«La meglio gioventù» (senza agiografia) di papa Francesco
Affacciato sulla terrazza di un palazzo che guarda la cupola di San Pietro, l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio ripensa a tutta la sua vita. È appena arrivato in Vaticano, idi di marzo del 2013, per un Conclave che, dopo la clamorosa rinuncia di Benedetto XVI, si annuncia tra i più delicati della storia contemporanea. In questo più che verosimile momento di pausa s’incardina il lungo flashback del racconto di Francesco, il Papa della gente, la miniserie prodotta dalla Taodue di Pietro Valsecchi, diretta da Daniele Luchetti e interpretata, nel ruolo principale, da Rodrigo De La Serna (Canale 5, mercoledì e giovedì, ore 21.30, share del 18,45 nel primo episodio). È una biografia che attraversa oltre mezzo secolo e che ci permette di capire qualcosa di più di chi è l’uomo che oggi guida la Chiesa cattolica. Vediamo il Papa attuale quand’era giovane. Peronista come quasi tutti i ragazzi argentini nel 1960, studente di chimica con fidanzata, figlio di genitori italiani emigrati, fino all’insorgere della vocazione religiosa che si presenta attraverso l’impeto missionario e il desiderio di recarsi in Giappone, che i superiori dei Gesuiti correggono suggerendogli di dedicarsi all’insegnamento. Nell’Argentina della dittatura di Jorge Rafael Videla, Bergoglio diventa prima Padre Provinciale dei Gesuiti e successivamente arcivescovo della capitale. Lo vediamo riformare la gestione dell’Università del Salvador, affidandone l’amministrazione a professionisti laici. E lo vediamo impartire il battesimo a un bimbo figlio di una relazione non regolarizzata nel matrimonio. S’intuisce così dove nasce la fede di Bergoglio, intesa non come una serie di «dogane spirituali» da superare, ma come fattore inclusivo e preoccupato di far conoscere Gesù Cristo a tutti. Lo vediamo difendere dall’oppressione e dalle violenze dei militari quei confratelli e seminaristi che, a differenza sua, abbracciarono esplicitamente la teologia della liberazione. Una resistenza che lo segnerà di dolore e sofferenze per la scomparsa di molti suoi compagni. Lo vediamo, infine, affacciarsi in piazza San Pietro con quel saluto che inaugurò una nuova stagione quanto proficua per la Chiesa lo dirà la storia. Gli story editor, lo stesso Luchetti e Martin Salinas, hanno attinto all’autobiografia e ai racconti diretti dello stesso pontefice. E probabilmente, al di là della semplicità di una narrazione rivolta al grande pubblico e di una certa, comprensibile, insistenza sullo scontro politico dell’epoca, non poteva esserci scelta migliore per restituirci il temperamento, la formazione e la maturazione pastorale contrassegnata dalla misericordia dell’attuale Capo della Chiesa cattolica.
La Verità, 9 dicembre 2016