Gli Europei di Rai 1 sono grigi e abborracciati

C’era un clima euforico l’altra sera a Notti europee, subito dopo la qualificazione agli ottavi di finale della Nazionale (Rai 1, ore 23, share del 32,9%, 3,2 milioni di telespettatori). Il gol del pareggio all’ultimo secondo con la Croazia, oltre a mandarci a Berlino e a ridare, per poco, il sorriso a Luciano Spalletti, ha allungato la vita a tutto il codazzo di opinionisti, commentatori, rubrichisti e ospiti di talk show da settimane indefessamente impegnati a spargere rosolio buonista sulle imprese degli Azzurri. Che lo meritino davvero è tutto un altro discorso, checché ne dica il nostro commissario tecnico («è un passaggio del turno meritato»), e basta ricordare il bugiardissimo risultato di Spagna-Italia per tornare subito con i piedi per terra. Ma tant’è; due esclusioni consecutive agli ultimi Mondiali non sono bastate a insegnarci che nel calcio non si governa per diritto divino. Il tiro a giro di Mattia Zaccagni aveva scongiurato la sciagura nazionale e, dunque, lasciamoci andare alla festa, incoraggiava Paola Ferrari, e abbandoniamoci alle emozioni. Gli dava manforte il solitamente ridanciano Marco Mazzocchi, che quanto a ottimismo ingiustificato è secondo solo a Marco Lollobrigida, con il «cheese» sempre in bocca, come se sostasse davanti all’obiettivo di un fotografo. La squadra schierata da Rai Sport è questa e non possiamo far altro che scriverlo. Le telecronache di Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro sono il paradigma del grigiore ministeriale e della povertà linguistica. Per compensare i quali la coppia composta da Paola Ferrari e Marco Mazzocchi vorrebbe iniettare un po’ di leggerezza. Missione fallita perché domina un tono abborracciato da retrobottega del bistrot, gravato dalle battute di Eraldo Pecci e dalla mancanza di affiatamento di tutta la compagnia, una strana dozzina tra conduttori, ospiti vari e la postazione a bordocampo. A rovinare definitivamente il clima festaiolo pensa Tony Damascelli con le sue pagelle che salvano solo Gigio Donnarumma e i due centrali, e riscuotono il consenso di Lele Adani e di Andrea Stramaccioni che di calcio ne capiscono. Ma con loro, già abituati al pubblico delle piattaforme, si va più sul tecnico. Mentre, nonostante Giusy Meloni, immancabile addetta ai social, il post-partita di Rai 1 è rimasto il bar sport di provincia del secolo scorso. Alla fine anche il telecalcio si sta polarizzando: quelli che conoscono il gioco moderno sono realisti e critici, quelli che si preoccupano soprattutto dell’audience sono di bocca buona, basta che la Nazionale avanzi. E i telespettatori porteranno pazienza. O no?

 

La Verità, 26 giugno 2024