Il «Gazebo» che svela il backstage della politica
Telecamerine e Twitter, satira e riprese rubate, raid notturni e vignette: siamo a Gazebo social news, striscia quotidiana di Diego Bianchi, alias Zoro, l’antinarratore della politica di Rai 3. È un’allegra compagnia de sinistra quella che manda in onda tutti i giorni questo racconto atipico delle cose della politica (dal martedì al venerdì, ore 20.10, share del 5,35 per cento nella puntata speciale post referendum). Un antiprogramma, verrebbe da definirlo. Attorno a Zoro che, t-shirt barba e romanesco spinto, è l’incarnazione dell’anticonduttore, si esibisce il fumettista Marco Dambrosio, alias Makkox: persino struggente l’altra sera la parabola di Renzi che rivede la sua storia immerso nella realtà virtuale di un Oculus, ma a un certo punto, causa moscerino, perde la connessione e rimane solo. Poi c’è Missouri, vecchio tassista promosso direttore del «Tg bello» per motivi di satira, che scarrozza Zoro nella notte romana dello spoglio referendario. Infine, Marco Damilano (L’Espresso) e Francesca Schianchi (La Stampa), antiospiti da talk show, che illustrano l’evoluzione della giornata fornendo parole chiave e link utili per comprenderla. E Zoro che fa? Annoda il racconto usando uno schermo tv sul quale manda i reportage, le incursioni, i filmati. Uno schermo che diventa finestra aperta sui palazzi della politica alla quale tutti, coautori, pubblico in studio e pubblico a casa, si affacciano per capirci qualcosa. Tra un filmato e l’altro, Zoro si ferma e dice due parole di spiega, sottolinea, se è il caso digita rewind e rimostra un particolare significativo (l’altra sera, per esempio, la stretta di mano in piazza Montecitorio tra Giorgia Meloni dei Fratelli d’Italia e Alfredo D’Attorre di Sinistra italiana). Poi ci sono i tweet che, contestualizzati, risultano assai più sapidi. Un altro dei punti di forza è l’agilità della strumentazione che permette rapidità negli spostamenti. Con una telecamerina digitale Zoro e soci vanno da un palazzo all’altro regalando riprese inedite, oblique, sporche. Passano dalla Maratona di Mentana al discorso della sconfitta di Renzi a Palazzo Chigi, dove si soffermano sul volto e le mani della moglie Agnese Landini, dal Comitato del No della minoranza Pd, dove acciuffano Massimo D’Alema, a piazza Montecitorio, dove spuntano leghisti che issano cartelli con «Salvini premier». Cose che nessun tg e nessun talk show mostra. Lo fa un antiprogramma «barbone» (hanno la barba Zoro, Missouri, Damilano e Makkox) e certamente di nicchia, che ha come mission il backstage della politica, di cui fa parte anche Twitter. Mentre i programmi tradizionali si dilungano in analisi e scenari, Gazebo va dietro le quinte per documentare e mostrare dettagli, certamente con un orientamento predefinito e con qualche eccesso voyeuristico. Che, tuttavia, possono aiutare a capire più di tante, interminabili, discussioni.
La Verità, 7 dicembre 2016