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Perché il Milan sgobba molto ma segna poco

Stanchezza per la lunga rincorsa. Panchina corta. Rilassamento di alcuni giocatori, soprattutto le punte. Voci di mercato e incertezza sul futuro con l’avvicinarsi del finale di stagione. Sono alcuni dei tanti motivi individuati nel calo del Milan delle ultime settimane. Io vorrei segnalare un’altra lacuna, piuttosto determinante e su cui ho letto poche riflessioni: la sterilità offensiva. Una sterilità evidente di una squadra che, questo è l’apparente paradosso, sviluppa una notevole mole di gioco. Perché?

Provo ad andare oltre l’apparenza. Nelle ultime cinque partite il Milan di Gattuso ha realizzato tre gol: Bonucci su calcio d’angolo alla Juve, Kalinic in girata a centro area al Sassuolo, Bonaventura da fuori con il Torino. Zero reti con Napoli e Benevento. Il Milan gioca prevalentemente sulle fasce, spedendo pedissequamente cross in area che partono da Calabria o Rodriguez, oppure con il dribbling all’interno, o anche sul destro, di Suso. Il fatto è che non abbiamo questi grandi colpitori di testa. Per dire: domenica scorsa a Quelli che il calcio c’era ospite uno che si chiamava Mark Hateley e tutti ricordiamo un suo gol in un derby, sovrastando Fulvio Collovati.

I cross sono uno schema abbastanza aleatorio, speri che la prenda uno dei tuoi, circondato dai difensori. Ma se invece di Andry Shevchenko o Oliver Bierhoff hai Kalinic, a cui la palla sbatte addosso, non vai lontano. Solo Bonaventura, non certo uno specialista anche per questioni di statura, ha fatto un paio di gol di testa. Eppure noi giochiamo quasi solo sulle fasce, con Suso-Calabria e Bonaventura-Rodriguez. Se non c’è Calhanoglu, ancora di più. Qualche gol è arrivato con tiri da fuori, sempre Bonaventura, Suso e lo stesso Calhanoglu.

Mai che un milanista arrivi davanti alla porta, dopo un triangolo, un’azione in velocità, in seguito a un assist (tipo Iemmello del Benevento, per capirci) per una stoccata facile. C’è anche un certo egoismo, forse dettato da frenesia, quando un attaccante arriva in zona tiro si mette in proprio senza appoggiare al compagno, magari in posizione più felice.

Il Milan fa possesso palla, tira molto in porta, scaraventa in area tanti palloni, eppure segna poco. Anche le goleade con le squadre di bassa classifica scarseggiano. Voglio dire, per chiudere: c’è povertà di schemi offensivi, poche alternative al cross e al dribbling e tiro di Suso, pochi assist, pochi attacchi centrali che non siano il tiro da fuori. Difficile fare tanti gol in questo modo. Forse il ricorso al trequartista è inevitabile.