Spot distopici: ruoli rovesciati e cani anziché bebé
L’altra sera, alla fine del primo tempo della partita della Nazionale contro la Germania, sono andati in onda due spot particolarmente significativi. Uno dopo l’altro, sembravano una miniserie chic. Il primo riguardava una marca di attrezzi da giardino a batteria. Protagonisti marito e moglie sulla quarantina. Il prato della villa di casa è in condizioni disastrose e tra poco arrivano gli ospiti per il pranzo sotto la pergola. Mentre lui si mette le mani nei capelli, lei si rimbocca le maniche e accende in successione tosaerba, decespugliatore ed elettrosega. Nel tempo in cui lui apparecchia, stende per bene la tovaglia e posiziona con meticolosità piatti e tovaglioli, lei trasforma la giungla in un Eden bucolico. Sguardo soddisfatto: visto come si fa? Insomma, con questi portentosi attrezzi anche una donna può disinfestare il giardino. La dedizione del marito alla preparazione della tavola completa il ribaltamento dei ruoli.
Il secondo spot promuoveva un’auto a sette posti di un’importante marca tedesca. È una splendida giornata di sole per una gita al mare, raduniamo tutta la famiglia e partiamo. Le tre sezioni dei sedili vengono allestite con cuscini e peluche per accogliere gli ospiti dell’auto e finalmente cinque cani di razza di varie dimensioni, un Dalmata, un Bracco eccetera, corrono a prendere posto. Ora, con l’abbaiare festoso dei quadrupedi, la spaziosissima auto sfreccia sulla strada soleggiata e deserta che conduce alla spiaggia. E che, finalmente, marito e moglie – magari i protagonisti dello spot precedente – possono godersi in compagnia dei loro famigliari: cinque cani e zero figli.
Potremmo intitolare la miniserie pubblicitaria Vita quotidiana della coppia moderna. Quella che cancella i cosiddetti stereotipi della donna che apparecchia e dell’uomo che fa i lavori pesanti, e che esalta la famiglia numerosa, animalista e a natalità zero. Insomma, una sorta di distopia soft, in realtà non così lontana dai nostri, conformisti giorni. Se si aggiunge che, in quel momento, la Germania ci stava impartendo una lezione di calcio con le nostre armi abituali, la percezione dell’incubo era completa. Fortuna che i tre gol azzurri del secondo tempo mi hanno svegliato. Non completamente, però.
Post scriptum Ancora sugli «ascolti boom» del Sogno di Benigni: i 4,9 milioni di spettatori e il 28,1% di share, conquistati senza interruzioni pubblicitarie e con quel battage, sono un’audience in realtà normalissima. Una buona fiction, Il conte di Montecristo, per esempio, sempre su Rai 1, nelle sue quattro serate ha superato il 28% di media e i 5,5 milioni di spettatori.
La Verità, 25 marzo 2025