Nell’apocalisse di Netflix siamo ostaggi di internet

Con Il mondo dietro di te e un cast di primissimo livello che comprende Julia Roberts, Ethan Hawke, Mahershala Alì e Kevin Bacon diretti da Sam Esmail, Netflix tenta di replicare il successo di Don’t look up, il film che preconizzava la fine del mondo con l’avvicinarsi di una meteora prodotta dal cambiamento climatico con Leo DiCaprio, Cate Blanchett e Meryl Streep che, uscito a sorpresa nel dicembre 2021, collezionò una miriade di candidature agli Oscar e ad altri premi senza tuttavia conquistarne uno. A firmare quell’operazione c’era Adam McKay, regista, sceneggiatore e autore, nonché membro e finanziatore del Climate emergency fund che, fra l’altro, sostiene le azioni degli ecologisti estremi sul pianeta, compresi quelli di Ultima generazione. Il mondo dietro di te ha un pedigree ancor più prestigioso vantando tra i produttori esecutivi nientemeno che Barack e Michelle Obama, ma sembra di poter escludere che il loro sia stato un sostegno oltre qualche vaga ispirazione.

Siamo nell’upper class di New York e i coniugi Sanford, lui un docente di comunicazione, lei una dirigente aziendale nelle pubbliche relazioni che pure confessa di «odiare le persone», decidono di trascorrere un lungo weekend in una villa sul mare. Non fanno in tempo a prendere possesso della splendida residenza e a stendersi in spiaggia che una serie di fenomeni inizia a susseguirsi attorno a loro. Un’enorme petroliera s’avvicina minacciosa senza timoniere sollevando tonnellate di sabbia. Nel parco della villa cominciano a comparire branchi di cervi sempre più numerosi. Aerei precipitano sul litorale nel più assordante frastuono. E mentre, ovviamente, s’interrompe ogni connessione elettronica e la famigliola resta ostaggio del blackout, suonano alla porta un padre e una figlia di colore che si presentano come i proprietari della casa. E, anche loro vittime del cyber-attack, chiedono curiosamente ospitalità ai loro ospiti. Insomma, la fantasia non manca. E nemmeno la qualità della sceneggiatura, dispiegata su ritmi lenti ma efficaci nel sottolineare i momenti di tensione.

A differenza di Don’t look up e dell’emergenza climatica, stavolta a palesare la fragilità della condizione umana è l’abbandono totale delle tecnologie, senza le quali siamo ostaggi di fronte all’ignoto. Così, sebbene nessuno individui una traccia utile, l’escalation dei fenomeni aumenta tra sette che governano il mondo, attacchi antiamericani e complotti sino-coreani e lotte per la sopravvivenza e solo un’idea semplice risolverà l’enigma. Fino a quel momento però, siamo fragili e precari e abbiamo bisogno di qualcuno che pensi per noi. Chi vuole può crederci.

 

La Verità, 13 dicembre 2023