«La filosofia del suca funziona anche con Fiore»

Lavorando da molti anni con il più talentuoso showman in circolazione che risponde al nome di Rosario Fiorello, per la proprietà transitiva Francesco Bozzi è il più importante autore di spettacolo di casa nostra. Palermitano che ha sposato una donna svizzera, e già questo ne fa intuire il tasso d’irregolarità, 57enne, un passato come dirigente di una fabbrica di vetro, ha appena pubblicato La filosofia del suca (Solferino). In questi giorni bivacca con il gruppo di Fiore in via Asiago per realizzare con ascolti da capogiro il dopofestival, spin off di Viva Raidue! intitolato Viva Sanremo.

Settimana di fuoco…

«Peggio di un’eruzione dell’Etna. Ci manca il sonno, non riposare uccide. Iniziamo al mattino e finiamo alle tre di notte».

Vi aiutate con la noce moscata, gli integratori come Cospito o altri additivi?

«Siamo persone semplici, un bicchiere di vino e un pezzo di formaggio ci bastano per tirare avanti. Questa è la nostra noce moscata. Stiamo tutto il giorno chiusi in via Asiago».

Di Fiorello si sa che non dorme, lei?

«Io sarei uno che dorme, ma per lavorare con lui devo seguire i suoi ritmi di veglia e sonno».

Cosa vuol dire?

«Sveglia alle 4,45».

Questo durante la programmazione di Viva Raidue.

«Esatto».

Facendo l’alba per Viva Sanremo recuperate al pomeriggio?

«No, perché scriviamo per la puntata del giorno dopo. Stacchiamo un momento all’ora di pranzo e io ne approfitto per giocare a tennis o, se piove, per un pasto più tranquillo».

Come lavorate?

«Questa settimana la mattina stiamo a casa per selezionare le notizie e farci venire qualche idea. Al pomeriggio ci troviamo in Rai e andiamo avanti fino alle tre di notte con Pierluigi Montebelli e Federico Taddia che, però in questi giorni è a Sanremo con Gianni Morandi. Poi ci sono quelli che fanno i video, l’ex Iena ora a Rds, Mauro Casciari, e i Cinci, come abbiamo soprannominato Enrico Nocera e Edoardo Scognamiglio, esperti di educazione cinica. Si parla, si cercano le battute per imbastire il programma serale con il deus ex-machina Fiorello. A Sanremo invece hanno l’Amadeus ex-machina».

Stavolta un po’ troppo ex-machina?

«Non conosco le dinamiche, ma i risultati gli danno ragione. Stanno facendo ascolti da finale dei Mondiali».

Per avere Mattarella ha esautorato altri organismi di comando della Rai?

«Per raggiungere un obiettivo può capitare. Secondo noi è stato uno scherzo di Mattarella che ha fatto il burlone per sorprendere tutti. Se poi il Quirinale ti chiede di tenere tutto segreto devi obbedire».

Solidarietà sicula?

«Con Mattarella dice? Ci può stare».

Da quanti anni lavora con Fiorello?

«Ventitré».

Un episodio bello e uno brutto di questa collaborazione.

«Quelli belli sono tantissimi. Il momento migliore, irripetibile, è stato quando abbiamo fatto Viva Radiodue. Momenti brutti non me ne vengono. Ci penso… Anche umanamente, non ricordo nulla. I programmi funzionano. Lavoriamo, ci divertiamo e ci pagano pure».

Non mi dica che non avete mai litigato.

«Qualche scazzo per cose professionali, magari una battuta scartata, ma litigare proprio mai. Con mia moglie capita, con Rosario no».

Come avvenne l’arruolamento?

«Tramite Giampiero Solari che era direttore artistico della Ballandi entertainment. Io ero direttore di produzione di una fabbrica di vetro. Lo facevo ridere in spiaggia a Pesaro. Una volta entrato nella Ballandi, Solari mi ha detto: “Tu sei siciliano e vai con lui”. E Rosario non mi ha mollato più».

È il clan dei siciliani?

«Diciamo di sì, anche il povero Montebelli che è umbro comincia a capire le battute in siciliano».

Un clan siciliano della comicità?

«L’altra sera a Sanremo si è esibito Angelo Duro, secondo me il più bravo di tutti dopo Rosario. Mentre altri stand up comedian imitano quelli americani, lui ha uno stile personale che mi fa ridere».

All’Ariston però non è andato benissimo.

«Lui dice di no, ma secondo me era emozionato. A me è piaciuto, sono di parte. Ha dovuto fare un pezzo un po’ edulcorato, il suo spettacolo è ancora più duro, in tutti i sensi».

L’Ariston non è la sua tazza di te?

«Forse non è la sua confort zone. Come diceva Bibi Ballandi, ad andare a Sanremo ci s’infarina come al mulino».

Altri siciliani del gruppo?

«Ficarra e Picone, bravissimi. Li adoro anche come persone. Nell’ultimo film di Roberto Andò La stranezza sono andati alla grande».

Siete un enclave della risata?

«Non direi. Enclave è un’entità chiusa in un posto. Credo che Fiorello, Ficarra e Picone e Angelo Duro abbiano preso tutta l’Italia».

Nel suo libro La filosofia del suca scrive che i siciliani diffidano del cambiamento: tutti figli di Giuseppe Tomasi di Lampedusa?

«Un po’ sì. Ha raccontato in maniera sublime la Sicilia. Noi siamo nati per lamentarci. Se le cose cambiano di cosa ci lamentiamo? Il cambiamento ci toglie il terreno sotto i piedi».

Meglio la tradizione mediocre più rassicurante della novità ambiziosa?

«Assolutamente».

Lei però, se non sbaglio, si è trasferito in Svizzera.

«Proprio trasferito no. Ho una moglie svizzera con due figli, faccio la spola tra Roma e Zurigo. Già avere una moglie è un problema, averla svizzera immagini cosa può essere. Sono un emigrante al contrario: vivo in Svizzera e pago le tasse in Italia. Uno scemo fatto e finito».

Come si trova un palermitano a Zurigo?

«Spiazzato. Siamo due universi paralleli che mai s’incontreranno. La prima volta che ho buttato l’immondizia ho avuto uno choc».

Racconti.

«Buttare il vetro è un lavoro. Non c’è la rassicurante campana. Bisogna separare il vetro bianco, il vetro verde, il vetro marrone e le bottiglie che i viticoltori locali riutilizzano. Poi il metallo, il ferro da una parte l’alluminio da un’altra. Ci vuole la laurea. È più facile montare un mobile dell’Ikea che buttare l’immondizia in Svizzera».

Però si vive bene?

«Sì, certo. Ma io vivrei tutta la vita a Terrasini dove ho preso residenza».

In pochissime parole: che cos’è il suca?

«È una filosofia di vita, un modo di affrontare i problemi. Siamo stati dominati da tutti, romani, greci, bizantini, arabi, svedesi, spagnoli… Ma noi siamo sempre rimasti fermi grazie a questa filosofia. Arrivano arabi o greci, ti aggrappi al suca e superi tutte le avversità».

Che scuole ha frequentato?

«Il liceo classico. Uso la maieutica socratica e i dialoghi di Platone per spiegare questa filosofia. Avevo già consegnato all’editore una versione ridanciana, quasi fiorellesca del testo. Poi si è giocata a Palermo la partita Italia Macedonia per le qualificazioni ai Mondiali. Nei nostri stadi c’è l’usanza di accompagnare il rinvio del portiere con l’esclamazione “ooohh suca!”. Ma i cronisti della Rai stigmatizzavano il nostro tifo. Allora ho pensato che quel modo di dire andava spiegato. Anche se il suca è come il tempo per Sant’Agostino».

Addirittura.

«Dice che quando non ne parla sa cos’è il tempo, ma quando deve spiegarlo non lo sa più. Così è per me il suca. Così ho chiamato l’editore chiedendo di fermare la stampa e ho cambiato tutto. Nel libro lo spiego a me stesso e spero di farlo capire agli altri».

La gente comune sbaglia ad averne un’idea molto volgare?

«Solo l’uso inappropriato del suca può risultare volgare, altrimenti non lo è perché porta buon umore. Alle presentazioni del libro, mostro prima una foto di Mario Draghi normale e non ride nessuno, poi con il suca e la gente ride. Idem con la foto di Albert Einstein e la formula dell’equivalenza massa-energia. Invece con Luigi Di Maio la gente ride subito senza bisogno del suca. È la dimostrazione che il pubblico capisce e il suca funziona…».

Insomma è un antidoto, una forma di disincanto.

«Anche, ma non solo».

Un modo per mettere a tacere i problemi.

«È molto liberatorio».

Dopo un suca non ci sono repliche?

«È definitivo, inappellabile, la cassazione».

Ha dovuto dirne tanti a Zurigo?

«Qualcuno. Perché, diciamo così, da quelle parti non sono molto elastici».

Però è una cosa un po’ sessista, come si dice oggi, perché le donne non possono dirla…

«Ha un potere quasi magico, ma detto da una donna lo perde. Lo spiegherò nel prossimo spettacolo che sto scrivendo, nel quale la donna sarà ampiamente riscattata».

Però nel suca la donna non ci sta?

«Ci sta, ma non può dirlo».

Chiudiamo sul Festival, che cosa le è piaciuto di meno e cosa di più?

«Ho 57 anni e i tre big Al Bano, Ranieri e Morandi mi hanno commosso. Con loro ho provato le emozioni più forti».

Canzoni preferite?

«Quella di Marco Mengoni e quella di Lazza».

Chiara Ferragni?

«Non mi ha entusiasmato. Diciamo che la tv non è il suo posto. Anche la voce non l’aiuta. La tv ha un altro linguaggio, lei è bravissima a fare altre cose».

Francesca Fagnani?

«Lei la tv la sa fare e si vede. Mi è piaciuta».

Paola Egonu?

«Mi è sembrata brava, non è facile stare su quel palco. L’ho trovata più disinvolta della Ferragni».

Le polemiche?

«Un Sanremo senza polemiche è come un matrimonio senza confetti. Ogni giorno ce n’è una. Zelensky, Blanco, Angelo Duro, Fedez, Salvini, Rosa Chemical con la deputata di Fratelli d’Italia, le foibe.

Le polemiche sono parte integrante della natura del Festival. Amadeus è bravissimo a gestirle».

Lei ritiene opportuno che siano ricordate le foibe?

«Sì, soprattutto in questo momento. Sarebbe un messaggio contro tutte le guerre e tutte le atrocità che questa follia si porta dietro».

I suoi progetti futuri?

«Sto preparando uno spettacolo con Pietrangelo Buttafuoco che ha due o tre personaggi che devo studiare. E poi un altro con mio fratello e Cesare Inzerillo, già scenografo di Ciprì e Maresco, uno scultore pazzesco. In mezzo a tutto questo c’è Fiorello che mi occupa tutta la giornata…».

Mi anticipa qualcosa di questi spettacoli?

«Il mio è sul tema dell’ultimo libro. L’altro riguarda sempre la nostra amata Sicilia».

È favorevole al Ponte sullo stretto?

«A bruciapelo direi sì, favorevole. Però non si può fare solo il ponte. Tutte le infrastrutture intorno devono essere aggiornate e ammodernate perché sarebbe criminale fare il ponte e lasciare che per da Ragusa a Trapani un treno impieghi 13 ore».

Il ponte potrebbe essere il volano del rilancio?

«Sarebbe il big bang delle infrastrutture siciliane e calabresi».

Quindi, in questo caso, da siciliano, è favorevole al cambiamento?

«Sì, mi ha fregato».

 

La Verità, 11 febbraio 2023