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Tra tanti, spicca l’augurio subliminale di Mina

Si è realizzato uno strano effetto di sovrapposizione, quasi uno scambio di ruoli, la sera del 31 dicembre guardando in sequenza su Rai 1 prima il Messaggio di Fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poi l’anteprima dell’Anno che verrà con Amadeus, infine il lungo spot della campagna istituzionale di Tim con la voce di Mina. Sarà stato il non cenone al quale un po’ tutti eravamo intenti causa restrizioni da zona rossa, sarà stato l’anno che ci lasciavamo alle spalle, è evidente che il messaggio più gradito sia arrivato dal musical allestito in tre minuti e mezzo dal marchio della compagnia telefonica. Probabilmente per obblighi istituzionali, per stile della casa, per impacci conseguenti alla crisi ventilata, minacciata, possibile o incombente, il discorso del Capo dello Stato non è andato oltre un’accorata esortazione a comportarci bene. Il prologo del tradizionale varietà della notte di Capodanno ha invece confermato l’impostazione da caravanserraglio della rete: tutti dentro un calderone che mixa Gianni Morandi e Piero Pelù, Rita Pavone, Gigi D’Alessio e J-Ax, con qualche ballerina di contorno. In sintesi, «l’Italia dei capelli tinti», è stato autorevolmente scritto.

Schiacciato tra il messaggio presidenziale e il veglione in studio, alla fine il contenuto più augurale è arrivato dallo spot «Questa è Tim». Non tanto per l’abusato arcobaleno che soverchiava il titolo, quanto per il ballo di massa finale. Leggero, colorato, spensierato, sinonimo di libertà da riconquistare. È l’auspicio per il 2021 che, in modo subliminale, è rimbalzato da quei quattro minuti di musica, parole e danze. Così la campagna per i 100 anni d’innovazione, è diventata, per collocazione e contesto, il vero messaggio positivo ai telespettatori.

Lo spot si presenta con l’immagine di Torino, capitale della ricerca tecnologica da dove parte «una storia italiana», «la storia di un’idea e di chi trovò la strada per farne una realtà. Così da cent’anni un’infinita via fa volare milioni di ciao, di come stai. Se pure noi siamo lontani, ci fa sentire più vicini». Le parole sono l’adattamento del testo di This is me, dal musical The Greatest Showman. Le coreografie che Luca Tommassini ha tratto da altri grandi musical e da Pane, amore e… o Flashdance, le immagini montate con linguaggio contemporaneo dalla regia di Luca Josi, direttore della comunicazione strategica di Tim, e le note della voce di Mina, ci trasmettono quella leggerezza e quell’autostima di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.

 

La Verità, 2 gennaio 2021

L’idea bizzarra di Avati e gli spot fuori tempo

I palinsesti televisivi sono sintonizzati sul presente? La domanda, semplice e diretta, gira in testa da parecchi giorni. I talk show serali viaggiano su Skype con connessioni ballerine e non si può fare diversamente. Alcuni programmi hanno iniziato a essere repliche a causa dell’impossibilità di registrare con il pubblico. Un varietà come La Corrida, nel quale il pubblico in studio è protagonista, è stato cancellato. Di questo passo le repliche aumenteranno. Allora ha perfettamente ragione Pupi Avati. Perché non trasformare questa situazione in un’occasione? Perché è proprio «il pubblico da casa», cioè noi, a essere cambiato. Siamo diversi da prima, abbiamo una percezione della realtà e della quotidianità diverse. Stiamo iniziando a capirlo: ci sarà un prima e un dopo, inevitabilmente. Ma intanto siamo nel mentre: «un tempo sospeso, tra il reale e l’irreale, come in assenza di gravità», ha scritto sul Giornale il regista ora in attesa d’iniziare le riprese di Lei mi parla ancora, il film sulla storia d’amore fra Giuseppe «Nino» Sgarbi e Rina Cavallini, genitori di Elisabetta e Vittorio. «Mi chiedo perché la Rai… in un momento in cui il dio mercato al quale dobbiamo la generale acquiescenza all’Auditel, non approfitti si questa tregua sabbatica» per trasformare i palinsesti e dare «al Paese l’opportunità di crescere culturalmente… programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti… i documentari sulla vita e le opere» dei grandi artisti, la prosa, la poesia, la letteratura. Gli archivi ne sono pieni. Collaborerebbero anche la Cineteca nazionale e quella di Bologna, ha assicurato Avati, intervistato dal Qn. È vero, in un momento così c’è anche molta voglia di evasione, come per esempio dimostra il palinsesto quotidiano suggerito da Marco Giusti su Dagospia. Ma c’è spazio per tutti. Basterebbe un canale Rai dedicato o alcune fasce orarie. Mediaset, per esempio, con una certa agilità, ha studiato «Con il cinema #andràtuttobene», un’iniziativa che trasformerà «la tv in una multisala» modificando con 50 film di qualità la programmazione di domenica 29 marzo e domenica 5 aprile delle reti Iris, 20 e Cine34. Anche i principali quotidiani, sfruttando la chiusura delle librerie e la maggior possibilità di leggere stando a casa, hanno iniziato la pubblicazione di collane di classici della letteratura. Saranno telespettatori e lettori a scegliere. Sarebbe un peccato che fossero i pubblicitari a dettare i palinsesti, in particolare del servizio pubblico. Tanto più ora che tutto l’advertising risulta anacronistico. Anche perché, fra l’altro, non si può comprare niente.

Buffon, zelig dello spot. Dategli una squadra

 

 

laverita.info 19 giugno 2018

Prima del via godiamoci certe scintille degli spot

Nell’attesa che finalmente inizi la nuova stagione (a proposito, Quelli che il calcio parte alla terza giornata di campionato – non si potevano fare delle puntate serali per le prime due? – Fabio Fazio il 24 settembre e Domenica in addirittura in ottobre: noi l’abbonamento lo paghiamo tutto l’anno), nell’attesa, dicevo, che, oltre a un po’ di sport vario, inizi davvero la stagione, il meglio si trova negli spot pubblicitari, in certi casi vere scintille di genialità, quello del Buondì compreso. A dirla tutta, sulla campagna che ha scatenato polemiche e predicozzi, oltre gli eccessi moralistici, non so chi è peggio tra due genitori mortiferi e una bimbetta smorfiosa che chiede una merendina «che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità». Parla come mangi, sarebbe stata la risposta giusta, e fine della storia. Ma dopo aver standardizzato l’alimentazione di matusa e mocciosi, ormai il politicamente corretto e i dogmi del nutrizionismo che alluvionano tutti i palinsesti hanno hanno invaso anche il linguaggio infantile. Dove invece, sempre in materia di generazioni, non ho difficoltà a scegliere da che parte stare è nel fulminante spot di Vigorsol Easy (non nuovissimo, ma testé riproposto): tutta la vita con l’adolescente ribelle che, dopo aver lanciato dalla finestra il tappetino da yoga, esce dalla camera vestita da punk come padre e madre, fasciati di pelle e borchie (genitori così esistono e si diffondono). Una volta all’aperto si disfa della maschera spruzzandosi con la pompa per innaffiare e, sorda alle proteste dei «vecchi», sale sulla bici del ragazzo, in rotta verso la libertà. Niente divise: nell’era all tattoo, trasgressione e anticonformismo sono acqua e sapone. La generazione dei maturi riguadagna invece credibilità nello spot Tim d’inizio stagione, dove Stanlio e Ollio ballano sulle note di All night, il brano del dj Parov Stellar cantato da Mina, che alla fine chiosa: «È bello ripartire con un sorriso». Un altro gioiello che prosegue la story della bellezza («è bello amare il calcio»; «è bello avere Mina»), inaugurata quasi un anno fa dalla campagna del marchio di telefonia. In tema di sigle e jingle fortunati, è partito con ampio anticipo il corteggiamento della Rai per abituare il pubblico del primo canale all’idea di trovarsi Fazio in casa ogni maledetta domenica. Il promo antologico con la sfilata dei big è efficace quasi quanto è contagiosa Twistin’ night away di Sam Cook. Resta da vedere se il conduttore saprà essere all’altezza dello smalto della sigla. Oltre che di quello del tintinnante cachet.

La Verità, 5 settembre 2017

Vi starete chiedendo perché Cracco c’inonda di spot

Uno si alza la mattina e, mentre si prepara la colazione, accende distrattamente la tv per aggiornarsi un po’ imbattendosi nella pubblicità. “Vi starete chiedendo che cosa ci fa Cracco in un bagno” di una nota casa Continua a leggere