Flop Juve? Allegri senza piano B e presunzione
La finale di Champions League con il Real Madrid l’ha persa soprattutto Massimiliano Allegri e Antonio Conte avrà goduto, non si sa quanto in segreto. L’allenatore bianconero non è stato capace di capire che cosa stava davvero succedendo e di cambiare la partita in corso d’opera. Alla fine, tutte le domande degli osservatori si sono appuntate sul calo della Juventus tra il primo e il secondo tempo. Ma risposte convincenti non ne sono arrivate. Sono stati bravi loro (Sacchi); gli episodi sono girati male (Buffon); Pjanic aveva un problema a un ginocchio (Allegri).
Le cose sono un tantino più serie. Da diversi mesi, cioè da quando è passata al 4-2-3-1, ovvero al cosiddetto modulo «a 5 stelle» (Higuan, Dybala, Madzukic, Dani Alves o Cuadrado, Pjanic), la Juventus ha sempre giocato per andare in vantaggio nella prima mezz’ora. Di un gol o possibilmente di due. Il segreto era dominare subito il match, schiacciando l’avversario nella propria metà campo, attraverso il pressing alto che può essere prodotto con efficacia da una squadra farcita di punte e mezze punte. Una volta conquistato il vantaggio di uno o due gol, a mezz’ora dalla fine Allegri provvedeva puntualmente a coprirsi, togliendo qualcuna delle stelle e innestando Marchisio o Lemina o Rincon. Una squadra così sbilanciata, infatti, non può reggere 90 minuti senza sfilacciarsi.
Con il Real Madrid il piano A non è riuscito. La Juventus prima è andata sotto, poi ha recuperato con un gol bellissimo ma irripetibile di Madzukic. Nell’azione precedente il Real aveva mancato il raddoppio perché Isco è incespicato sulla palla al limite dell’area. Commentando il match, sia Allegri che Buffon hanno sottolineato di non esser riusciti a chiudere in vantaggio il primo tempo come, a loro avviso, meritavano. Nel secondo tempo non è scattato il piano B e non si può gettare la croce addosso a Higuain e Dybala che in tutta la seconda frazione di gioco non hanno mai visto palla. È stato il Real ad attuare il pressing alto, recuperando subito il pallone in uscita, il terzo gol di Ronaldo con l’incursione di Modric è esemplare. I quattro centrocampisti di Zidane (Kroos, Casemiro, Modric e Isco) hanno sovrastato il reparto juventino (Pjanic e Kedhira con Dani Alves a fluttuare sulla fascia). Tardivo e inutile l’ingresso di Cuadrado, quando il gioco girava sempre dalle parti di Modric e Kroos.
Alle motivazioni tecniche ne va aggiunta una di tipo umano, che ha concorso in misura non trascurabile alla disfatta. Ed è la presunzione, una certa sicumèra che nei giorni precedenti ha alimentato la convinzione di essere superiori, la sensazione che «il primo triplete» non poteva sfuggire e nemmeno poteva farlo il Pallone d’oro a Gianluigi Buffon. La pressione è lievitata con i troppi proclami, un’arietta da trionfo scontato, la presunzione di essere favoriti, l’obbligo di vincere.
Il Real, più abituato a questo genere di partite, ha giocato più tranquillo e sornione. Fine della storia.
A commento del risultato, Andrea Agnelli ha detto: «L’anno prossimo dobbiamo essere più cattivi».