Vi starete chiedendo perché Cracco c’inonda di spot
Uno si alza la mattina e, mentre si prepara la colazione, accende distrattamente la tv per aggiornarsi un po’ imbattendosi nella pubblicità. “Vi starete chiedendo che cosa ci fa Cracco in un bagno” di una nota casa italiana di arredamento. Insomma, la giornata comincia subito storta. La questione è linguisticamente semplice. L’accento dell’interrogativo di cui sopra è sul marchio della casa in ballo, come dire che uno come Carlo Cracco dovrebbe forse disporre di un bagno o di un “living” di altro e più alto livello. Perché altrimenti, se ci si ferma prima, la domanda è quanto meno peregrina: che cosa ci fa uno in bagno, difficilmente un aperitivo o una cena… Quello che indispone vieppiù, però, è il tono: chi si sta chiedendo che cosa ci fa Cracco in un bagno? Ovviamente, per inciso, lo si vede immerso nella vasca con un libro. Ma il supermasterchef evidentemente pensa che il pubblico tv sia lacerato da quell’interrogativo, perché nel tono e nello sguardo non si rintraccia un grammo di autoironia e di scanzonatura. Tutt’altro. (È anche per questo che non amo Masterchef, come del resto tutti i cooking talent. Per l’enfasi che accompagna il cibo e i tic da star degli chef: al ristorante, per spiegarti cosa mangerai, scrivono menù infarciti di barocchismi al punto da rendere necessario il ricorso alla spiegazione del cameriere). Tornando a Cracco, la conferma della scarsa ironia arriva più tardi. In bagno non si cena, dicevo, ma a casa di due quarantenni dell’high society che ricevono gli amici sì… Francesca viene… ma c’è anche Carlo? chiede lui, fintamente preoccupato. Eh sì, sospira lei, stuzzicandone l’orgoglio. Perché, ovviamente, nelle coppie moderne, è lui che cucina e prepara l’antipasto a base di patatine, melograno, sciroppo eccetera. Carlo, ovviamente, è il supermastechef che non si sa che cosa faccia in bagno, ma è tuttavia depositario della scienza culinaria infusa e autore del verdetto sul piatto preparato con gesti epici. Eccolo, dunque, delibare con la sua sicumèra e la proverbiale aria compiaciuta la patatina condita. Facile stupire ecc ecc. Mentre la scena sfuma nello scambio di sguardi d’intesa tra l’allievo e il maestro mi chiedo: ma non volevo guardare un telegiornale qualsiasi?