italia comandano sempre gli uomini.

«I miei amici sposati dicono che in casa decide sempre la moglie».

Balle. Negli spot gli uomini scelgono l’anticalcare per la lavatrice, la merendina della colazione, il patriarcato è inarrestabile.

«La famiglia si è evoluta, in parte si è disgregata e i separati sono la maggioranza. Così gli uomini devono occuparsi di tutto. C’è l’interscambio di ruoli e pure l’indipendenza della donna».

È qui che la volevo. Le piace Elodie militante contro l’oggettificazione della donna?

«Non voglio certo fare il bacchettone. Ma se vuole battersi contro l’oggettificazione della donna, l’esibizione di Elodie ne è un gran bell’esempio. Ha duettato anche con trapper che cantano proprio quello che si vorrebbe condannare».

Con Elly Schlein in copertina la inviterà anche Fabio Fazio?

«Sicuramente. Forse mi ha già chiamato, ma non ho sentito lo squillo».

Perché ha scelto la vignetta in cui chiede se «er pugno se fa co la destra o co la sinistra»?

«Nei precedenti libri c’erano Giuseppe Conte, Mario Draghi e Giorgia Meloni, tutti premier, diversi ogni anno a dimostrazione di quanto poco durano i governi. Ora non mi sembrava il caso di rimettere la Meloni. Perciò ho scelto la Schlein, primo segretario pd donna».

Ma la domanda della vignetta?

«Per ricordare che, come retaggio, la Schlein non viene dal mondo operaio e ha qualche difficoltà a ricordare le basi di un partito di sinistra. Non a caso, i circoli non avevano scelto lei».

E anche per segnalare che è più interessata alla forma che alla sostanza?

«Che sia molto interessata all’estetica l’abbiamo visto con la faccenda dell’armocromista».

Il fatto di non essere una segretaria di apparato le sta giovando?

«Teoricamente potrebbe essere un vantaggio e portare nuove idee. In realtà, usando le sue parole, possiamo dire che non l’abbiamo ancora vista arrivare».

Non sta riuscendo ad aprire il partito alla società civile?

«Stando ai sondaggi, non mi sembra che abbia catturato quell’elettorato che la sinistra ha perso. Mentre Fdi continua a crescere e la luna di miele con il premier non è ancora finita, secondo i sondaggi il Pd è in discesa. Non fa presa sull’area che vuole riconquistare».

Che cosa pensa del casting in vista delle europee? Si parla di Chiara Valerio, Patrick Zaki…

«Persone che hanno una storia delicata alle spalle e che meritano rispetto come Zaki vengono usate come ariete per le elezioni».

Poi c’è la corte serrata, finora respinta, a Roberto Saviano.

«Da Saviano me l’aspetterei di più perché si contrappone sempre al governo. Però, insomma… Come quando hanno messo in giro la voce che mi sarei candidato anch’io con Fdi… Il motivo per cui personalmente non ci penso è lo stesso per cui critico questo tipo di candidature».

Candidare scrittori e intellettuali vuol dire essere sempre in modalità armocromista?

«Nel senso della prevalenza dell’immagine sulla sostanza? Un po’ sì. Magari funzionano come calamita di voti, hanno un loro seguito…».

Gli elettori abboccano ancora?

«È un meccanismo che c’è sempre stato. La notorietà e la visibilità possono pagare anche alle urne. Io contesto l’opportunità delle scelte individuali, soprattutto se si è consapevoli di finire in un territorio estraneo».

La rivelazione di avere l’armocromista è la gaffe più clamorosa dell’anno o ce ne sono state di peggiori?

«È stata un’imprudenza. La gaffe è concedere un’intervista a Vogue, rivolgendosi a un pubblico lontano dal proprio mondo di riferimento. Non sono tra quelli che credono che i comunisti debbano vestirsi da straccioni. Ma penso che la lacuna maggiore sia la mancanza di memoria, non ricordarsi delle cose dette. L’accusa sballata al governo Meloni di aver voluto il mercato libero delle bollette, mentre è un provvedimento deciso dal governo Draghi e votato dal Pd su invito dell’Europa, mi disturba più dell’armocromista».

Anche stare al telefono mezz’ora con due comici russi credendo di parlare con diplomatici africani non è male come infortunio.

«Altroché. Alla Meloni non è certo arrivata la chiamata sul cellulare con scritto “Sospetto Spam”. Avrà dato per scontato che sia stata filtrata prima dall’apparato della sicurezza. Però, certo, è un infortunio».

Il premier è troppo vittimista nel rapporto con i media?

«Vedo riflettori con lenti molto più sensibili rispetto a prima. Si aspetta solo che qualcuno sbagli, e il minimo errore ha un’eco enorme. Con Draghi c’era un altro ossequio, non questa attenzione su come venivano condotte le conferenze stampa, per dire… Sul centrodestra c’è più pressione e quindi anche maggiore suscettibilità».

Giorgia Meloni ha gestito bene la vicenda di Giambruno o, come dice Nichi Vendola, doveva esprimere solidarietà alle colleghe che il suo ex compagno ha importunato?

«Sono state pronunciate frasi infelici, certamente. Ma non credo fossero il preludio di chissà quali azioni malvagie. Il ruolo determina il clamore. Scusarsi lei? Non sappiamo nemmeno le dinamiche interne, magari erano battute che facevano parte del cameratismo della redazione… Per chiedere scusa bisogna conoscere le dinamiche relazionali, al di là del fatto che potessero essere espressioni fuori luogo».

Quanto a gaffe, anche il cognato Francesco Lollobrigida non si risparmia.

«In Italia l’etica non gode di buona salute. Era immaginabile quello che sarebbe successo: “Lollo, la prossima volta vacci col Falcon”».

Invece, dopo la scelta di Riad per l’Expo 2030, in una sua vignetta il sindaco Roberto Gualtieri è a colloquio con Bergoglio.

«Il Papa lo ha convocato per comunicargli di aver ricevuto un’offerta irrinunciabile per fare anche il prossimo Giubileo a Riad».

A proposito di Francesco, la Provvidenza sotto forma di una bronchite, gli ha evitato un viaggetto fino a Dubai per la Cop28.

«Fosse andato avrebbe potuto definire i dettagli del Giubileo arabo».

Ma secondo lei Roma non farà l’Expo a causa della spazzatura, dei cinghiali o di un altro motivo?

«Forse perché da noi c’è il patriarcato. Sarà per questo che l’hanno spuntata gli arabi…».

Il più furbo di tutti è Luca Casarini, l’ex leader delle Tute bianche che fa accoglienza con i soldi dei vescovi?

«Se confermate, sono situazioni che lasciano stupefatti. Tanto più dopo il caso di Soumahoro… fai il paladino dell’accoglienza e poi i migranti stanno in situazioni penose. Una cosa “troppo regalata”, come si dice a Roma. A sinistra nessuno si è sentito in dovere di condannare l’assalto alla sede di Pro Vita, un’associazione lontana dal mio sentire. Quando accadde per la Cgil la condanna fu bipartisan».

Speriamo che il caso Casarini non sia simile al caso Soumahoro.

«Non credo che i cattolici siano felici di vedere i loro soldi finire in mano a Casarini».

È contento che ci sia un grande ritorno di politici?

«Rientrano Nichi Vendola, Gianni Alemanno e Alessandro Di Battista. Spero che ci pensi anche Luigi Di Maio. Era il mio prediletto, la mia guest star».

Che cosa si potrebbe fare per convincere al gran (ri)passo anche gli incerti come Roberto Formigoni e Michele Santoro?

«Forse garantire loro di essere protagonisti delle mie vignette».

Basterà?

«Temo di no, ma potrebbe essere un piccolo incentivo».

Il generale Roberto Vannacci ha scritto anche cose buone?

«Non ho letto il suo libro, ma al di là di quello che ha scritto, se si rimane nella legalità ognuno dev’essere libero di esprimere ciò che pensa. Basta doversi allineare a un unico pensiero».

Se persino Mussolini ha fatto cose buone come si dice ironicamente, anche Vannacci…

«Al di là delle sue esagerazioni, mi disturba che ci sia un controllo delle opinioni per cui si cammina come elefanti in cristalleria. O la pensi come la maggioranza oppure, anche se fai un ragionamento strutturato e senza slogan, ma personale, passi per un estremista e vieni additato. Come sul cambiamento climatico, partono subito le accuse di negazionismo».

Ce la farà Giorgia a ribbartare l’eggemonia de sinistra?

«Non sono per l’egemonia né di sinistra né di destra, ma per l’integrazione e il dialogo. Se è vero che, in passato, in tanti ambiti è stata di sinistra, sarebbe un bene se si riequilibrasse un po’, portando competenze di segno diverso. Non è solo una questione di numeri, come se fossero quote rosa, posti assegnati per rappresentanza, ma di contenuti».

Intanto con Lorella Cuccarini co-conduttrice la destra si è già presa mezzo Festival di Sanremo.

«Beh sì… Ma poi chi la conosce ’sta Cuccarini? Vedrà che sarà un’amica della Meloni».

Dopo la Schlein, al Nazareno vede meglio Maurizio Landini, Filippo Gentiloni o Dario Franceschini?

«Stimo personalmente Gentiloni che, per altro, apprezzava la mia satira senza offendersi. Ma penso anche al beneficio politico del Pd perché lo ritengo una persona per bene».

E il fatto che le darebbe molte soddisfazioni non guasta…

«Me ne ha già date tante, è stato il mio primo amore vignettistico».

 

 

La Verità, 2 dicembre 2023

«Il faro della satira 2023? Vedo bene Sangiuliano»

L’oroscopo della satira. Dopo un 2022 di cambiamenti radicali, proviamo a tratteggiare il 2023 della politica con Federico Palmaroli, sulfureo vignettista con l’account Le frasi di Osho (600.000 seguaci su Twitter),  collaboratore del Tempo e Porta a Porta e autore di «Come dice coso» (Rizzoli).

Con la destra al governo sta tornando prepotentemente la satira?

Sulla destra si è sempre fatto satira anche quando era all’opposizione. Adesso è prevedibile che ci si concentri sul governo, a meno che qualcun altro non attiri di più l’attenzione…

Copertina e titolo del suo nuovo libro dicono che Giorgia Meloni offre parecchi spunti.

Il governo è ancora giovane, ma è inevitabile che prima o poi ne offra. L’approvazione della manovra ha imposto tappe forzate. Come avvenne per il governo gialloverde, anche di questo impareremo a conoscere i vari componenti e i loro lati più bizzarri.

La premier è satireggiabile?

Con lei lavoro più sulle situazioni che sull’intercalare. Osho parla già in romanesco, metterlo in bocca a lei non aggiunge molto.

Che voto darebbe agli altri esponenti del governo, c’è qualcuno che spicca?

A Matteo Salvini un voto alto: agendo di pancia, incorre in infortuni utili a chi fa satira.

C’è un caso che l’ha ispirato?

Dopo il disastro di Ischia annunciò un numero elevato di morti quando ce n’era solo uno. Solo nei giorni successivi si è confermata quella triste e maldestra preveggenza.

Era una reazione di pancia o una ricerca di visibilità?

Era un’esternazione poco ponderata. Per motivi politici e di temperamento Salvini cerca di essere protagonista. Era una dichiarazione da ministro dell’Interno, quale lui aspirava a essere.

Silvio Berlusconi compensa con i videomessaggi sui social l’impossibilità a presenziare?

Non ho apprezzato la scelta di candidarsi ancora, mi pare soffra il protagonismo della Meloni. La satira su Berlusconi rischia di essere stucchevole, come quella sulla statura di Renato Brunetta o su Luigi Di Maio bibitaro. Su alcuni personaggi serve una renovatio salvifica.

A Ignazio La Russa che voto darebbe?

Gli do 7 perché se ne sbatte delle critiche che gli fanno. Non rinnega il suo passato e in un mondo di incoerenti, questo è inusuale. Però se fossi stato in lui avrei evitato il post per l’anniversario della nascita del Msi, perché è divisivo. E lui ora è Presidente del Senato…

E a Sergio Mattarella?

Un bell’otto. Le Quirinarie hanno segnato il ritorno alla politica dopo mesi di Covid e vaccini. Invece è stata solo una parentesi perché è arrivata la guerra in Ucraina. Mattarella sfogliava la margherita, resto, vado, resto…

Concorda con il suo collega, il vignettista Makkox, che dice che l’ignoranza è il concime della destra?

Credo sia bipartisan, soprattutto tra le forze populiste. Nei social è ben distribuita, ma in zona 5 stelle si raggiungono vette invidiabili.

La sinistra offre i dossier più voluminosi come il caso Soumahoro e il Qatargate?

Una vera pacchia, per usare un termine di moda, impossibile non trovare spunti comici. Ne forniranno ancora, con strascichi che valicano il dibattito tradizionale. Anche perché c’è chi continua a difendere Soumahoro.

Come per Mimmo Lucano, fenomeno creato da Roberto Saviano, anche per Soumahoro la svista è nel meccanismo mediatico.

Quando l’ho visto davanti alla Camera con le calosce infangate subito qualcosa non mi tornava. Per carità, lui non è indagato. Dopo un po’ è spuntata la moglie con la borsa Vuitton.

Potevano scegliere una… griffe comune?

O il lusso o il miserabile. Troppo in antitesi i due comportamenti per non pensare a qualcosa di strano.

Che 2023 sarà per la satira?

Un governo politico è sempre materia viva. Per ora è coeso, i contrasti nella maggioranza sono un invito a nozze. Anche esserci tolti dalle palle il Covid, le cabine di regia e il Cts è un bell’aiuto. Sono speranzoso.

Guardiamo il calendario, il 20 gennaio è fissata la prima udienza per l’inchiesta sui bilanci della Juventus: cosa le ispira?

Ho legato l’inchiesta sulla Juve al caso Soumahoro…

Andrea Agnelli e Pavel Nedved pensano di aprire una coop a Latina?

No, sostengono che la loro contabilità la gestisce la suocera di Soumahoro. Quando si sgretola un potere politico o sportivo come in questo caso, ci si tuffa a pesce.

Il 12 e 13 febbraio si vota nel Lazio e in Lombardia: ha già studiato i candidati?

Nel Lazio sono un po’ anonimi. Se chiediamo a un passante che faccia hanno Alessio D’Amato e Francesco Rocca penso che quasi nessuno sappia descriverli. Una figura storica del Pd avrebbe aiutato.

Con i candidati lombardi va meglio?

Letizia Moratti è già nota, Pierfrancesco Majorino un po’ meno, ma ci si può lavorare. Nel Lazio il Pd dà sempre soddisfazioni come si è visto con le dimissioni del capo di gabinetto di Gualtieri.

18 febbraio: che immagine le suscitano le primarie del Pd?

La comparsa di Elly Schlein, candidata senza essere iscritta, che ha costretto il partito a cambiare lo statuto è un buon inizio. Anche quando non governa il Pd è un partito di potere che non sta mai zitto: una fonte inesauribile.

Chi la diverte di più dei candidati?

Stefano Bonaccini, per la mimica e le pose che assume quando parla. Il suo viso si presta molto.

La stella di Giuseppe Conte continuerà a brillare o si spegnerà come quelle di Di Maio, Di Battista, Virginia Raggi e Davide Casaleggio?

Rivolgendosi a un target di persone che s’informano poco e sventolando la lotta ai privilegi continuerà a brillare. La promessa di ripristinare il reddito di cittadinanza una volta tornato al potere è un investimento elettorale. Conte non ha un programma suo, brilla di luce riflessa. Ora è a capo del partito dei poveri, ma potrebbe pure stare con i ricchi senza problemi. Come quando all’Onu difese il concetto di sovranismo e qualche mese dopo, alla guida del governo con il Pd, iniziò ad avversarlo. Segue il vento, come sulla guerra in Ucraina e l’opposizione all’invio delle armi.

Mario Draghi resterà a fare il nonno o troverà un nuovo lavoro?

Draghi lo vedo sempre come il jolly in attesa sullo sfondo, pronto per vari ruoli. Non credo sparirà. L’ho proposto mentre si congeda da Mattarella, che però lo invita a restare nei paraggi, non si sa mai…

Renzi e Calenda divorzieranno come Francesco Totti e Ilary Blasi?

Può darsi… E anche Renzi mi sembra che qualche rolex da parte dovrebbe avercelo…

Un’altra profezia facile facile: tra romanzi, saggi, gialli, pamphlet, documentari e film Walter Veltroni batterà la media di uno al mese?

Credo abbia dato molto, ma le nuove piattaforme aiutano a migliorare le prestazioni. Ha ancora margini di crescita, come si dice di certi calciatori.

Il 27 giugno è prevista la seconda udienza per la querela di Giorgia Meloni a Roberto Saviano.

Un po’ di tregua, vi prego. Fortuna che manca ancora un po’ perché sentirlo frignare tutti i giorni era diventato insopportabile. Uno che dà della «bastarda» a una persona si merita una querela. Non capisco come si possa difendere lui e non Chef Rubio che si è beccato una querela da Liliana Segre molto meno motivata.

Perché con la premier c’è una disparità di forze in campo?

Anche Liliana Segre sta nel palazzo, è senatrice a vita. Con Chef Rubio ho avuto scontri epocali, ma non capisco questa differenza di trattamento.

Il filone dei televirologi tramonterà definitivamente?

Sì, per evoluzione della specie. Sono tutti entrati nel Pd, spero che in tv gli cambino il sottopancia.

Dopo le virostar e i geopolitologi la nuova categoria da talk show saranno i meteorologi catastrofisti?

Ci sono già da un po’, ma non fanno presa quanto i virologi. I talk erano già noiosi prima, con loro si è aggiunta parecchia confusione…

Gualtieri riuscirà decinghializzare Roma?

La nuova finanziaria ci lascia andare a caccia sul Lungotevere. I cinghiali non sono un problema solo romano, ma lasciare la monnezza fuori dai cassonetti non aiuta.

Beppe Sala trasformerà il centro di Milano in una gimcana per piste ciclabili?

Temo di sì per i milanesi. A Roma non glielo permetterebbero, al massimo potrebbe fare una pista cinghiabile.

Faccia un augurio a qualche personaggio pubblico.

Spero che Di Maio torni in prima linea: con lui avrei ispirazione garantita.

Chi sarà la una nuova stella del 2023?

Salvini è una stella imperitura, ma a me piace tanto anche Sangiuliano.

 

Panorama, 11 gennaio 2022

«A Peschiera erano alpini di seconda generazione?»

Giovedì scorso era il compleanno di Federico Palmaroli, in arte Le più belle frasi di Osho, 540.000 seguaci su Twitter e 1,2 milioni su Facebook, collaborazioni con Porta a Porta e Il Tempo.

Come ha festeggiato?

«Con gli amici. Poi, confidando nella clemenza del tempo, sono partito per un weekend in Puglia».

Esprima un desiderio per il compleanno

«La pace nel mondo, come Miss Italia. Scherzi a parte, la pace è davvero auspicabile, per ovvie ragioni. Per me lo è anche perché tornerebbe finalmente in primo piano la politica vera. Con il governo Draghi, per chi fa satira è un periodo difficile. C’è poco dibattito, mancano gli scontri che sono il sale della satira».

E il Parlamento, chi l’ha visto?

«Draghi è diventato pallone d’oro di voto di fiducia… Il Parlamento di questi tempi ha un ruolo abbastanza marginale».

Mentre fuori si registra una certa vivacità, nascono partiti inediti come Forza Africa a Peschiera del Garda e Forza Russia sui giornali.

«La faccenda di Peschiera ha messo in luce le contraddizioni dei buonisti. Lo dico da umorista… Qualcuno potrebbe arrivare a dire che gli autori dei palpeggiamenti erano alpini di seconda generazione. Sui giornali il sensazionalismo riservato agli alpini di Rimini è scomparso nei confronti dei nordafricani di Peschiera».

Per le molestie al raduno di Rimini si è chiesto lo scioglimento del corpo degli alpini, per quelle sul treno Verona-Milano sono iniziati i distinguo.

«Mentre sono entrambi esecrabili. Non mi accontento di dire che quella degli alpini era goliardia. Erano comportamenti fastidiosi. Allo stesso modo condanno i fatti di Peschiera, con eccessi che manifestano un degrado radicato e alimentato dai tam tam dei social network».

Perché sui palpeggiamenti alle ragazze sul treno la voce delle femministe è stata così flebile?

«Dipende sempre da chi sono i violenti e chi sono le vittime. I ragazzi marocchini e nigeriani hanno minacciato: “Le donne bianche non salgono su questo treno”. A parti rovesciate avremmo sentito strillare e letto paginate per giorni e giorni».

Qualcuno ha incolpato i controllori che non hanno fatto rispettare l’uso delle mascherine.

«Pur di sgravare i veri responsabili… Mi sono meravigliato che non si sia scritto che sono state le ragazze a provocare… Se per caso si accenna alle conseguenze dell’immigrazione incontrollata apriti cielo. Il vero problema è che gli italiani non si sono integrati in Italia».

Accadrà quello che è successo nelle banlieue francesi?

«La tendenza mi sembra quella. Se non si inverte la crisi demografica, nel medio e lungo periodo la maggior parte della popolazione giovane sarà di origine africana».

Ci sono già adesso territori off limits alle forze dell’ordine?

«Questo riguarda anche certe realtà criminali italiane. La delinquenza portata dagli immigrati irregolari dovrebbe essere affrontata con la prevenzione prima che con la repressione».

Qual è la sua opinione sul ministro degli Interni Luciana Lamorgese?

«La definirei goffa. Ricorda quando durante l’audizione in Parlamento dell’ottobre scorso disse che l’agente infiltrato nella manifestazione no-vax a Roma stava verificando “la forza ondulatoria” di un blindato? Sull’immigrazione, a differenza di Salvini che ha sempre richiamato l’Europa alle sue responsabilità, l’attuale ministro mi sembra latitante».

Come nella gestione dei rave party?

«Più che un ministro tecnico sembra un ministro techno. Qualche abitante di Peschiera del Garda aveva avvertito la polizia del pericolo, ma non si è fatto niente. Lo stesso è successo l’anno scorso per il rave nel Viterbese. Grazie alle loro informazioni le questure potrebbero prevenire».

Secondo i grandi giornali sta nascendo anche Forza Russia.

«Premetto che per me la Russia è l’aggressore e l’Ucraina è il paese aggredito. Questo è un fatto incontrovertibile anche analizzando le responsabilità pregresse. Ma come da vaccinato non approvavo la campagna contro i no-vax, così ora contesto il tentativo di soffocamento di chi ha una opinione diversa sulla guerra. Anche se quella lista di cosiddetti filoputiniani non fosse stata fornita dai servizi segreti la sua pubblicazione è ugualmente grave. Non vedo come atleti, ballerini e artisti russi esclusi da competizioni, teatri e rassegne varie c’entrino con ciò che sta accadendo».

Il capo di Forza Russia sarebbe Michele Santoro tornato in prima linea?

«Lo vedrei bene il ritorno di Santoro in tv…. non con Anno Zero, stavolta con Anno Zeta».

Lei crede che in Italia esista una «complessa e variegata rete» che fa propaganda per Putin?

«Non vedo questo pericolo. Ci sono voci contrarie, sui social anche alcune becere. Ma sebbene Volodymyr Zelensky possa risultare una figura controversa, l’opinione pubblica mi sembra in maggioranza schierata dalla parte dell’Ucraina. Non mi sembra ci sia il pericolo di rovesciare i ruoli di carnefice e vittima».

Eppure quella lista additava persone che osavano criticare l’operato del governo come se fosse un reato.

«Per me non c’è alcuna necessità di compilare liste. Come sui temi politici l’opposizione è benvenuta anche sulla guerra e le questioni internazionali».

In questo momento Forza Ucraina è il partito che godrebbe di maggiori consensi?

«Certo. Dopo la vittoria pilotata della band ucraina all’Eurovision mi aspettavo che anche la nazionale di calcio si qualificasse per i Mondiali».

L’ha sorpresa la sconfitta con il Galles?

«Un po’. Ma far vincere i Mondiali di calcio all’Ucraina sarebbe stato un tantinello più difficile che farle vincere l’Eurovision».

Forza Ucraina è più in salute di Forza Italia?

«Sicuramente sì, ma attenzione al Cavaliere… Ha portato il Monza in serie A, potrebbe essere una nuova escalation».

Le sanzioni contro la Russia rischiano di essere un boomerang?

«Sono uno strumento da sempre utilizzato in queste situazioni. Se non si va in guerra, bisogna trovare altre forme di pressione. I danni principali rischiamo di pagarli noi, lo stiamo già vedendo. Le aspettative e i progetti di rinascita post-pandemia sono da rivedere».

Dipendiamo dalla Russia per il gas, ma sono cresciuti il costo della benzina e quello della pasta.

«Sono gli effetti collaterali. Draghi l’aveva anticipato quando aveva chiesto se preferiamo l’aria condizionata o la fine della guerra, ma il collegamento è risultato incerto. Non so se ci siano altre strade percorribili oltre alle sanzioni. Quello che è sicuro è che ci siamo autosanzionati. Non potremo più comprare la pasta? Poco male, tanto tra un po’ non avremo neanche più il gas per cuocerla».

Matteo Salvini è sempre pronto a partire per Mosca?

«Ma poi fa sempre marcia indietro. Non credo che un suo viaggio sarebbe risolutivo, gli consiglierei di rispettare le gerarchie. Nemmeno il Papa, che avrebbe sicuramente un’altra influenza, va a Mosca. E come umorista un po’ mi dispiace».

Perché?

«Sarebbe una grande fonte d’ispirazione. Il Papa e Putin: una prateria. Anche se ci andasse Salvini sarebbe una vena d’oro».

Luigi Di Maio che scrive bozze di negoziati di pace mostra che siamo naif?

«Affiora la nostra inclinazione alla macchietta. Come quando mostrando la sua biografia disse, compiaciuto, che il suo collega il ministro Sergej Lavrov avrebbe voluto farla tradurre in russo. È evidente che lo stava cojonando».

Andrà a votare per il referendum indossando la mascherina?

«Andrò senza indossarla, visto che non è più obbligatoria. Sono sempre stato disciplinato, perciò ora me la levo. Anche perché ho fatto da poco il Covid. Se un Paese tra i più prudenti al mondo dice che non è obbligatoria, me la evito. Tanto non penso che ai seggi domenica ci saranno tutti ’sti assembramenti».

Il vaiolo delle scimmie è già stato scongiurato?

«Da cittadino sono contento. Da vignettista mi rode un po’ perché sarebbe stato un filone interessante. Altro che bonus psicologo, con l’arrivo di un’altra catastrofe metà dei fondi del Pnrr servirebbero per un  trattamento sanitario collettivo».

Dopo il reddito di cittadinanza e il bonus psicologo speriamo nel reddito minimo?

«Vediamo se e come verrà applicato».

È più contento per il caricabatterie universale o per lo stop alle auto a benzina e diesel nel 2035?

«Il caricabatteria universale in sé è una cosa giusta. Ma nel momento in cui si aspettano tante risposte dall’Europa su questioni più drammatiche e stringenti mi ha fatto sorridere l’enfasi con cui anche Enrico Letta ha accolto il provvedimento. Lo stop alla benzina nel 2035? Spero de morì prima. Le auto elettriche costano un fottio, serviranno incentivi giganteschi e organizzare le città per le ricariche. Nutro qualche dubbio che saremo pronti».

Ringhio Gattuso si è fatto addomesticare da Walter Veltroni?

«È diventato un micetto. Magari lo avevamo interpretato male finora e presto lo vedremo su qualche carro del gay pride. Ma non credo».

Stanno peggio nel centrosinistra o nel centrodestra?

«Il centrosinistra mi sembra messo male rispetto al proprio elettorato. Concentrandosi sui diritti civili finisce per trascurare altre battaglie storiche della sinistra. Il centrodestra rischia di gestire male i consensi di cui sulla carta dispone per governare. Sbaglia spesso candidati, si presenta diviso in alcuni capoluoghi. È un’alleanza che si basa su fondamenta di plastilina. Insomma, chi ha il pane non ha i denti».

Litigano più Meloni e Salvini o Letta e Conte?

«In apparenza Salvini e Meloni. Le discussioni del centrodestra sono sotto gli occhi di tutti, ma non è detto che siano le più accese. Nel centrosinistra ci sono trame e dissidi sotterranei. Conte rivendica un ruolo nei 5stelle e spera di riacchiappare una fetta di elettorato. Non sono sicuro che ci riuscirà».

Il campo largo si è già ristretto?

«Più si va avanti più emergeranno questioni che sembravano superate».

Che fine ha fatto Nicola Zingaretti?

«Credo stia ancora cercando di recuperare i 14 milioni di euro sborsati dalla Regione per le mascherine fantasma. Magari ora, a emergenza finita, le consegnano».

Da Virginia Raggi a Roberto Gualtieri quanto è cambiata Roma?

«Ah perché c’è un nuovo sindaco?».

Dove lo vede Draghi tra un anno?

«Ritirato a vita privata perché secondo me si è rotto le scatole dei partiti. Dopo la guerra civile per la campagna vaccinale e la guerra militare per la campagna di Ucraina lo vedo a rifiatare a Città della Pieve. Non credo che voglia fare il segretario generale della Nato, anche se forse la richiesta di adesione da parte della finlandese Sanna Marin, potrebbe fargli cambiare idea…».

 

La Verità, 11 giugno 2022

«Il mio Osho fa ridere anche con il coronavirus»

Se l’autore di satira del momento si definisce «non di sinistra» vuol dire proprio che non si può più stare tranquilli. L’unica certezza era che lo sberleffo e la risata antipotere erano sinistrorsi e proletari. «Invece la sinistra sta con l’establishment, vedi il Pd, e il proletariato sta dall’altra parte», dice Federico Palmaroli, in arte Le frasi di Osho. 47 anni, studi classici e un lavoro diverso da quello che lo ha portato ad avere 300.000 followers su Twitter e un milione su Facebook, collaborazioni con Il Tempo, Porta a Porta e il Corriere della Sera. Ogni post un tizzone, una scintilla che illumina più di tanti pensosi editoriali. Sulla psicosi da coronavirus: «Ormai me lavo le mani pure dopo essermi lavato le mani». Sulle sardine che aprono la stagione di Amici di Maria De Filippi: «Li avrei visti mejo ad Alici». «Signole, Mattalella ’scito», risponde il presidente in persona alla telefonata di Conte, preoccupato per l’aria di crisi.

La satira è solo un hobby?

La vivo ancora come un fenomeno estemporaneo.

Ma di tempo gliene prende molto?

Soprattutto verso sera, quando preparo la vignetta per il quotidiano e mi dedico a Osho. C’è la ricerca delle immagini, poi le battute arrivano fulminee.

Tempi duri con il coronavirus?

Era più facile ridere quando non era un caso nostro. Riguardava i cinesi e chissenefrega. Appena è arrivato in Italia è montata l’onda buonista che decide su cosa si può fare satira e su cosa no.

Poi è calata?

Il moralismo non regge perché sui social tutti cercano un ruolo. All’inizio provano a fare i censori, tipo: non si scherza su queste cose; questa te la potevi risparmiare… Poi tutti cominciano a far battute.

Il bersaglio si è spostato dai politici agli italiani?

C’è un certo appetito di satira, perculare le paranoie funziona. Dopo un po’ la politica può stancare.

Soprattutto se è noiosa.

Prendersi una pausa serve anche a chi la racconta. Per resettare… come con la storia di Meghan e Harry. Anche se la coppia Salvini Di Maio con i loro litigi quotidiani offriva più spunti.

Ridere sulle psicosi è facile?

La caccia all’amuchina e alla mascherina lo era fin troppo. Non era satira sui morti, ma sugli eccessi di panico.

Alessandro Di Battista ha scritto su Facebook che ne muoiono di più colpiti dai fulmini.

Un po’ di ragione ce l’ha, c’è un allarmismo stereotipato. Nessuno ne è davvero immune.

Neanche un autore un po’ cinico?

In effetti, il raffreddore mi ha fatto pensare.

Il governo più naif che combatte l’epidemia più proteiforme del secolo è una buona base di lavoro?

Un governo che sta insieme con la colla, con un premier che cambia tutte le gradazioni, dal gialloverde al giallorosso, magari al giallazzurro, e con un ministro degli Esteri come Di Maio, fa ridere da solo.

Conte rivendica il primato in Europa.

Con i contagi l’ha trovato.

Ha ritratto lui e Giggino pronti a mollare tutto.

Aprire un chiosco di amuchina nel lodigiano poteva essere molto redditizio. E per Di Maio coerente con il passato.

Poi c’è il ministro della Salute Roberto Speranza confortato da chi l’ha preceduto.

«’N te invidio proprio», detto dalla Lorenzin. Con la sua faccia da fanciullo, di fronte a ’sta sciagura Speranza fa tenerezza. Il cognome sembra un contrappasso.

Il soggetto più fertile è Matteo Renzi?

Le sue bizze cominciano ad annoiare, divertono di più le incoerenze di Conte. Il suo fare rassicurante che nasconde altro. Il suo essere pronto ad accordi con chiunque pur di restare incollato allo scranno. Subito dopo, come fonte ci sono le sardine, che purtroppo sono già mezze finite.

Dice?

Dopo aver riempito le piazze quand’era facile hanno infilato una serie di gaffe. Contro il coronavirus intoniamo Bella ciao?

Perché sono in calo?

Hanno dimostrato il vuoto pneumatico. L’umorismo su di loro non fa più scattare i difensori. Quando ho postato «aggiungere Calfort a ogni lavaggio» per la Whirlpool nessuno ha protestato. Qualche giorno fa Santori ha detto che non riusciva a trovare un buco in agenda per incontrare Conte, poi s’è scoperto che stava a prepara’ il passo a due per la sfida di danza ad Amici.

Com’è riuscito a vedere un lato comico in Mattarella?

Con il romanesco si dà un tono terra terra a un personaggio ad alto contenuto istituzionale e si crea il corto circuito. Lo stesso succede con il Papa.

I grillini offrono più spunti di tutti?

Per il loro autodidattismo. I guai di Di Maio con l’inglese e la geografia sono noti. Ora che torna Di Battista ci sarà da lavorare.

Cos’ha visto in Osho, il santone?

Non sapevo neanche chi fosse. Cinque anni fa ho trovato che le sue «perle di saggezza» erano molto condivise su Facebook e mi è scattata l’idea di fargli pronunciare certe massime: «Quando c’hai sete l’acqua è la meglio cosa», oppure: «I pomodori ’n sanno più de niente». Lo declinavo come uno di noi.

Niente politica?

Poca. Il fatto che fosse neutrale gli dava forza. I followers incoraggiavano: «Nun te mischia’ con la politica…». Adesso sono impantanato, ma se non ci fossi entrato, prima o poi sarebbe finito.

Un santone orientale con il cinismo dei romani.

Altro corto circuito. La nostra parlata ha una vena che nessun dialetto ha, manco l’italiano. È quella della comicità cinematografica riconosciuta ovunque.

Con le foto dà il senso del fatto in tempo reale?

Cerco di cogliere l’espressione o la posa e creo la frase che corrisponde. È quello che facevano cinquant’anni fa i fotoromanzi come Grand Hotel.

Il terzo ingrediente è il gergo, le frasi fatte ricontestualizzate.

Le espressioni che sono depositate nel nostro codice linguistico tornano a galla con Osho e fanno scattare l’alert mentale.

È più facile prendere in giro «i migliori»?

È il meccanismo del re nudo. I 5 stelle si sono proposti come paladini anticasta e poi scopriamo che hanno i loro scheletri. Anche se bisogna riconoscere che la politica l’hanno un po’ moralizzata.

Dà soddisfazione sbeffeggiare chi tiene molto alla propria immagine?

Quando puoi infilzare quello che se la tira mostrando com’è in realtà è difficile risparmiarlo. Il picco è sbertucciare chi si pensa superiore.

I soloni del politicamente corretto?

È stato divertentissimo il periodo di Laura Boldrini con il suo linguaggio tassativamente al femminile. Un altro bel momento è stata la campagna contro Harvey Weinstein e le scoperte su Asia Argento. Poi Greta Thunberg, un’intoccabile alla quale facevo dire banalità meteorologiche. Anche se un certo accanimento non mi piaceva.

I social fomentano l’odio?

Hanno creato la guerra civile 2.0. Una volta certi discorsi si facevano al bar o tra amici. La possibilità di scrivere in forma anonima autorizza chiunque a insultare. È un meccanismo che ha creato dei mostri. Aveva ragione Umberto Eco quando disse che il Web aveva dato voce a tanti imbecilli.

Esempi?

La base militante dei 5 stelle non ammette critiche e reagisce sempre in modo scomposto. Il massimo si è avuto quando si sono alleati con il Pd che fino a quel momento era il partito di Bibbiano.

Poi c’è il gioco delle coppie, Massimo D’Alema che svezza Speranza.

Le coppie danno la possibilità di collegare fenomenologie distanti come quella della politica e quella dell’amore.

Salvini e Di Maio.

Salvini che telefonava a Di Maio rivelandogli di essere incinto ha spopolato.

Zingaretti e Renzi che litigano su tutto.

Il Pd è una miniera perché, pur essendo il partito dell’establishment, è anche il partito dei grandi litigi perché sta al governo e all’opposizione allo stesso tempo. Zingaretti non è facile perché dice cose da Miss Italia, la pace nel mondo… basta odio… Sembra una sardina cresciuta.

È più tenero con Giorgia Meloni e Salvini perché sono più veraci?

Salvini è bullizzato ogni giorno come Berlusconi una volta, perciò non mi viene voglia di attaccarlo. Far parlare la Meloni in romanesco sarebbe ridondante. Si può se ci sono in ballo le alleanze, perché per il resto si espone poco e mantiene una linea coerente.

Risparmia i volti noti della tv?

Le cazzate dei conduttori non hanno un’eco così vasta. Se i fatti non sono noti e si devono spiegare la battuta non arriva. A Sanremo Amadeus rincorreva Morgan che voleva andarsene a casa: «Quale casa?».

Mi rivela una sua passione privata?

Mi piace il Futurismo: leggo i saggi, vado alle mostre. Poi tifo Lazio e quindi qualcuno si sente autorizzato a darmi del nazista. In realtà, credo che nessuno si aspettasse una satira divertente che non fosse di sinistra. Ma ora cominciano ad apprezzarmi anche da quelle parti.

 

Panorama, 4 marzo 2020