«Salvini o Renzi? Meglio il doppio forno»
«Certo, siamo contenti di come sono andate le amministrative. Ha visto Toti? È uno dei nostri, è uscito da Mediaset, ha lavorato bene». Fedele Confalonieri è di buonumore. Tra qualche minuto inizierà la presentazione di Storie in divisa, la nuova docuserie targata Mediaset, da martedì prossimo in onda su Canale 5. E le alte cariche non sono ancora arrivate.
Quindi la formula Toti e l’alleanza con la Lega la convince.
«È stato un buon risultato, non le pare?».
Certo, tanto più che Genova e la Liguria hanno una tradizione di sinistra…
«Invece, se si lavora bene… Niente è scontato. Adesso bisogna pensarci».
Pensare a Salvini?
«Lavorare con lui non è facile».
Lei preferisce l’alleanza con Renzi?
«Alleanza… Meglio parlare di accordo. Un accordo finalizzato alla legge elettorale».
E quindi Renzi la ispira di più?
«Non lo so. La politica è così. Berlusconi può pensarci, valutare. Sa come si diceva una volta?».
Dica.
«Si parlava della politica dei due forni».
Epoca democristiana.
«Avere due opportunità è una posizione forte».
Ma Renzi secondo lei è affidabile?
Arrivano le alte cariche. Oltre al presidente Mediaset, a firmare l’operazione, c’è il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette. E poi, ecco ospite gradito ai vertici della tv commerciale e dell’Arma, anche il procuratore di Milano Francesco Greco. Foto di rito. Congratulazioni reciproche. Squadra dei Carabinieri impettita. Per oltre 200 ore di riprese le troupe dirette da Roberto Burchielli hanno «pedinato» brigadieri, marescialli e appuntati del Comando di Rho, filmando le azioni sul campo, gli interventi nella vita quotidiana, l’assistenza ai cittadini, nell’intento di aumentare il grado di sicurezza della popolazione. A volte «c’è differenza tra sicurezza reale e sicurezza percepita», argomenta Del Sette. In realtà, «negli ultimi anni gli omicidi e i grandi crimini sono diminuiti, almeno quelli provenienti dagli appartenenti alla comunità italiana. Eppure si ha la sensazione di essere meno protetti. Questo avviene perché siamo diventati giustamente più sensibili a tutto ciò che riguarda la nostra tranquillità quotidiana». Confalonieri ammette di aver presenziato a un’infinità di conferenze stampa, ma poche erano impegnative e di qualità come questa. Il tema della sicurezza dei cittadini sta a cuore anche a lui. A volte certe fiction mitizzano il ruolo dei criminali e romanzano il lavoro delle forze dell’ordine. «Qualche volta mia moglie mi critica: “Mostrate sempre delitti, notizie di cronaca nera, mariti che uccidono”. Ma sono cose che accadono, che fanno parte della realtà. Raccontare la realtà invece è compito nostro. Per fortuna fa parte della realtà anche l’impegno dell’Arma». Se dopo i Carabinieri verranno storie con altre divise dipenderà dall’audience. «Intanto, abbiamo cominciato dall’Arma: io mi chiamo Fedele, potevamo fare diversamente?», scherza Confalonieri visibilmente contento di questa produzione. «La sicurezza è un tema molto sentito. A volte i media, anche le nostre televisioni, danno la sensazione che ce ne sia poca, troppo poca. Ma non sempre è così».
Presidente, siamo stati interrotti sul più bello…
«E qual era?».
Renzi è affidabile?
«Sì, sì».
L’altra volta, col primo Nazareno, non lo è stato.
«Si sa com’è la politica. È volubile. Ogni giorno cambia».
Meglio poter scegliere?
«Esatto. Una volta è meglio fare in un modo, un’altra in un altro. Vediamo».
E cosa dice del nuovo Milan? Andrà ancora allo stadio?
«Certo. Perché no. Tranne quando fa freddo».
E la serie 1993 l’ha vista?
«No».
Ma parla di Tangentopoli e anche di voi.
«Lo so. Ma non le guardo mai quelle serie».
La Verità, 14 giugno 2017