Giletti, Bennett e i dubbi sul romanzo d’appendice

Come scoop era stato presentato e scoop è stato. Per la puntata d’esordio della seconda stagione di Non è l’Arena su La7, Massimo Giletti ha intervistato Jimmy Bennett, l’accusatore di Asia Argento, che ha scelto di fornire la sua versione dei fatti in Italia (domenica ore 20,30, share del 7.1%). Quando aveva poco più di 17 anni, Bennett sarebbe stato violentato nella camera di un hotel vicino a Los Angeles. In California i rapporti sessuali con un minore di 18 anni sono reato ma, quattro anni dopo, anziché sporgere denuncia, la presunta vittima chiede un risarcimento milionario per i danni alla carriera causati dalla violenza. La vicenda ha elementi controversi. Dieci anni prima l’accusatore aveva recitato il ruolo del figlio in un film diretto e interpretato dall’accusata, a sua volta madre degenere. Anche fuori dal set lui la chiama mamma. Quando si rivedono, trascorsi dieci anni, si verifica la presunta violenza sessuale. Allorché lei diventa paladina del movimento Me too lui chiede il risarcimento. Il compagno di lei, chef di fama mondiale, paga una prima tranche per togliersi la seccatura, ma dopo qualche mese si suicida. In agosto il New York Times pubblica tutta la storia.

Con Bennett in studio, Giletti ha allestito una ricostruzione perfetta, senza cedimenti voyeuristici, ma ponendo le domande giuste. Capelli biondo platino spruzzati di rosa, giacca, jeans e sneakers, l’efebico accusatore ha risposto incrociando spesso lo sguardo con il suo avvocato, Gordon Sattro. Giletti si è confrontato con l’inattaccabilità della vittima, uno dei dogmi della società moderna, disseminando l’intervista di dubbi. A cominciare da come possa dispiegarsi la violenza di una donna se l’uomo non è consenziente, per proseguire con la richiesta tardiva del risarcimento, le foto successive al rapporto in cui Jimmy e Asia sono in atteggiamento confidenziale, la cena insieme che ha concluso la giornata. L’elemento nuovo del racconto è il fatto che la violenza sarebbe avvenuta dopo che Argento avrebbe prospettato a Bennett la partecipazione a un nuovo film. Motivo per cui, paragonandola a Harwey Weinstein, l’accusatore ha parlato di «abuso di potere». Ma anche su questo Giletti ha eccepito: da una parte c’è un produttore capo di una potente società, dall’altra un’attrice-regista molto meno accreditata. Restano dunque ancora alcuni lati oscuri in questa sorta di romanzo d’appendice moderno. In ballo ci sono l’attendibilità del ragazzo, la reputazione di un’attrice e la monoliticità di un movimento planetario. Vedremo se e come Argento replicherà.

 

La Verità, 25 settembre 2018